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wrath of man - la furia di un uomo

Wrath of man – La Furia di un Uomo, un Guy Ritchie sottotono?

Wrath of man - La Furia di un Uomo è un tentativo riuscito, perché può risultare un buon prodotto di intrattenimento solamente per gli appassionati dell’action movie all’americana, ma un'involuzione nella carriera del regista

7 minuti di lettura

“Like a dark horse”, dicono gli anglofoni. Quando qualcuno mostra di essere in un certo modo, di avere certe capacità, e ne nasconde ben altre, celate, che poi manifesta all’improvviso cogliendo tutti di sorpresa, è like a dark horse. Non c’è espressione più calzante per descrivere il personaggio interpretato da Jason Statham nell’ultimo film dell’istrionico Guy Ritchie, Wrath of man – La furia di un uomo, dal 27 dicembre su Prime Video.

Patrick “H” Hill è un super boss di una frangia della criminalità organizzata di Los Angeles, ricercato da anni dall’FBI. Accidentalmente, durante una rapina a un furgone portavalori a cui lui non doveva partecipare, qualcuno spara a suo figlio, uccidendolo. Parte così una fitta caccia all’uomo fatta di strategie e inesorabilità, che lascia dietro di sé la solita scia di morti violente. H, per riuscire a scovare l’assassino di suo figlio, sotto falsa identità, si fa assumere da una società di portavalori, fintanto che la situazione non precipita e i ruoli di cacciatori e prede tra H e gli assassini di suo figlio si scambiano.

wrath of man - la furia di un uomo Prime Video

Mentre attendiamo il terzo capitolo del suo Sherlock Holmes, nella poetica di Guy Ritchie si è ormai definitivamente compiuto il passaggio dall’eccentricità del pulp-gangster movie ingenuo, crudele, e stravagante, all’action movie del superomismo dell’antieroe implacabile e invincibile. Se in The Gentlemen “il re della giungla” è ancora legato al fascino dell’intelligenza criminale borghese e istruita, come era nel personaggio Testarossa Polford di The Snatch, in Wrath of man abbiamo una formidabile macchina di sterminio intelligente, silenzioso e rude, dai nervi d’acciaio e dalla determinazione implacabile. Il fulcro drammatico è la vendetta, lo scenario è la violenza dei conflitti a fuoco stile I Mercenari. L’hard boiled cede il passo all’action movie puro. Il sensazionalismo à la John Wick esaurisce quasi del tutto la caratterizzazione del personaggio interpretato da Jason Statham, e l’unità narrativa del film.

Cosa ci aspettavao da Wrath of Man – La furia di un uomo e cosa è

wrath of man - la furia di un uomo Jason Statham

Le ambizioni di Ritchie toccano l’apice sia al livello registico che sul piano del contenuto. Se con The Gentlemen ha voluto mettere a nudo i meccanismi della finzione cinematografica, come primo tentativo di compenetrare dall’interno della narrazione cinema e realtà, con Wrath of man – La Furia di un Uomo il tentativo (non pienamente riuscito) è quello di ripensare il cinema come narrazione diretta di una storia descritta come vera e senza stravaganze, nella quale la finzione cinematografica non è più presente neppure nella forma della decostruzione di sé stessa.

La panoramica dall’alto della città di Los Angeles, che apre e chiude il film, starebbe ad indicare che ciò che vediamo sono avvenimenti reali accaduti in una metropoli americana, riproposti in modo autentico.

Nonostante questa intenzione, il film, però, risulta abbastanza artificioso: non viene meno tanto la finzione, quanto, invece, lo spessore della sceneggiatura. Come di consueto questa è di fondo semplice, costruita su sentimenti condivisi, e su un aggressivo senso di giustizia di frontiera. Qualcosa che vediamo frequentemente nel cinema mainstream americano ed europeo. Basti pensare a In ordine di sparizione di Hans Petter Moland del 2014.

Tutto sommato Wrath of man – La Furia di un Uomo è un film sottotono che non aggiunge e non toglie niente alla carriera del regista e che soprattutto non lascia stimoli allo spettatore. Rappresenta, anzi, in un certo senso, una regressione nel conformismo intellettuale per Guy Ritchie, rispetto all’ultimo suo lavoro.

I toni aggraziati britannici scompaiono insieme alla trama avvincente, tutto si trasforma in banalità rozza, che, per Ritchie, deve essere la cifra della cruda sopravvivenza tra prede e cacciatori. Resta il soggetto ‘duplicato’ dell’antieroe superuomo, qui, però, sviluppato malamente e senza la giusta verve in un action movie commerciale, che, per quanto, a tratti, tenti di assomigliare a un gangster movie d’autore come Eastern Promises di David Cronenberg, resta nell’alveo degli sparatutto: lo sforzo ingegnoso di scrivere la rapina perfetta stile La Casa di Carta, cade vittima degli stessi difetti della serie spagnola, e come ulteriore nota negativa manca di ideologia ed emozioni di fondo.

Lo stile di Wrath of man – La Furia di un Uomo

wrath of man - la furia di un uomo recensione

La costruzione narrativa a flashback e a intervalli di sequenza è da sempre una sorta di feticismo stilistico del regista inglese, che tuttavia questa volta non riesce a padroneggiare completamente a scapito del ritmo e della forza dell’unità narrativa. Anche la sceneggiatura lascia molto a desiderare. Sebbene l’intreccio si presenta come molto pensato ed eccessivamente scritto, risulta in definitiva sbrigativo e sgonfio, a dispetto dell’uso di musiche incalzanti, anche a sproposito.

Superata la prima ora il film perde il suo appeal, si depotenzia di emozioni e di suggestioni, che da sempre sono il quid del cinema di Ritchie. Wrath of man – La Furia di un Uomo è un tentativo riuscito, perché può risultare un buon prodotto di intrattenimento solamente per gli appassionati dell’action movie all’americana, ma un’involuzione nella carriera del regista a causa, forse, dell’asimmetria fastidiosa tra la cura registica e la povertà della sceneggiatura, che rende il film un prodotto tecnicamente ottimo, ma qualitativamente inferiore a ciò che ci si aspetterebbe da Guy Ritchie. Like a dark horse… lo si potrà di nuovo dire di Guy Ritchie, in futuro?


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Laureato in filosofia, sono appassionato di cinema fin dall’età infantile. Ho una propensione per la riflessione e per l’elaborazione dei concetti, per questo nella visione di un film mi muovo soprattutto sull’analisi delle intersezioni tra il contenuto narrativo e lo stile registico che lo sviluppa. Amo riflettere sulle caratterizzazioni dei personaggi e sugli sfondi simbolici e filosofici che li costituiscono all’interno della trama di cui sono protagonisti. Guardo al cinema come a un sofisticato modo di rappresentazione degli aspetti cruciali della vita. Guardare un film per me significa entrare in un meccanismo riflessivo che fa comprendere, ma anche formulare, relazioni concettuali e costruzioni teoretiche. Il cinema è per me un modo di fare filosofia.

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