Si è conclusa ieri la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia, un’edizione piena di critiche all’organizzazione ma anche di sorprese e soddisfazioni. Nonostante il disagio caotico dei primi giorni, dovuto in parte ai problemi logistici della piattaforma di prenotazione Boxol, il Festival è proseguito liscio e senza intoppi, regalandoci, tra le varie rassegne, una selezione di film variegata nei temi e nella qualità.
Un travagliato inizio per Venezia 78
Nonostante il grande entusiasmo per l’inizio del Festival, le delusioni hanno fatto presto ad arrivare. A discapito delle tante lamentele dell’anno scorso per il difficoltoso utilizzo del sistema di prenotazione su Boxol, la gestione di Venezia 78, anche quest’anno sotto la direzione di Alberto Barbera, ha comunque deciso di proseguire con questo metodo, con grandi lamentele del pubblico e degli accreditati. Soprattutto nei primi giorni, in cui l’eccitazione e l’afflusso di spettatori sono tanti, vigeva la regola del dito più veloce, non solo causando innumerevoli crash al sito, ma anche creando malintesi e confusione sui posti prenotati.
Ciononostante, una volta superati i primi giorni, e con essi le grandi anteprime dei film più attesi, come ad esempio il Dune di Denis Villeneuve o Spencer di Pablo Larraín, la prenotazione si è rivelata più semplice, senza fretta alcuna, e anzi assicurando posti per tutti gli accreditati. Per il resto del lato organizzativo, e tenendo conto anche delle precauzioni anti-COVID, la gestione complessiva si è rivelata molto efficace: le sale sono sempre state controllate e gli spettacoli non hanno mai subito ritardi o intoppi.
Anche se le lamentele per Boxol non erano del tutto terminate, nei giorni successivi si sono alzate diverse polemiche per la scelta di alcuni film in concorso. Ad esempio Il Buco di Michelangelo Frammartino, anche se ha finito per vincere il Premio Speciale della Giuria, è stato bombardato di critiche da parte del pubblico, lamentatosi del fatto che un film così (apparentemente) vuoto possa essere in concorso ufficiale. Anche Sundown di Michel Franco e l’italiano Il Paradiso del Pavone di Laura Bispuri hanno lasciato interdetti molti spettatori, che non hanno esitato a scrivere le loro sagaci recensioni sul muro “Ridateci i soldi“, diventato un punto di ritrovo durante il Festival di Venezia 78. Hanno invece riscosso un grande successo i film Becoming Led Zeppelin di Bernard MacMahon e Competencia Oficial di Gastón Duprat e Mariano Cohn.
L’esperienza della Settimana Internazionale della Critica
Le selezioni di Venezia 78 per le varie rassegne hanno quasi tutte avuto delle tematiche comuni a collegarle tra loro: molto presente il tema della guerra e delle conseguenze sociali di uno stato oppresso/oppressore, o anche film al femminile dedicati al concetto di maternità, o sul tema dell’aborto. Pubu (Chung Mong-hong), À Plein Temps (Eric Gravel), Miracol (Bogdan George Apetri), e anche Madres Paralelas di Pedro Almodóvar hanno in comune i temi femminili (il vincitore Premio Leone d’Oro L’événement tratta dell’aborto negli anni ’60), mentre film come Al Garib (Ameer Fakher Eldin), Vidblysk (Valentyn Vasyanovych), Żeby nie było śladów (Jan P. Matuszyński) ed Eltörölni Frankot (Gábor Fabricius) parlano dei sempre attuali conflitti portati dalla guerra e/o dall’oppressione controllata.
L’ultimo film, a cui è stato assegnato il Premio Circolo del Cinema di Verona dalla giuria della 36esima edizione della Settimana Internazionale della Critica (di cui siamo stati parte), fa parte della rassegna del SIC di quest’anno, composta da una selezione di 9 film e 9 cortometraggi, questi ultimi tutti italiani. La qualità e i temi trattati nei film mostrati quest’anno sono notevolmente variegati: da un film di genere fantascientifico come Mondocane (uno dei più attesi a Venezia 78) di Alessandro Celli e con Alessandro Borghi, si passa al realismo magico di Mother Lode di Matteo Tortone (tra l’altro incredibilmente simile a El Gran Movimiento di Kiro Russo per ambientazione, argomenti trattati e stile di rappresentazione), e poi a Obkhodniye puti di Ekaterina Selenkina, affresco urbano e contemplativo su Mosca e i suoi spazi. Il film vincitore del Gran Premio invece è Zalava di Arsalan Amiri, che nonostante l’abilità narrativa e l’utilizzo giocoso dei generi horror e thriller, risente di una mancanza di unità autoriale e di un’estetica forte, oltre che di una recitazione troppo sottotono e/o esagerata.
Se i film spaziano molto sulla qualità e varietà di temi trattati, i cortometraggi, tutti italiani, lasciano invece l’amaro in bocca: confrontata con le edizioni degli anni scorsi, la selezione per Venezia 78 è di gran lunga di qualità inferiore. Salvando qualche eccezione, come il misterioso L’Incanto di Chiara Caterina (vincitore del Premio al Miglior Contributo Tecnico) e l’interessante Freikörperkultur di Alba Zari, i cortometraggi mostrati al SIC presentano notevoli problemi, siano essi di qualità del prodotto complessivo o di vuota pregnanza tematica. Solo Inchei di Federico Demattè, vincitore dei Premi al Miglior Cortometraggio e alla Miglior Regia, presenta una direzione registica ed estetica capace. Ma i corti sono solo una fugace nota dolente in una rassegna altrimenti solida e variegata, che si spera possa ripetersi anche l’anno prossimo.