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True Detective: Night Country, qual è la domanda giusta?

10 minuti di lettura

Si è conclusa la quarta stagione di True Detective. Tra le serie di punta di HBO, lo show si è rinnovato a partire dall’inedito sottotitolo Night Country, fino al restyling al femminile: showrunner non più Nic Pizzolatto ma la cineasta messicana Issa Lopez, mentre le due detective protagoniste sono interpretate da Jodie Foster e Kali Reis.

Che cosa c’era ad attenderle nei ghiacci dell’Alaska?

Il rivale di True Detective è True Detective

Kali Reis ed Evangeline Navarro in True Detective: Night Country
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Dicembre 2023. Sulla cittadina di Ennis, nell’estremo nord dell’Alaska, cala la lunga notte polare, che durerà per mesi portando con sé paure, angosce e tanto, tanto freddo. È qui che le poliziotte Liz Danvers (Foster) ed Evangeline Navarro (Reis) dovranno superare i reciproci dissapori per far luce sulla misteriosa scomparsa, il primo giorno di buio, degli otto ricercatori del Tsalal Arctic Resarch Station.
Le indagini porteranno le due donne a dover fronteggiare soprattutto i propri demoni, ancor prima dei misteri che si annidano nella neve perenne.

Ogni volta che ci si approccia ad una nuova stagione di True Detective, si finisce sempre inevitabilmente per raffrontarla all’indimenticabile prima: per rendere giustizia a Night Country cercheremo quindi di evitare i paragoni e di analizzarla nella sua essenza, trattandosi pur sempre di una serie antologica. Compito che però, va detto, non è reso facile dalla stagione stessa, già nel tono generale quasi speculare (due donne nel gelido estremo nord degli USA, contrapposte a due uomini nell’umido sud); soprattutto, abbonda di citazioni e richiami anche espliciti, sui quali delle volte si siede un po’ troppo, quando invece potrebbe stare in piedi anche da sola.

Quelli che infatti inizialmente paiono come semplici easter eggs, sembrano preludere per tutta la stagione a una grande rivelazione finale che però non arriva mai: sono piuttosto fini a sé stessi, non molto più di una gradita strizzata d’occhio per i fan di vecchia data e, va detto, uno specchietto per le allodole in chiave di marketing.

L’oscurità opprimente di Ennis

Jodie Foster e Finn Bennett in True Detective: Night Country
Courtesy of HBO

Ogni puntata di True Detective: Night Country inizia con Bury a Friend di Billie Eilish. La scelta è quanto mai azzeccata, in quanto nella terra brulla e congelata gli abitanti hanno sepolto amici, ma anche familiari e soprattutto segreti. Come da tradizione, True Detective scava anzitutto nei suoi protagonisti, che ancor più dei delitti sono il centro della narrazione: Danvers è una donna antipatica, alle prese con lutti mai superati e in un rapporto conflittuale con la figliastra ribelle Leah; Navarro è costantemente combattuta tra il suo dovere di agente e le sue origini Inupiat, oltre a dover aiutare la sorella minore in difficoltà, Julia (Aka Niviana).

Jodie Foster e Kali Reis sono ottime nell’interpretare due donne nascoste dietro uno scudo di ostilità e diffidenza, e se per la Foster non vi erano dubbi, menzione d’onore va fatta per la Reis, ancora agli inizi della propria carriera da attrice, ma che da ex pugile non sfigura dividendo la scena con una star conclamata.

Tutto il cast è in parte: spicca in particolare Finn Bennett nei panni del giovane poliziotto Pete Prior, alle prese da una parte col faticoso equilibrio tra un lavoro sempre più invasivo e la sua piccola famiglia, e dall’altra con il padre, Hank (John Hawkes), anche lui agente ma dalle ombre sempre più insistenti. Insieme a loro Fiona Shaw (Rose Aguineau), Christopher Eccleston (Ted Corsaro) e Isabella Star Leblanc (Leah Danvers).

True Detective: Night Country tra realtà e visione

Leah Danvers (Isabella Star Leblanc), la figliastra di Liz
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When we all fall asleep, where do we go?

