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Westworld 3, non tutto è più concesso?

10 minuti di lettura

Accolta con tanto entusiasmo, Westworld 3, la celebre serie tv targata HBO da poco conclusa, non ha riscosso il successo desiderato.

Stessa sorte toccò alla seconda stagione, la quale aveva fatto storcene il naso ai molti. L’hype mostrato nella prima si era, puntata dopo puntata, affievolito. La terza stagione, complici il trailer e le notizie sul cast arricchito, sebbene acclamata da molti, speranzosi di trovarsi dinanzi a un prodotto che potesse recuperare il fascino con cui è diventata famosa, ha mostrato alcune lacune.

Westworld è tornata con una quarta stagione, su Sky Atlantic e NOW da lunedì 4 luglio 2022. Leggi qui la nostra recensione in anteprima.

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Il pubblico, quindi, si è sin da subito diviso: una parte ha rinunciato alla visione dopo le prime cinque puntate (la terza stagione è composta da otto); la restante ha continuato la visione, restando tuttavia soddisfatto dell’intero prodotto. Westworld 3 ha confermato buona parte del cast precedente, aggiungendo attori importanti come Aaron Paul e Vincent Cassel. Lasciando a voi l’ardua sentenza, vi offriamo un’analisi dell’intera stagione.

Nel nuovo mondo di Westworld 3

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Cerchiamo di fare chiarezza per quanto riguarda la trama: la terza stagione riparte esattamente dal termine della seconda. Siamo nel 2058, esattamente tre mesi dopo il massacro nel parco. Dolores Abernathy (Evan Rachel Wood) vive nel mondo reale sotto falso nome. È l’amante di Liam Dempsey Jr. (John Gallagher Jr.), figlio di un ricchissimo imprenditore, cofondatore della Incite.

L’azienda si occupa di intelligenza artificiale ed è sede del Rehoboam, una sofisticatissima IA in grado di scrivere il destino degli esseri umani. Il progetto, si scopre, è stato realizzato da Engerraund Serac (Vincent Cassel), un potente magnate, che insieme al fratello ha deciso di dare vita a un processo alquanto “rivoluzionario”.

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Lo scopo principale di Dolores è quello di impadronirsi del Rehoboam con l’obiettivo di distruggere il mondo nel quale è ospite. La protagonista sarà aiutata sia da alcuni androidi che è riuscita a far fuggire dal parco, tra questi Bernard Lowe (Jeffrey Wright) e Charlotte Hale (Tessa Thompson); sia da Caleb (Aaron Paul), un ex militare che per sopravvivere lavora come operaio edile e di piccoli crimini.

Il piano di Dolores verrà ostacolato da Maeve Millay (Thandie Newton), la quale spererà di soddisfare il suo tanto amato desiderio: vivere in pace con la figlia.

Westworld 3 è un sequel atipico

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La peculiarità di Westworld 3 risiede nel risultare un sequel atipico. Per quanto sia evidente che la terza stagione si aggiunge alle precedenti in un contesto lineare, appare incredibile pensare che, in realtà, le due precedenti stagioni fungano da prequel alla vera e propria trama concepita da Lisa Joy e Jonathan Nolan.

E in parte c’era da aspettarselo, dal momento che nelle passate stagioni si scopre che l’utilizzo del parco di divertimento a tema western non era altro che un progetto ben più ampio, con il preciso scopo di ricavare più informazioni possibili. L’oggetto di interesse era il cervello umano e se questo potesse essere condizionato o meno dagli eventi che qualcuno dettava dall’alto.

Dolores, nel voler punire il mondo reale mediante la rivoluzione tanto ambita, si accorge che il destino degli esseri umani è simile ai residenti del parco. Ognuno di loro è monitorato, tracciato, riaggiornato. E qualora alcuni di loro risultassero pericolosi per il bene sociale, la morte diverrebbe l’unica forma di liberazione. Insomma, un vero e proprio scarto.

Esiste il libero arbitrio?

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L’umanità, nel corso dei tempi, si è sempre interrogata su una serie di concetti, principi, i quali hanno alimentato una serie di precetti su cui l’umanità stessa si è, nonostante tutto, sviluppata. Tra questi l’esistenza o meno del libero arbitrio. Filosofie, religioni, scienze hanno ipotizzato una sequela di questioni che, di per sé, difficilmente hanno riscontrato delle risposte concrete.

