Una Femmina, in sala dal 17 febbraio, rappresenta per Francesco Costabile l’esordio alla regia di un lungometraggio. Il soggetto nasce dall’esigenza di dar voce alle donne che hanno lottato, e continuano a lottare, contro la ‘Ndrangheta. Le vite di queste donne sono state narrate dalla penna di Lirio Abbate nel suo romanzo Fimmine ribelli, al quale il regista si è ispirato per dare vita alla sua protagonista Rosa, interpretata magistralmente da Lina Siciliano. La pellicola è stata distribuita da Medusa e selezionata nella sezione Panorama al Festival di Berlino 2022.
Dentro le dinamiche di una famiglia avvelenata
No Cetta, tu non capisci. O con noi, o con loro
(Donna Berta)
Con questa frase si apre la prima scena di Una Femmina. Le parole, pronunciate in tono intimidatorio da Donna Berta (Anna Maria De Luca) a sua figlia, pongono davanti a quest’ultima una scelta in cui il “noi” sta ad indicare la famiglia e il “loro” coloro che operano a favore della giustizia e della legalità. La famiglia in questione è una famiglia avvelenata dall’interno, affiliata all’Ndrangheta, che opera indisturbata in un piccolo borgo dell’entroterra calabrese.
In Una Femmina, Costabile indaga in maniera immersiva e potente dentro le dinamiche di questa famiglia patriarcale, in cui regna il culto della violenza e dell’illecito. La mentalità che prevale dal ritratto preciso che il regista ci restituisce è una mentalità retrograda in cui la donna deve sottostare ai comandi ed ai voleri dell’uomo capo-famiglia. l’uomo è colui che tiene le redini della famiglia e senza cui le donne vengono “considerate niente”.
“Noi”, pronome plurale che solitamente ha un valore inclusivo, dovrebbe stare ad indicare una situazione intima e un terreno sicuro, ma così non è per Cetta, collaboratrice di giustizia e madre ammazzata della protagonista Rosa. Sin dai primi fotogrammi di Una Femmina, le scene che ci vengono mostrate passano sotto un filtro che rende tutto più sfuocato, quasi galleggiante. Le prime scene della pellicola ci mostrano i ricordi rivissuti nella mente di Rosa quasi come se fossero un sogno orrorifico che tormenta le sue notti insonni ed alimenta i sospetti su chi le sta intorno.
Silenzi gridati e sguardo coraggioso
Rosa è una donna nata in un contesto che cerca di dominarla, lei, però, è come sua madre Cetta, una donna che la realtà vuole cambiarla, anche a costo della sua stessa incolumità. Rosa rimane in silenzio davanti all’uomo che la azzittisce, ma il suo sguardo potente è un grido di riscatto, che va a rompere la patina di terrore creata da chi la circonda.
Lo spettatore assiste, durante il corso del film, ad una dualità strabiliante tra silenzio e urla. Questo permette ancora di più di immergersi nell’intensità della pellicola e della protagonista. Ci sono sequenze in cui il silenzio viene protratto, lasciando che la realtà dei fatti parli da sé, e scene in cui lo stesso viene rotto da grida improvvise che turbano profondamente chi guarda. Francesco Costabile ci presenta scene molto potenti a livello comunicativo in cui lo sguardo di Rosa basta da solo a trasmettere una precisa emozione, che si tratti di rivalsa o disperazione.
Questa è una “malaterra”, ma c’è la speranza
Il film ci lascia con un amaro in bocca non indifferente, è sconcertante vedere la storia di una donna, ma in realtà di tante donne, che, privata della propria libertà, si trovi a a fare scelte dolorose. Oltre al dolore ed alla disperazione c’è anche la speranza riposta nel coraggio di queste donne, che non devono essere lasciate da sole. La speranza che di questo si continui a parlare, rompendo il muro dell’indifferenza, e la speranza che queste donne possano salvare il paese da l‘ndrangheta, come afferma Lirio Abbate nel suo romanzo.
L’esordio di Costabile è di qualità
Una femmina è quindi un film potente, comunicativo, inteso e coraggioso che tratta di una tematica delicata in maniera immersiva, e che ha al suo interno scene crude e molto dirette. Lo spettatore viene trasportato completamente all’interno delle vicende narrate rimanendo incollato allo schermo per circa due ore. Una femmina è una pellicola coraggiosa e ambiziosa, da vedere.
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Maglione Giulia e riuscita a capire le dinamiche del del film e la ribellione della ragazza che vuole ribellarsi alla dura leggedrlla tradizione calabrese, che spesso costringe la donna a sposare un uomo che non ama. L’autore del romanzo ha dimostrato coraggio nel denunziare i metodi della malavita. Cambiare questa mentalità non sarà semplice, ma l’importante è iniziare.