La notte perpetua che allunga i suoi tentacoli su Ennis è un vero e proprio personaggio. È tangibile in ogni momento, anche negli interni illuminati artificialmente, portando a dimenticare la distinzione fra mattina e sera e gravando sulla psiche degli abitanti: amplifica le loro stesse oscurità interiori e li conduce sempre più al limite, in un’atmosfera quasi onirica e assottigliando progressivamente il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Sono davvero visioni? O ad Ennis si nasconde qualcosa di più antico e malvagio?

L’ambientazione è indubbiamente un valore aggiunto e contribuisce al fascino di questa stagione: ogni spostamento per i personaggi è un’impresa, tra tormente e strade ghiacciate, e la regia di Issa Lopez, che si è dedicata al progetto con grande passione, trasmette il continuo gelo fin nelle ossa. L’ispirazione a La Cosa di John Carpenter è evidente, specialmente quando dalla cittadina si passa alla stazione Tsalal, insieme ad un pizzico di The Terror, la serie di Prime Video del 2018. True Detective ha sempre avuto una vena horror aleggiante, ma più più psicologica e lovecraftiana, mentre qui la Lopez spinge con decisione sul pedale dello spavento e del sovrannaturale, con sequenze che non sfigurerebbero sul grande schermo.

Evangeline Navarro (Kali Reis)
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Nonostante la continua tensione, il vero nucleo di True Detective: Night Country è la sua potente allegoria sulla violenza sulle donne. Il delitto che dà il là alla storia riguarda uomini, ma lungo tutta la stagione troviamo figure femminili vittime sia a livello fisico che mentale, figure che orgogliosamente si battono per la propria dignità e per avere giustizia e la meritata rivalsa: a cominciare dalle due protagoniste, che si impongono in un ambiente ostile e prevalentemente maschile. Lo show non cade però nella trappola del facile bianco e nero, distribuendo figure positive e negative da entrambi i lati.

I sottotesti abbondano, ognuno equamente importante: dalla salute mentale al PTSD e l’elaborazione del lutto, per arrivare alle tensioni razziali tra i nativi Inupiat e gli statunitensi. Quest’ultimo tema è però più ondivago: preponderante nell’inizio, finisce un po’ in secondo piano nella parte centrale per poi riemergere nel finale, accompagnandosi alla questione ecologica mai così attuale, come se Madre Natura stessa lottasse contro chi viene a depredarla (in questo caso, una compagnia mineraria oggetto di aspre contestazioni da parte dei nativi).

Le domande giuste per True Detective: Night Country

Liz Danvers (Jodie Foster)
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Non è comunque tutto oro quel che luccica (per quanto sia possibile luccicare nel buio ininterrotto). Seppur d’impatto, a volte True Detective rischia di scivolare nel didascalico nel descrivere le sue tematiche.

Soprattutto, si ha la sensazione che avrebbe beneficiato di un paio di puntate in più (sono sei al contrario delle consuete otto): i due episodi centrali rallentano la narrazione, che deve inevitabilmente alzare i giri nel finale; aggiungerne due avrebbe permesso di diluire il discorso e renderlo più omogeneo, oltre ad approfondire alcuni punti che restano senza risposta. Troviamo infatti alcune forzature narrative e delle situazioni rimangono abbastanza ambigue: non è ben chiaro se sia una scelta consapevole o il risultato di un racconto incompleto. Infine, alcuni dialoghi sono rivedibili, quasi da buddy movie anni ’90.

Il mantra di Liz Danvers, nelle sue indagini, è fare la domanda giusta. Se l’interrogativo, in questo caso, è “True Detective: Night Country è meglio della prima stagione?”, è sbagliato – e la risposta sarebbe comunque no, essendo uno standard sostanzialmente irripetibile; se invece è “Vale la pena vedere True Detective: Night Country?”, allora ci siamo. La risposta è certamente sì, perché al netto di alcuni inciampi narrativi e di fanservice comodo, si tratta di un prodotto solido ed efficace, che intrattiene e porta freschezza (non solo metaforica) nella serie, facendoci guardare con ottimismo al futuro di True Detective.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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