Westworld rientra in tutti quei prodotti seriali, nonché cinematografici, che hanno portato al centro del loro interesse il tema del libero arbitrio. È implicito il riferimento all’interno della serie tv, anche se in alcuni dei rispettivi dialoghi l’interrogativo irrompe con particolare foga.

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I vari protagonisti sembrano avere un’opinione differente: Engerraund Serac incarna colui il quale è convinto che l’umanità abbia bisogno di qualcuno o qualcosa che governi le rispettive vite. Essendo un uomo calcolatore, razionale e, soprattutto, di scienza, Serac è convinto che gli esseri umani abbiano bisogno di un’entità superiore capace di gestire a priori ogni esistenza. La creazione del Rehoboam è finalizzata proprio a questo, affinché nel mondo non piombino il caos, il disordine e la distruzione.

L’intelligenza artificiale, costruita insieme al fratello, il quale tra l’altro si incarna in una precedente versione, ha il preciso compito di calcolare il destino di ognuno. E il compito di Serac è di tenerlo nascosto, altrimenti il mondo cadrebbe nell’anarchia più totale. Cosa che effettivamente avviene dopo l’hackeraggio di Dolores e company.

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D’altro canto, anche la giovane Abernathy non è da meno. Lei, che è stata creata e cresciuta nel parco, è portavoce di un’idea che si pone agli antipodi di Serac. Dolores, il primo residente perfetto di Westworld, è riuscita a sviluppare una propria coscienza mediante un bug che ha permesso lo sviluppo dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni. Lei, che riesce a vedere la bellezza nel mondo, una volta approdata nel mondo reale vuole buggare gli umani. L’umanità ha dalla sua parte il libero arbitrio e tutti gli esseri umani, nel bene o nel male, sono consapevoli del proprio destino.

Pars costruens e Pars destruens

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La terza stagione di Westworld ha la pretesa e la forza di cambiare le carte in tavola. Sebbene giochi molto sul rapporto-conflitto umani vs robot, l’intera sovrastruttura, rispetto alla linearità delle due stagione precedenti, cambia facciata. In Westworld 3 non vi sono più parchi a tema, non vi sono più le sparatorie western con tanto di cowboy, duelli e assalti alle diligenze.

L’ambiente è il mondo reale, le città ultra-tecnologiche del futuro che ricordano molto i romanzi di Dick o Asimov. L’estetica della serie è, senza ombra di dubbio, unica nel suo genere, ricca di particolari che, chissà, in futuro realmente vedremo. Auto e moto guidate da sole, automi che svolgono determinati compiti, ologrammi come sistema di comunicazione.

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Elemento di forte novità è l’azione che ha lo scopo di “alleggerire” i dialoghi filosofici che da sempre hanno contraddistinto la serie. Tuttavia Westworld mostra delle crepe. Per quanto, ad esempio, alcuni personaggi siano fondamentali per la narrazione, altri, purtroppo, sembrano perdere la loro efficacia.

Bernard o William, che nella prima e seconda stagione risultavano essere protagonisti chiave, adesso sembrano privi di una funzione. Non partecipano all’azione narrativa, se non forzati, e appaiono passivi in un contesto ben più grande, vagando senza una meta ben precisa. Il dubbio è se Nolan e Lisa Joy abbiano insistito con quei personaggi per puro fanservice, cosa che sarebbe poco dignitosa per un prodotto con un altissimo potenziale.

Verso una sesta stagione

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Si sa, è sempre difficile rinnovarsi. Non è mai semplice accettare un cambiamento e fare in modo che il pubblico resti soddisfatto. Westworld 3 ha osato e, nonostante tutto, dobbiamo renderne conto. La serie ha creato un vero e proprio precedente, perché rinnovare le ambientazioni, la trama e il ruolo dei personaggi è sempre arduo.

In cuor nostro speriamo che la terza stagione sia un semplice trampolino di lancio per una storia ben più grande e intricata. E siccome la serie è stata rinnovata fino alla sesta stagione, non possiamo fare altro che attendere e sperare per il meglio. Forse solo così il prodotto di Westworld 3 può avere un ampio riconoscimento come le passate stagioni.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.