In tempi remoti e antichi ci sono sempre stati semi del male: nella natura incontaminata c’è sempre stata una specie, corrotta dal desiderio di potere e dominio sui propri simili e sulle altre razze e una specie che difendeva il diritto alla conservazione delle diversità e della natura nel suo stato puro e selvaggio. Si possono avere tracce di primi conflitti da libri come la Bibbia, il Corano o persino dalle pitture rupestri delle grotte di Lascaux: una specie contro Tutti, natura compresa. Ed è proprio la natura stessa, che risponde cancellando dall’esistenza, o cacciandola verso altri luoghi, lontani dal loro punto d’origine, dal loro Paradiso Terrestre, la specie più predatoria.
Unicorn Wars, film d’animazione del fumettista e regista spagnolo Alberto Vázquez, è l’epopea bellica in salsa ironica e splatter di una guerra millenaria tra orsetti guerrafondai e i difensori della foresta, gli unicorni. Distribuito in Italia da I Wonder Pictures sulla piattaforma I Wondefull (ma disponibile anche su Prime Video con l’abbonamento aggiuntivo) e vincitore del premio Goya come miglior film d’animazione, il lungometraggio possiede i toni lisergici e cupi di un mondo selvaggio e contradditorio, provocazione e satira sul male radicato della guerra.
Unicorn Wars, una storia di onore, dolore e coccole
In un campo d’addestramento militare i fratelli Gordi e Azulìn vengono scelti per partecipare ad una missione di ricognizione per ritrovare una squadra perduta nel bosco: il primo è impacciato e goffo e spesso preso in giro dai suoi compagni di plotone, mentre il secondo è aggressivo, fanatico, fedele alla causa dello sterminio degli unicorni e vede il fratello come un essere debole, da proteggere o da scaricare.
La loro famiglia è piena di traumi a partire da un padre passivo e sempre disfattista a una madre libertina e piena di segreti. La truppa, nonostante alcuni elementi instabili, s’addentra nel bosco incantato e selvaggio dove dovrà affrontare insidie e creature fuori dalla propria portata che li porterà alla follia o alla morte.
I protagonisti di Unicorn Wars possono essere letti come due facce della stessa umanità: Gordi è puro di cuore e a tratti ingenuo nei rapporti verso gli altri, pronto sempre ad aiutare il prossimo, mentre Azulìn è un concentrato di insoddisfazione e rabbia repressa, pronto a essere modellato da ogni forma di disciplina e di potere assoluto.
Il loro incontro con gli unicorni è, in particolar modo, molto indicativo per la rivelazione del loro carattere: Azulìn non esiterà ad attaccare le creature, la sua tendenza conformista lo spingerebbe a usare ogni mezzo per portare la sua razza (e sé stesso) all’apice del mondo. Al contrario del fratello, che proverà a farlo ragionare in tutti i modi, soprattutto dopo che viene a conoscenza della reale natura degli unicorni.
Gli antagonisti nel mondo di Unicorn Wars non sono sempre così definiti ma hanno un carattere ambiguo e controverso: gli unicorni non esitano un secondo ad attaccare gli invasori e la loro comunità è molto più libera e aperta seppur selvatica e sospettosa verso gli altri abitanti della selva, tra cui misteriosi primati dai tratti demoniaci che venerano idoli di carne simili agli incubi deformi della Principessa Mononoke di Miyazaki.
Unicorn Wars, una favola dai tratti teneri e dark
Lo stile di Vázquez è un tratto tenero e rotondo che disegna sia il mondo crudo e roseo degli orsetti sia un luogo immaginifico e utopico come la foresta: già da tempi di Psiconautas c’è una volontà dissacratoria e un gusto verso il cinema d’orrore che si sposa con i sottotesti satirici del regista. Basti pensare alla scelta di ambientare una storia pregna di significati filosofici e religiosi in un mondo diviso tra la natura più selvaggia e un territorio civilizzato, con un governo dittatoriale simil fascista-franchista.
In tutto ciò viene inserita una parabola biblica sull’origine del conflitto e del male che si ricrea con un peccato originale, o meglio con un desiderio avaro e follemente possessivo di essere l’alfa e l’omega del proprio paradiso terrestre.
Oltre che ai citati già citati capolavori d’animazione, Unicorn Wars omaggia il cinema antibellico a partire da Full Metal Jacket, soprattutto nelle sequenze della caserma e dell’addestramento. In un mondo che sembra tenero e coccoloso irrompe il bullismo e la sofferenza: toglie spazio ai più deboli e ai più puri, ma per i più aggressivi o per chi è pronto a sacrificare il proprio fisico e la mente per idee di conquista e perfezione, la porta è spalancata. Siamo ad un incontro ideale e assurdo tra i videoclip di Another Brick in the Wall e una puntata di Happy Tree Friends.
L’animazione classica e il 3D convivono e si accavallano con il giusto equilibrio, e la fotografia, specialmente le ombre e luci, è curata in maniera sublime per esaltare i tratti dei personaggi e integrarli nel mood delle scene. La scelta di un ambientazione dark e scura si sposa incredibilmente bene con il roseo mondo degli orsetti di Unicorn Wars, rendendo il tutto un’opera aleatoria che passa dall’allucinazione al tetro in continuazione.
Ci si può leggere ogni tipo di messaggio all’interno di questa favola dell’orrore, da quello ambientalista a quello pacifista. Vázquez, con le sue idee folli a rappresentare la lotta tra il bene e il male, riesce a narrare la genesi di una delle specie più violente e assurde sul pianeta, in grado di compiere atti di infinità bontà così come di immane crudeltà. La risposta si trova alla fine del film o davanti allo specchio, se avete il fegato necessario per continuare a guardare.
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