È appena giunto alla conclusione il nuovo Kdrama targato Netflix Tomorrow, ispirato all’omonimo webcomic di Ra Ma e diretto dai registi Kim Tae-yoon e Sung Chi-wook. Scopriamo cosa rende questa serie tanto speciale e degna di essere inclusa, se non nella lista dei masterpiece di produzione sudcoreana, almeno in quella dei Kdrama da guardare e riguardare per capire come funziona davvero il mondo.
La sacra missione della Jumadeung
Intrappolato in uno stato di coma dopo essere stato coinvolto in un incidente, lo spirito del giovane Choi Jun-woong (Rowoon, noto per Extrordinary You e L’Affetto Reale) riceve la visita di due Tristi Mietitori della Jumadeung, l’azienda dedita alla gestione delle anime dei defunti.
Costretto a scegliere se uscire dal coma dopo tre anni o lavorare alla Jumadeung per soli sei mesi e poi risvegliarsi, il giovane accetta di buon grado la seconda opzione entrando a far parte del team di Gestione Rischi, incaricato di impedire alle persone di suicidarsi.
Tomorrow, il peggio di una società messa a nudo
Più volte il tema del suicidio è stato trasposto su grande e piccolo schermo, ma meno frequentemente abbiamo visto un unico prodotto trattare l’argomento da diversi punti di vista, quello delle vittime con le loro motivazioni e quello di chi assiste, spesso impotente, alla tragedia. E proprio questa caratteristica rende Tomorrow un prodotto coraggioso e al passo coi tempi, capace di portare all’attenzione del pubblico una piaga sociale spaventosamente diffusa (e non soltanto in Corea del Sud) focalizzandosi soprattutto sui retroscena e le conseguenze.
Il nostro compito è quello di offrire loro conforto, comprensione e sostegno piuttosto che una soluzione. Certe cose possono essere difficili da trovare, in questo mondo duro.
Koo Ryeon
Tutto ciò affidandosi adun team di Gestione dei Rischi guarda caso composto da due soli membri (tre, includendo il nuovo arrivato), l’affascinante Ko Ryeon (Kim Hee-seon) e l’enigmatico Lim Ryung-gu (Yun Jion). Personaggi dall’aria per nulla regale e ben poco eterea, segnati anche da morti dalle esperienze vissute e devoti ad una causa, anche nell’aldilà, non perorata; ma più di tutto, persone che convivono ogni giorno con il dolore facendone materiale utile a salvare la prossima vita a rischio.
Attraverso gli occhi di chi di dolore ne ha visto e provato in abbondanza, da vivo e da morto, Tomorrow mostra agli spettatori una crudele realtà dilaniata dalla superficialità e dall’ignoranza, che spesso riduce la violenza psicologica o il bullismo all’aver pronunciato qualche parola di troppo. Un approccio rischioso ma certamente efficace, scomodare addirittura gli angeli della morte per rivelare i lati più bui di una società (quella sudcoreana) che, spesso grazie ai Kdrama, tendiamo a guardare con gli occhiali rosa ma che racchiude luci e ombre come qualsiasi altra.
E quasi come Tarantino in C’era una Volta a Hollywood, Tomorrow si concede il piccolo lusso di dare a ogni essere umano coinvolto in un caso di suicidio ciò che si merita, prima e dopo la morte, in nome di quella giustizia che tutti vorremo si compiesse ma che troppo, troppo spesso viene negata. La soddisfazione che il pubblico ne deriva è talmente alta da far chiudere un occhio su alcune incertezze di sceneggiatura e sulla scelta di tralasciare la fase successiva al tentato suicidio, essendo questa al di fuori dell’area di competenza della Jumadeung.
Il domani che tutti speriamo
Tomorrow è un Kdrama in apparenza finalizzato a intrattenere ma dalla forte finalità didascalica, un fantasy crudelmente realistico che fa dell’elemento ultraterreno un lasciapassare per le nostre watchlist e della realtà nuda e cruda la sua più potente arma da guerra. Una guerra combattuta giorno dopo giorno da ogni essere umano a dispetto delle apparenze e che alcuni, sfortunatamente, non riescono a vincere sia per mancanza di risorse che di alleati.
-Non riesco a capire perché scelgano così facilmente la morte, quando bastano poche parole per ridare loro la voglia di vivere.
-Pensa a come devono sentirsi per scegliere la morte perché nessuno ha mai detto loro quelle poche parole.
Conversazione tra Park Joon-gil e il Direttore della Jumadeung
Analogamente a quanto già fatto da altri Kdrama (solo con immotivata delicatezza), Tomorrow denuncia una società macchiata dall’idolatria dell’apparenza e del successo, impietosa nei confronti di chi fatica a tenere il passo. Raccontando gli aspetti più bui e difficili della vita di tutti i giorni, la serie si pone come grido di aiuto per chi da solo non è in grado di manifestare disagio, e per chi vive oppresso da standard tanto alti da non respirare.
E pur non essendo in grado di dettar legge né di fornire approcci risolutivi, Tomorrow è a conti fatti una secchiata di acqua fredda atta a ricordare a tutti un concetto sacrosanto: le parole (nel bene e nel male) hanno un peso, e se è vero che ne bastano poche per spingere qualcuno in fondo a un baratro, a volte ne bastano ancora meno per evitarlo.
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