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Un tranquillo weekend di paura

Un Tranquillo Weekend di Paura, in balia dell’uomo

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6 minuti di lettura

We’re gonna rape this whole landscape“. Queste le parole che aprono Un Tranquillo Weekend di Paura (1972), diretto da John Boorman e presentato nel suo formato originale in pellicola al Festival Il Cinema Ritrovato. Parole profetiche di uno dei protagonisti, quattro amici che decidono di condividere un weekend in mezzo alla natura navigando in canoa il fiume Chulawasse, in Georgia.

Il titolo originale di Un Tranquillo Weekend di Paura, DeliveranceLiberazione -, dà all’intera storia un’aura ben diversa e ben più spirituale di quella della traduzione italiana; “deliver us from evil” è appunto la preghiera “liberaci dal male”, di fondamentale importanza per capire il film ed il suo messaggio.

Un Tranquillo Weekend di Paura e le punizioni divine

Frame di Un tranquillo weekend di paura

I quattro amici, un buon padre di famiglia, un impiegato fuori forma, un accanito suonatore di chitarra e un patito del campeggio con posizioni estremiste circa la vita in società, si imbarcano dunque in un’avventura che li porterà a confrontarsi sia con la natura che con gli uomini che abitano le zone rurali in cui hanno sconfinato. Sconfinato perché loro sono cittadini metropolitani, vengono dall’America ricca, industriale e borghese, e fin da subito vengono accolti dagli autoctoni con ostilità.

Del resto le parole d’apertura del personaggio di Burt Reynolds, il patito del campeggio, fanno riferimento alla costruzione di una diga che allagherà l’intera pianura, distruggendo sia le case di chi vi ha abitato per anni, sia il paesaggio naturalistico della zona. Il “noi” di “noi stupreremo questo paesaggio” rimanda sia all’America come istituzione in generale, la cui forza espansiva si basa sulla distruzione e lo sfruttamento, sia alla classe sociale cui lui e i suoi amici appartengono, ben diversa dalle genti del fiume Chulawasse.

Dopo attriti iniziali e tensioni dovute alle dure condizioni con cui i protagonisti devono convivere, due di loro, il buon padre di famiglia e l’impiegato fuori forma, si trovano bloccati nella peggior situazione immaginabile: vengono raggiunti sulla riva da due loschi uomini del posto, poco dopo essersi separati dai loro compagni; i due decidono quindi di approfittare dell’evidente debolezza dei nuovi arrivati, dimostrando loro che l’unica legge vigente in quei luoghi remoti è quella naturale del più forte che trionfa sul più debole: i protagonisti vengono soggiogati ed uno di loro anche stuprato.

Sarà l’arrivo del personaggio di Burt Reynolds a ribaltare la situazione in Un Tranquillo Weekend di Paura: col suo fidato arco uccide uno dei due assalitori e fa fuggire il secondo. La situazione resta spinosa per una semplice questione morale. I quattro amici hanno ucciso un uomo, chi materialmente, chi indirettamente. Hanno dovuto piegarsi alle leggi naturali che hanno sempre governato il mondo e che la moderna società pensava di aver sradicato con ordine, disciplina e buon senso.

Un Tranquillo Weekend di Paura e il rapporto con la Natura

Frame di Un tranquillo weekend di paura

Un Tranquillo Weekend di Paura è la hybris fatta pellicola: l’uomo sfida Dio – il pagano concetto di Madre Natura – e si trova punito per la sua superbia; lo stupro del paesaggio con la diga torna a manifestarsi con la violenza sessuale a cui uno dei personaggi è sottoposto; l’ostentata sicurezza del “cacciatore” del gruppo lo punirà con una grave ferita ottenuta andando in canoa in modo spregiudicato; l’uomo più tranquillo e moderato viene costretto a ingoiare i propri ideali e la propria idea di umanità per sopravvivere.

La parte forse più importante di Un Tranquillo Weekend di Paura è che questa “liberazione dal male,” il male cancerogeno della modernità, si manifesta sotto forma di altri due uomini: la Natura si vendica tramite gli stessi esseri che la stanno distruggendo, riaffermando quindi l’innata violenza e la preponderante indole distruttiva dell’essere umano. Parallelamente, l’espansionismo dell’America benestante a discapito delle zone rurali del paese guida la cieca rabbia di moltissimi Caino pronti a punire gli Abele per la loro bellezza e ricchezza.

La regione degli Appalachi non è mai stata così intrisa di misteriosi poteri come appare in Un Tranquillo Weekend di Paura: ogni albero, ogni mulinello, ogni cervo sembrano nascondere lo spirito vendicativo di un mondo già ferito nel ’72, che da allora continua ogni anno a dissanguarsi e a punirci con fenomeni metereologici estremi, inondazioni, siccità e catastrofi naturali. Ma la Terra deve solo aspettare: più che degli elementi, noi siamo in balia solo di noi stessi.

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Appassionato e studioso di cinema fin dalla tenera età, combatto ogni giorno cercando di fare divulgazione cinematografica scrivendo, postando e parlando di film ad ogni occasione. Andare al cinema è un'esperienza religiosa: non solo perché credere che suoni e colori in rapida successione possano cambiare il mondo è un atto di pura fede, ma anche perché di fronte ai film siamo tutti uguali. Nel buio di una stanza di proiezione siamo solo silhouette che ridono e piangono all'unisono. E credo che questo sia bellissimo.

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