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I Troppo cattivi e l’integrazione delle categorie emarginate

9 minuti di lettura

Dal 31 marzo arriva nelle sale il nuovo film d’animazione Dreamworks Troppo Cattivi diretto dal regista e animatore francese Pierre Perifel, con Sam Rockwell e Awkwafina. Mr. Wolf, il lupo, è l’attraente borseggiatore capobanda di una combriccola di truffatori composta dagli animali che l’uomo teme di più. Mister Snake lo scassinatore, l’esperto del travestimento Shark, l’irascibile Piranha e l’hacker Tarantola, la più razionale del gruppo.

La vita di questi cinque super cattivi procede frenetica fino a quando il colpo più grande della loro carriera, il furto del premio Buon Samaritano, fallisce e per assicurarsi lo scagionamento stringono un patto con Mr. Marmellata, un porcellino d’india, convinto di dimostrare a tutti di riuscire a convertire i troppo cattivi in buoni.

I Troppo cattivi che ci raccontano

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Cappuccetto Rosso, I tre porcellini, Il lupo e I sette caprettini, insomma la letteratura è piena zeppa di lupi e sono quasi sempre tutti cattivi. Ma se i lupi fossero stati raccontati dai falsi buoni? Negli ultimi anni nel cinema e nella serialità i due poli – eroi e cattivi -, su cui si è strutturata la costruzione delle storie, ha finalmente concesso la parola e il punto di vista proprio ai villain, con il proposito di esplorare queste personalità da sempre monodimensionali rimaste inascoltate per decenni.

Ci basti guardare l’esempio di Malefica con cui la Disney ha cercato di mettere in luce l’origine della perfidia della signora del male, oppure il più attuale Loki, con cui la Marvel ha restituito le fragilità di un uomo che soffre della paura di restare solo e non ricordato. Non dimentichiamo poi il capostipite Shrek con cui la Dreamworks decostruiva la figura del peggior cattivo fiabesco dell’orco mangia bambini. Insomma sono molteplici gli esempi cinematografici che hanno portato alla ribalta personaggi “cattivi” ma che in fondo somigliano molto di più a noi di quanto non lo facciano i tanto adulati buoni.

In fondo Troppo cattivi riesce nel suo intento, trattiene i più piccoli con gag comiche semplici e chiare e stuzzica i genitori a cogliere le varie citazioni disseminate per tutta la durata del film. Un film d’animazione che si aggrappa per battute e connotazioni caratteriali dei personaggi all’universo del gangster movie affiancando con dimestichezza i topoi dell‘heist movie come Ocean’s Eleven.

Insegnare l’accoglienza ai bambini

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“Non sono cattiva è che mi disegnano così” pronunciava Jessica Rabbit nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit? I Troppo cattivi sono molto più di ingenue macchiette intrise di cattiveria, nel film è evidente come venga posto l’accento sulla questione dell’emarginazione e quindi di come questo gruppo di “diversi” abbia ricoperto esattamente l’immagine che la società ha di loro.

Un insieme di persone/animali che hanno deciso di unirsi nella loro originalità invece di restare soli contro un costrutto societario che respinge tutto quello che archetipicamente rappresenta l’alterità. La costruzione dei personaggi del quintetto è però connotata da tratti fortemente stereotipici, sia per la natura in sé dell’animale rappresentato, quindi con tutte le caratteristiche proprie degli animali considerati più pericolosi dall’uomo e sia per l’incapacità di svolgere le azioni notoriamente più semplici.

Nella scena in cui Mr. Marmellata chiede al gruppo di disastrati di superare alcune semplici prove come salvare un gatto impaurito su un albero e aiutare un’anziana ad attraversare la strada, i cinque non sono capaci di portare a termine queste piccole operazioni. Sotto questo aspetto ci sembra dunque lecito considerare come la trama risulti eccessivamente semplicistica proprio perché cerca comunque di raccontare l’esclusione di una categoria ristretta ai più piccoli ma cadendo di fatto in cliché eccessivamente infantilistici che anche i bambini considerano eccessivamente scontati.

Secondo noi Troppo cattivi cela tra le trame di questa narrazione, forse inopportunamente superficiale, un insegnamento molto più impellente e attuale di quanto non riveli una lettura più superficiale che è appunto racchiusa in quell’unica scappatoia di sopravvivenza sociale per mezzo di un ritrovo comunitario.

A più battute i cinque ricordano come abbiano sempre mantenuto la stessa linea d’azione in virtù del fatto che sono da sempre considerati cattivi e che non sia stata mai offerta loro la possibilità di una posizione diversa da quella che gli è stata imposta.

I compagni di truffa dimostrano infatti di conoscere meglio di tutti il significato del concetto di bontà e amore per il prossimo in un senso molto più profondo e radicato di quanto il salvataggio di un gatto possa dimostrare. Il perdono e la capacità di accogliere e accettare le fragilità di un compagno che si sente escluso dall’unico gruppo sociale in cui sia mai stato ammesso, come Mr. Snake, che convinto di aver perso quel legame che lo unisce ai quattro amici sceglie di aiutare il vero cattivo della storia, il porcellino d’India Mr. Marmellade.

La vera protagonista è ignorata?

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Seppur Troppo Cattivi dimostri ancora una certa sudditanza verso una narrazione perlopiù popolata da personaggi maschili, le due protagoniste di genere femminile risultano le più sveglie e capaci di tutto il film. Tarantola infatti è la vera mente del gruppo criminale, l’emisfero razionale che bada al gruppo di idioti con fare materno e l’esperta di hackeraggio informatico dalla quale dipendono la maggior parte delle riuscite dei criminali.

Il personaggio che vanta invece la maggiore profondità psicologica è invece è la governatrice Diane Foxington alias Zampa Cremisi, una ex professionista del furto che rimette in discussione la sua natura decidendo di offrire le proprie competenze al servizio della comunità. Durante il corso della visione vedremo infatti come la volpe abbia apertamente scelto di capovolgere l’immagine che l’ha contraddistinta perché insoddisfatta del proprio riflesso, ormai incapace di appagarla.

Ci interessa però notare come sul piano visivo la rappresentazione della volpe sia stata iper-sessualizzata, nei contesti distanti dalla sfera lavorativa. Per svolgere le mansioni da funzionario governativo indossa cravatta e abiti gessati per adeguarsi al sistema lavorativo maschile, mentre nelle occasioni informali le forme sinuose vengono strizzate in abiti esageratamente aderenti che mettono in rilievo soprattutto seni e glutei. La codificazione sessuale del corpo femminile diventa in questo senso lo stimolo per l’attrazione di Wolf e che nonostante venga evitata la traiettoria romantica viene comunque accennato il forte interesse tra i due.

Zampa Cremisi è il nucleo della risoluzione del nodo narrativo e la vera protagonista della cattura del porcellino Marmellata, e seppur ricopra una funzione prevalentemente attiva nell’arresto conclude il suo percorso nell’anonimato e consegnando direttamente le lodi del successo ai Troppo Cattivi.

Il vero genio dell’impresa non viene acclamato per il ruolo attivo che ha avuto nella vicenda scegliendo invece di concedere i riflettori agli ultimi, a favore dell’integrazione della categoria emarginata dei cattivi della storia.


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