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Troll, il monster movie nordico con un occhio sull’ambiente

8 minuti di lettura

Troll, uscito l’1 dicembre su Netflix, è una lettura del conflitto tra Uomo e Natura in chiave di film d’azione che mima i classici hollywoodiani alla Michael Bay o Ron Howard, mescolando il folclore norvegese e i topòs del monster movie. Il soggetto del regista Roar Uthaug, già conosciuto per il reboot di Tomb Raider e per The Wave, è frutto di una storia sviluppata molto tempo prima dai primi esordi e voleva essere una rilettura moderna del mitologia pagana scandinava che torna nei nostri tempi a reclamare la sua terra d’origine.

Durante gli scavi di un tunnel autostradale, il mostro delle leggende si risveglia scatenando la distruzione e il caos nelle vallate norvegesi. La paleobiologa Nora Tidemann viene convocata dal Primo Ministro e dallo Stato maggiore per capire la natura del disastro e come affrontarla: sebbene lei stessa sia scettica riguardo alle enormi orme lasciate dalla creatura sente qualcosa di diverso e sovrannaturale nell’ambiente e decide, con l’aiuto del capitano Kris Holm e del segretario Andreas, di consultare suo padre, ex archeologo ed eremita, che crede gli uomini hanno disturbato un troll di montagna, una creatura dimenticata e reietta dalla Storia a causa della cristianizzazione del paese e del massacro della sua specie.

Il Troll come forza della Natura selvaggia e inarrestabile

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La pellicola d’azione pur definendosi come opera di puro intrattenimento vuole anche seguire la tematica principale che traina il genere del monster movie, ovvero quella dell’ambientalismo. Il sottogenere fantasy fin dagli albori suggerisce che l’uomo, invadendo e depredando la Natura, verrà attaccato da forze ben più potenti e antiche di lui, finendo per far i conti con se stesso e con il proprio frenetico e ingiustificato desiderio di progresso. Basti pensare al King Kong di Melvin C. Cooper e Ernest Schoedsack del 1933 o al ben più celebre Godzilla di Ishiro Honda del 1954, che portavano sullo schermo mostri di una potenza inimmaginabile: se il primo si limitava a distruggere aerei e spaventare le persone per la metropoli urbana di New York, il simbolo del progresso e del capitalismo più sfrenato, il secondo è letteralmente la metafora della paura del disastro nucleare e degli effetti che ha sulla natura e sull’uomo.

Non a caso il troll si risveglia nel bel mezzo delle trivellazioni di una montagna, disturbate da un corteo ambientalista e comincia a devastare le abitazioni e le città dell’uomo, giungendo persino in un parco divertimenti che scimmiotta la sua figura e vicino a delle chiese cristiane, note per scacciare le creature con le proprie campane. Sarà uno dei principali scontri con le forze militari, sonoramente battute dalla creatura di pietra, che il Troll salverà nel bel mezzo della devastazione un bambino, colui che secondo il folclore è l’unico in grado di vederli.

Il gigante di pietra darà filo da torcere agli umani che tentano di fermarlo ,perché è in grado di mimetizzarsi con il terreno e di sentire il sangue umano, specialmente quello cristiano data la sua avversione verso coloro che hanno tentato di cancellare ogni traccia del paganesimo: la creatura si comporta come un animale in cerca del suo branco e che cerca di riappropriarsi del territorio su cui regnava millenni or sono. L’aspetto del troll è molto curato dai CG artist della Motion Blur, specialmente dal punto di vista delle texture e del compositing, che integrano l’elemento della montagna aspra e selvaggia, ricoperta di muschio e pietre, con le illustrazioni di Theodor Kittelsen.

Gli uomini di fronte al mostruoso e al sovrannaturale

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Il team dei protagonisti è formato dalla studiosa Nora, dal militare Kris e dal goffo consigliere Andreas che cercano di fermare la creatura in modi alternativi al contrario del governo che non si pone il problema di usare ogni soldato e ogni tipo di arma a disposizione per abbattere l’essere di pietra. Nora ha un rapporto conflittuale con il padre che ha perso ogni contatto con la realtà e che la spronava a essere curiosa e credere nella magia nascosta attorno a sé: infatti nel bel mezzo di questa crisi , riesce a riavvicinarsi al padre, a formulare nuove teorie e a non demordere anche di fronte a grandi minacce e riceverà un aiuto inaspettato dalla corona norvegese, depositaria della Storia nazionale e dei suoi segreti più oscuri. Andreas e Kris decidono di aiutare l’archeologa, andando contro i propri superiori e supportandola in ogni scelta, specialmente quando si tratta di usare metodi alternativi per fermare l’avanzata della creatura.

Il governo norvegese e l’esercito sono le forze antagoniste del gruppo degli eroi e della creatura e si riducono a usare la forza, causando spesso ulteriori problemi o irritando il troll. Nel film alcuni protagonisti secondari usano citazioni da film fantasy e saghe fantascientifiche celebri, come Andreas e la sua amica della pubblica sicurezza durante l’hacking informatico di un missile, quasi a omaggio alla cultura pop a cui il lungometraggio deve molto, specialmente per lo stile action a effetto.

Un film d’azione che omaggia i classici e il folclore

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Ciò che frena la godibilità di Troll è l’assenza di qualcosa di nuovo e originale in una leggenda già portata sullo schermo da altri cineasti scandinavi secondo chiavi simili: basti pensare al mockumentary horror di Andrè Ovredal, Troll Hunter, che potrebbe essere il padre spirituale di questo action movie e ai film di Jalmari Helander, autore di Big Game e Rare Exports , immersi tra le foreste finlandesi, popolate da comunità di cacciatori e creature raccapriccianti della mitologia Sami.

La storia procede diritta e Troll ha un buon comparto tecnico data la cura agli effetti visivi e alla fotografia, tipiche del regista che porta sullo schermo un action fantasy dal respiro internazionale con un forte senso di territorialità, prodotto ben definito per la distribuzione della piattaforma statunitense. E’ interessante vedere come un genere popolare venga piegato alle storie di un popolo e rimane comunque un ora e mezza di divertimento e avventura, ambientata in una terra ricca di leggende.

Devi credere per vedere.

Tobias Tidemann, archeologo e padre di Nora

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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè, noc nu odnofottos id anu enoznac id Julee Cruise o id nu mubla id David Bowie.

1 Comment

  1. Ho sempre amato i mostri,ho sempre creduto nei nostri,senza di loro le notti sarebbero solo tenebre senza luce ,e il mare una distesa di acqua salata

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