Capita spesso, durante le conversazioni tra cinefili e non, di cadere costantemente nelle solite affermazioni nichiliste dal sapore nostalgico, specialmente quando ci si rapporta alla produzione cinematografica del nostro paese. “La commedia italiana è morta”, “Non ci sono più gli autori”, “Non ci sono più i registi”. Ma quando viene pronunciata la frase “Non ci sono più gli attori”, puntualmente arriva sempre qualcuno a obiettare questa affermazione dichiarando: “Beh, c’è Toni Servillo“.
Attore poliedrico, autodidatta con alle spalle una carriera lunga più di trent’anni tra film e spettacoli teatrali, Toni Servillo compie oggi sessantacinque anni. Per festeggiare il suo compleanno, noi di NPC Magazine abbiamo deciso di dedicargli un articolo dove andiamo ad analizzare la sua carriera e alcune delle sue performance migliori.
L’arrivo di Toni Servillo sul grande schermo
Il primo approccio che Toni Servillo ha con la settima arte non è caratterizzato da un particolare entusiasmo. Inizia con i film di Mario Martone, collega della compagnia teatrale Teatri Uniti con il quale lavora per tutti gli anni novanta, ma, come lui stesso dichiarerà in un’intervista decenni più tardi, non prova per la recitazione cinematografica una grande simpatia. Il suo vero amore, in quegli anni, è il teatro, per il quale ha sempre nutrito un forte interesse sin dall’adolescenza.
Ma proprio nella seconda metà degli anni Novanta Toni Servillo fa un incontro che cambierà per sempre la sua carriera cinematografica.Un incontro che avviene grazie ad Antonio Curti, produttore che segue tutte le pellicole firmate Teatri Uniti, e che parla a Servillo della sceneggiatura di un ragazzo, uno stagista volontario conosciuto durante le riprese del film Il Verificatore di Stefano Incerti. Il ragazzo è giovane, ma la sceneggiatura intitolata L’uomo in Più ha veramente un gran potenziale.
Inizialmente l’attore dimostra scetticismo e snobba lo script. “Ero molto antipatico, me ne fregavo del cinema, volevo occuparmi di Molière” racconta Servillo. Ma dopo un abile stratagemma di Curti, che dichiara all’attore di aver già trovato chi lo sostituirà per il ruolo, Servillo si decide a leggere la sceneggiatura. L’effetto è immediato: per Servillo la sceneggiatura è magnifica, scritta con intelligenza e ricca di dialoghi straordinari. Il ruolo deve essere suo. Chiama così Curti e dichiara di voler conoscere meglio questo ragazzo talentuoso, un giovane napoletano di nome Paolo Sorrentino.
Il sodalizio tra Toni Servillo e Paolo Sorrentino
L’Uomo in Più si rivela presto essere un esordio di successo. Il film, immerso in atmosfere malinconiche e dialoghi pungenti, si sorregge principalmente sulla sulla performance attoriale di Servillo che qui interpreta Tony Pisapia, un personaggio decadente e complesso, racchiuso nella nostalgia di un passato perduto. Memorabile il monologo finale del film, ricco di emotività, rabbia, risentimenti e un velo di tristezza consapevole. Il successo de L’Uomo in Più segna così l’inizio di un sodalizio artistico tra Sorrentino e Servillo che si manterrà negli anni avvenire, fino a solidificarsi in una vera e propria amicizia.
Appena tre anni dopo, infatti, i due collaboreranno nuovamente nel nuovo film del regista napoletano Le Conseguenze dell’Amore, considerata una delle sue pellicole più riuscite di sempre. Qui l’interpretazione di Servillo è a dir poco magistrale. Seppur mantenendo quella venatura di decadenza tipica del ruolo precedente, qui l’attore campano riesce a conferire al proprio personaggio un’eleganza unica e un fascino irresistibile. Seppur spesso silenzioso, Servillo usa la sua potente espressività per conferire al personaggio di Titta Di Girolamo una personalità introspettiva e un’austerità costantemente afflitta dal proprio dolore.
Una performance che dimostra il talento e la versatilità di Servillo, portandolo a vincere così il suo primo David di Donatello come miglior attore protagonista. Un premio che vincerà nuovamente quattro anni più tardi grazie a La Ragazza del Lago di Andrea Molaioli, noir in cui interpreta un commissario di polizia, e di nuovo nel 2008 grazie a quella che, probabilmente, viene tuttora riconosciuta dai più come la sua miglior interpretazione: Giulio Andreotti, ne Il Divo.
Toni Servillo, un Divo che sa dare il proprio volto anche al male
Interpretare un personaggio così complesso e articolato come Giulio Andreotti non era affatto un’impresa facile. La figura del politico democristiano racchiude in sé la storia controversa di tutto il nostro paese dal dopo guerra fino al nuovo millennio. Un personaggio criptico, enigmatico e, a suo modo, stranamente affascinante. Servillo riesce però perfettamente nell’intento, dimostrandosi capace dipingere un personaggio che assume toni scuri e caratteristiche Pulp, caratterizzate dall’ottima scrittura di Sorrentino.
Il trasformismo dell’attore raggiunge qui il suo apice. Le pose curve, le nevrotiche espressioni inespressive e l’uso sapiente della propria voce permettono a Servillo di portare a casa una performance incredibile. Una recitazione perfetta che oscilla tra una caratterizzazione asettica, utile a conferire mistero al personaggio, e attimi di grande pathos. Indimenticabile, tra questi, il monologo/confessione di cui Servillo è unico protagonista: un climax di due minuti che diviene un vero e proprio fiume di coscienza che riesce a tenere lo spettatore costantemente con il fiato sospeso.
Le grandi bellezze di una grande carriera
Sono molte altre le interpretazioni di Servillo degne di nota: l’affascinate Jep Gambardella de La Grande Bellezza, il controverso Papa Paolo VI di Esterno Notte fino ad arrivare all’interpretazione di Pirandello ne La Stranezza e non solo.
A quello di buon compleanno, si aggiunge dunque il nostro augurio di poter continuare ancora a coltivare una carriera di grandi successi e di riuscire, come sempre, a stupirci ancora con il suo talento e la sua capacità di mostrarci sempre un volto differente.
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