Presentato in anteprima alla 40° edizione del Torino Film Festival, Vittorio – In un tempo fuori dal tempo è un polifonico affresco delle personalità che gravitano attorno a un Vittorio Sgarbi settantenne. Realizzato dalla sorella, Elisabetta Sgarbi (in arte Betty Wrong), in occasione della doppia festa di compleanno dell’insigne storico d’arte, il docu-film è un omaggio divertito e mondano a un uomo che non invecchia mai ma rimane sospeso in quell’energica vitalità che abbraccia il reale quanto la sua arte. La famiglia Sgarbi era già stata vagamente raccontata nell’ultima opera di Pupi Avati, dal titolo Lei Mi Parla Ancora. Settanta amici e una moltiplicazione eterogenea di artisti, galleristi, giornalisti, editori, imprenditori e musicisti riuniti per rispondere a una domanda assiomatica: cosa vuol dire invecchiare se ti chiami Vittorio Sgarbi?
In un tempo fuori dal tempo: il valore dell’indefinitezza
Inizia e si chiude con “gli occhi del gatto tanto amato dal padre” questo elogio disincantato a Vittorio Sgarbi. Presenza quasi immateriale, con i suoi drappi fucsia e arancioni, Elisabetta dirige i suoi personaggi collezionando parole e aneddoti che ritraggano l’essenza del fratello.
Tanti gli ospiti invitati a celebrare il compleanno nella doppia festa che dalle acque del Po si conclude a Milano. Dagli artisti ai medici, dagli autisti ai giornalisti, tutti i nomi che partecipano ai due eventi prendono parola sul significato del settantesimo anno di vita del loro amico Vittorio. Quel che emerge, trasversalmente, è una concezione di età sostanzialmente indefinibile.
Quarantacinque anni da collezionista, almeno cinquanta da storico dell’arte, quella di Sgarbi, si dice nel documentario, è un’identità frammentata in mille altre e riassumibile in nessuna. Un tempo fuori dal tempo, che non è passato ma è sicuramente futuro. Quello che resta è un ritratto eccentrico, una ricerca incessante della bellezza e della meraviglia in un presente che offre sempre nuove possibilità.
Tra luci e ombre: Vittorio Sgarbi anima generosamente irruente
Nei ricordi dei suoi amici, collaboratori e parenti, Sgarbi è un’individualità sfaccettata, attraversata dalle luci e le ombre di qualsiasi essere umano e innalzata dalla sua lungimiranza, intelligenza e capacità vivida di guardare e vivere il mondo con curiosità.
Chiamati a elencare qualità e difetti, le voci presenti compongono un testo corale sostanzialmente coerente: generosità, estro, eclettismo, altruismo e un’irruenza che, storicamente nota e aspramente problematizzata, si presta a essere accolta e dissacrata con affetto quando calata in un contesto di intimità e amicizia come quello tratteggiato dalla regista.
“Non lo conosco, continuo a conoscerlo e perciò lo amo”: l’affetto di Elisabetta Sgarbi
A far da chiosa alla molteplicità di ospiti un’Elisabetta Sgarbi quasi sempre di spalle, presenza archetipica che danza tra i suoi esistenti e gioca con loro, interferisce e indispettisce volteggiando i suoi drappi colorati attorno ai volti degli intervistati.
Una macchia di colore che risalta d’effetto su tutte le figure che le ruotano attorno e si fonde affettuosamente con Vittorio. Più di un invitato la include nell’elenco delle qualità che possiede il fratello; lei si muove divertita tra un ballo e un abbraccio, riempiendo il campo di quel colore e calore che nessuno si dimentica di omaggiare.
“Non lo conosco, continuo a conoscerlo e perciò lo amo” sono le poche parole che Elisabetta dedica a Vittorio, sottraendosi e compendiando il suo sentimento in quell’idea di familiarità sempre in divenire che attraversa ogni relazione umana.
L’8 maggio 2022 i festeggiamenti sulla Motonave Stradivari risalgono il Po in un’atmosfera dinamica e conviviale. Due giorni dopo Milano ospita la seconda celebrazione, nelle parole di Vittorio “statica, rumorosa e affettuosa” come qualsiasi festa è solita essere. Ma il sogno è quello di inseguire ancora il fluire della prima, dove il fiume è per Sgarbi segno di rinascita, sospinto da un vento che traina verso l’ignoto e si fa strada in tutte quelle direzioni che consentono di trattenersi in un tempo fuori dal tempo.
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