Tira aria di censura, secondo i giornali di oggi. Come sempre però la questione è più sfumata, ma non per questo meno rilevante. I fatti: HBO Max, servizio on demand di HBO, presente da fine Maggio negli USA, ha rimosso dal suo catalogo Via col vento. Le presentazioni del film sono superflue. Anno 1939, Stati Uniti del Sud durante la guerra di Secessione e gli anni successivi. Ispirato dall’omonimo libro di Margaret Mitchell, il film racconta la storia di Rossella O’Hara (Vivien Leigh), figlia di un latifondista, e delle sue vicende amorose e personali lungo il caldissimo periodo della storia americana della seconda metà dell’Ottocento.
Nella temperie culturale di questo mese, condizionata dalla morte di George Floyd e dall’ondata di proteste planetaria al grido di «Black Lives Matter», John Ridley, co-sceneggiatore del film 12 anni schiavo, ha invitato HBO Max a rimuovere Via col vento per i suoi stereotipi razzisti. In particolare il riferimento è dovuto al personaggio di Mami, interpretato da Hattie McDaniel, cameriera della famiglia O’Hara.
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La censura filmica non è nuova. Recenti sono anche le incredibili censure portate da Disney, nel suo canale Disney+, verso alcuni dei propri film. Alcuni opportunamente tagliati, altri accompagnati dall’avviso: «outdated cultural depictions» (rappresentazioni culturali datate). Questo è avvenuto per Dumbo (1941), Lilli e il vagabondo (1955), Il libro della giungla (1967), Gli aristogatti (1971). Rimosso del tutto I racconti dello zio Tom (1946).
Prima di commentare il fatto, vale la pena riportare le dichiarazioni di un portavoce di HBO Max su Variety, che in parte attenua lo sgomento dinanzi a questa decisione: «è un film del suo tempo e che raffigura alcuni pregiudizi etnici e razziali che erano, disgraziatamente, dati per assodati nella società americana. Queste descrizioni razziste erano sbagliate allora come ora e abbiamo pensato che mantenere questo titolo senza una spiegazione e una denuncia di quelle descrizioni sarebbe stato irresponsabile». Ha anche aggiunto che il film tornerà nel catalogo con «una discussione del suo contesto storico e una denuncia di quelle descrizioni», aggiungendo che il film non verrà tagliato perché «sarebbe come sostenere che quei pregiudizi non sono mai esistiti».
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La caccia alle streghe, retrodatata al passato, ha francamente snervato. Se da un lato la ricerca di capri espiatori che giustifichino la sete di vendetta sociale è un rituale salvifico e fondativo di una società o nazione, non si comprende perché sempre l’arte debba andarci di mezzo. Etica ed estetica non si incontrano mai, se non al livello teologico. Ogni fatica artistica, che sia un quadro, un romanzo, una poesia, una fotografia, un film, non può essere giudicata e valutata con le medesime categorie che s’adoperano per la morale.
Se spesso il giudizio morale sull’artista ha inficiato e falsificato il giudizio sulla sua opera, situazione ancor peggiore è valutare moralmente il lavoro artistico. La caccia alle streghe ha portato numerosi lutti nel corso dei secoli: non risulta che un’opera d’arte, non moralmente adeguata, abbia fatto lo stesso.
Se la storia artistica dovesse essere rappresentata unicamente da esseri umani eccellenti, che portino le stigmate del mito della Kalokagathìa, i sussidiari sarebbero pagine bianche. Ogni artista, come ogni Primates Homo, porta su di sé segni di biasimo e di colpa. Si chiederebbe un po’ di pietà, per chi non fosse in grado di comprendere, o perdonare.
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Un ultimo argomento: ogni momento storico sviluppa una cultura che è consustanziale a quella precisa epoca; si dice contestuale. Giudicare da periodi storici successivi un fenomeno passato con la lente del proprio tempo è accusabile di miopia, se non di malizia. Via col vento rappresenta la Georgia del 1861. Si vorrebbe forse che la figlia del latifondista fosse di colore? Che la domestica fosse bianca? Come giustamente notava il portavoce di HBO, eliminare dalla rappresentazione questi elementi significa pensare che non siano mai esistiti. Così che una semplice miopia, diventa cecità.
Dietro «Via col vento», un PS dovuto
Hattie McDaniel, l’attrice che ha interpretato il ruolo della domestica Mami, è tredicesima figlia di Henry Mcdaniel, un ex schiavo emancipato durante la guerra civile americana, e di Susan Holbert, una cantante di musica religiosa. Giovane esordiente come cantante gospel, nel ’24 cantò con successo alla stazione KOA di Denver, prima artista nera ad esibirsi in una trasmissione radiofonica
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A seguito della crisi del ’29, trovò un’occupazione come addetta alla pulizia dei bagni nel Club Madrid di Milwaukee, nel Winsconsin. Dopo aver raggiunto i fratelli a LA, ottenne i primi lavori ad Hollywood. Attrice di discreti film, venne il giorno della scritturazione in Via col vento. Inizialmente scartata, scelta poi grazie all’appoggio di Clark Gable, il divo che già aveva collaborato con lei in altre due pellicole.
L’attrice ottenne per questo ruolo un premio Oscar quale miglior attrice non protagonista, prima attrice afroamericana della storia del cinema a vincerlo. Celebre rimane una sua dichiarazione, che funge da ottima chiusa sulla questione: «Perché dovrei sentirmi in colpa se interpretando una cameriera guadagno 700 dollari alla settimana? Non l’avessi fatto, ne guadagnerei 7 a settimana lavorando come una vera donna di servizio».
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