L’autunno su Sky si fa piccante in un lussuoso hotel a cinque stelle di Taormina. Dal 7 novembre, infatti, Mike White indossa nuovamente le vesti di regista, sceneggiatore e produttore esecutivo, nonché creatore, della nuova stagione di The White Lotus. La precedente, uscita nel 2021, non era passata inosservata, collezionando 10 Emmy Awards, figli del ritratto accattivante e satirico della benestante società americana e dei suoi demoni. Eccoci quindi alla seconda stagione, con un nuovo episodio ogni lunedì su Sky Atlantic e in streaming su NOW.
Se inizialmente il gioiellino della HBO poteva sembrare un prodotto limited, The White Lotus 2 ha sorpreso i suoi spettatori, allargando gli orizzonti alla scelta antologica. Il fil rouge della Serie TV, di cui si vocifera già una terza stagione in preparazione, è infatti la catena di alberghi di lusso White Lotus. Come da schema antologico, a cambiare in ogni stagione sono quindi la location e la cornice di protagonisti. Nel nostro caso, gli unici due personaggi fissi rimangono la stralunata e irresistibile Tanya McQuoid, a cui Jennifer Coolidge regala un personaggio magistrale, e il neo-marito Greg, interpretato da Jon Gries e conosciuto al resort hawaiano della prima stagione.
The White Lotus 2: un’arena strategica
La scelta della location è sin da subito un elemento distintivo di The White Lotus. Dalle spiagge paradisiache delle Hawaii si passa, nella seconda stagione, alla bellezza antica del paesaggio siciliano tra Taormina, Palermo e Noto immersi nella cornice del Mar Ionio. Anche Giardini di Naxos e Fiumefreddo, con il Castello degli Schiavi tanto caro a Francis Ford Coppola ne Il Padrino si uniscono a dipingere una patinata arena da cartolina, che offre il contrasto perfetto all’inferno lussurioso che attanaglia le vite private dei nostri nuovi protagonisti. Proprio per l’ossimoro creato tra una superficie impeccabile e un contenuto turbolento, il resort si presta ad essere un’arena strategica per la serialità televisiva.
Basti pensare alle recenti The Resort (2022) su Peacock e Nine Perfect Strangers (2021) su Prime Video. Entrambe le miniserie hanno catturato, rispettivamente, la fascinazione esotica di Messico e Australia, rendendo i resort di villeggiatura arene thriller in cui si consumano vizi e segreti di un gruppo di personaggi. Anche The White Lotus gioca nello stesso campionato, facendo proprio l’insegnamento alla Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie: una comitiva di villeggianti adombrati dai propri fantasmi, che cercano rifugio in un luogo paradisiaco, non sapendo di scontrarsi con il proprio lato oscuro. Il racconto corale in un’unica location risulta quindi una scelta vincente per un prodotto che stuzzica l’attenzione con un cast di spicco ed estrae una carta inevitabilmente vittoriosa: il sesso.
Il fascino chiaroscurale della Sicilia tra sesso e desiderio
Come testimoniano gli scatti in bianco e nero del celebre fotografo siciliano Ferdinando Scianna, la Sicilia è verace, sensuale, ammaliante. Per questo i protagonisti di The White Lotus 2 si trovano fagocitati da uno spazio che li incanta per poi divorarli, giocando sulla loro debolezza erotica. In questo spazio dionisiaco facciamo subito la conoscenza di due ragazze del posto che cercano nel resort prestazioni sessuali a pagamento: Lucia (Simona Tabasco) e Mia (Beatrice Grannò), due volti nostrani nel cast insieme a Valentina, interpretata dalla sempreverde Sabrina Impacciatore. A lei spetta il ruolo della severa direttrice del White Lotus che, nella realtà, è il San Domenico Palace, parte della sfavillante catena degli hotel Four Seasons.
In questa location da sogno, Valentina accoglie una rosa di ospiti misteriosi. A partire dalla già citata Tanya, in crisi coniugale con Greg e desiderosa di riaccendere una passione assopita. Ci sono poi due coppie antitetiche, composte rispettivamente dai rigidi e intellettuali Ethan e Harper (Will Sharpe & Aubrey Plaza) e dagli innamorati giovani genitori Cameron e Daphne (Theo James & Meghann Fahy).
Tra i quattro, dove Ethan e Cameron si conoscono dai tempi universitari, c’è una tensione che ribolle sin dalle prime scene, pronta a incendiarsi in una rivalità addensata sotto la facciata di sorrisi e convenevoli. Sicuramente il sesso è un ospite silenzioso delle tensioni reciproche delle due coppie, ma riguarda altrettanto da vicino Dom (Michael Imperioli), italoamericano in vacanza insieme al padre Bert (F Murray Abraham) e al figlio Albie (Adam Di Marco).
Nella riscoperta delle radici italiane della famiglia, Dom deve però tenere a bada la sua dipendenza sessuale, causa della sua frattura coniugale e del turbolento rapporto con il figlio. Albie è infatti un ragazzo timido che, al contrario del machismo patriarcale che abbracciano il padre e il nonno, ha un grande rispetto per le donne e un’evidente difficoltà a trovare il modo giusto di rapportarsi con loro. Lo dimostra il suo tenero quanto goffo tentativo con Portia (Haley Lu Richardson), stagista di Tanya con un rapporto complicato con le relazioni sentimentali. In The White Lotus 2, quindi, il sesso e il desiderio di qualcosa di proibito si sposano in un gioco delle parti in cui lo sfarzo è solo una maschera.
Una penna affilata per Mike White
Se non è tutto oro quel che luccica, The White Lotus 2 ricorda allo spettatore con la bava alla bocca per l’ostentazione estetica che c’è del marcio sotto gli abiti griffati dei nostri protagonisti. Ancora una volta, Mike White impugna una penna iniettata di satira sociale per raccontare il doppio volto dell’alta società.
In tal senso, l’Italia si presta eccezionalmente a ironizzare sul turista dispendioso in vacanza, che si incanta nei negozi di souvenir, si lascia intrappolare dai ristoranti “trappola” e vuole vivere la vera italianità cinematografica, con tanto di fughe d’amore in Vespa. Tutto questo, trainato dalla verve di Jennifer Coolidge, dà ritmo a una serie TV che vive di tableau vivant, ma senza mai che i protagonisti siano solo bei volti da ritrarre in un contesto idilliaco.
The White Lotus 2 ci permette infatti di vedere i personaggi ritratti da più angolazioni, così che acquisiscano più sfumature con il procedere della storia, accrescendo la loro ambiguità caratteriale. Ogni pasto, ogni gita, ogni momento racchiuso nell’intimità della camera da letto è una rivelazione di una parte delle zone d’ombra che connotano i protagonisti. Non è un caso che anche l’ipnotica sigla iniziale evolva in un crescendo musicale ritmato e inquietante, sullo sfondo di affreschi che uniscono eros e thanatos. Amore e morte si trovano così in un binomio stuzzicante che conferma il successo dell’operazione White e HBO.
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