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copertina Wonka

Wonka è il trionfo del sogno e della “pura immaginazione”

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6 minuti di lettura

Dimenticate per un attimo Gene Wilder e Johnny Depp con il loro personaggio cupo, cinico e disilluso. Mettete da parte anche il montaggio semplice di Mel Stuart e quello dinamico di Tim Burton. Il risultato è il film Wonka, un prequel sull’iconico cioccolatiere che, pur seguendo il romanzo di Roald Dahl, si propone come una nuova rappresentazione del personaggio di Willy Wonka, attraverso il caleidoscopio di musiche e colori creato da Paul King e interpretato da Timothée Chalamet, quest’ultimo già addetto al genere del musical grazie alla sua formazione principale.

Il regista, già noto per Paddington e Paddington 2, decide di discostarsi dall’immaginario collettivo del personaggio e, sfruttando le nuove tecniche digitali del montaggio e il clima culturale odierno, regala agli spettatori di tutte le età l’immagine di un ingenuo ragazzo che da povero riesce a realizzarsi, ancor prima di aprire l’iconica fabbrica.

Il desiderio di emancipazione di Wonka

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Il film inizia con la volontà del protagonista di aprire il suo primo negozio di dolci, tutti fatti rigorosamente con il cioccolato che, naturalmente, non è composto da ingredienti semplici. Tuttavia, l’ingenuità del protagonista lo porterà ad affrontare l’avidità della signora Scrubbit (Olivia Colman) e la cattiveria dei tre padroni del cioccolato quali Slugworth, Prodnose e Fickelgruber. Quest’ultimi cercano di porre costantemente degli ostacoli per impedire a Willy di realizzare il suo sogno, ma egli troverà nella piccola Noodle la speranza e una grande forza di volontà per poter riuscire nel suo intento.

Si tratta di un’emancipazione collettiva, segno di una morale che contrasta il modello economico del capitalismo attraverso una critica che seppur leggera, non passa inosservata. Ad aiutarlo vi è anche Hugh Grant nelle vesti del fantastico Umpa Lumpa, rappresentato con il volto arancione e i capelli verdi proprio come nel primo film del 1971, stavolta però avrà anche un carattere decisamente sbruffone che restituisce alla pellicola un riso più sarcastico in grado di mettere d’accordo tutto il pubblico.

Wonka, il nuovo che avanza e stupisce

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Si è dibattuto molto circa la costruzione della trama e addirittura sui costumi dei personaggi. Intendiamoci, superare l’attitudine dei primi due attori che hanno dato un volto e una voce a Willy Wonka non è semplice. Il giovane e brillante Chalamet però, già protagonista in diverse ed eccezionali pellicole (Chiamami col tuo nome, Beautiful Boy, Bones and All, Dune), è riuscito a restituire brillantemente l’idea partorita dalla mente del regista, poiché incarna il carattere di un impavido sognatore che vede il mondo con gli occhi di chi vuole solo far sorridere la gente, anche quelli con un carattere più rigido, affinché possa esserci sempre un barlume di gioia e “pura immaginazione“.

Non è un caso infatti che il film, nel corso della storia, assuma un tono politico perentorio che accusa questa società sempre più immersa nel consumismo, elemento che sta alla base del capitalismo post-moderno. Bisognerebbe evitare determinate comode classificazioni poiché se è vero che il cinema è in continua evoluzione, lo stesso dicasi per la narrazione. Il punto di vista del regista è anche un monito per il cinema futuro a non rimanere troppo dentro la tradizione. L’imperativo è quello di crederci, proprio come fa il protagonista.

La bellezza dei sogni

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Nonostante sarebbe stato meglio mantenere il linguaggio originale per le canzoni, la storia scorre in modo lineare senza lasciare buchi nella trama. Certo, forse ci si aspettava di più da alcuni personaggi secondari, oppure un cenno al rapporto con il padre visto che nella pellicola di Tim Burton, Wonka cede il suo lato introverso alla debolezza segnata dalla memoria che mostrava un conflitto costante tra i due. Qui, invece, vediamo un ragazzo che vuole mantenere la promessa fatta alla madre, e nel perseguirlo influenza positivamente chi gli sta intorno.

Il tema del sogno, della passione e dell’amicizia si risentono per quasi tutta la durata del film che mira al cuore degli spettatori, condividendo un messaggio molto chiaro (lo stesso che la madre suggerisce al piccolo Willy): non bisogna mai smettere di sognare. Può sembrare scontato e ridondante, ma senza l’immaginazione si diventa schiavi di un sistema che vuole rendere gli individui degli automi senza sentimenti, iper connessi e iper performativi come le nuove intelligenze artificiali.

Certo questa critica forse sarebbe stata più determinante rimuovendo qualche balletto visto che, per quasi tutta la durata, si alternano scene di danza e di canto. Tuttavia, questo Wonka è un tentativo ben riuscito di voler essere un personaggio svuotato del suo canone comune e che, come tutti noi, insegue ostinatamente un’ideale.


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Classe 2000, vivo a Milazzo e sono dottore magistrale in Scienze dello spettacolo. Ambisco a diventare giornalista specializzato in critica cinematografica. Ho anche una vita sociale quando non sono immerso nella visione di qualche film e/o nella lettura di libri.

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