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You 4 Parte 2: l’ultimo atto di Joe Golberg?

11 minuti di lettura

Con i nuovi cinque episodi caricati su Netflix il 9 marzo, You chiude la sua quarta stagione all’insegna delle sorprese. Eravamo rimasti a un meccanismo alla Agatha Christie, una giostra gialla in cui sin da subito era chiara allo spettatore l’identità del serial killer dei ricchi. Ma Rhys Montrose, l’affascinante politico rampante, non è l’aguzzino dietro le morti degli altolocati londinesi.

Con la seconda parte, infatti, You ritorna alla sua primordiale natura di thriller psicologico, discostandosi da un preambolo a tinte gialle che ha confuso lo spettatore. Ecco, quindi, che riconquista spazio la psiche chiaroscurale, contorta, disturbante e disturbata di Joe Goldberg.

Torniamo all’inizio, alla genesi di un personaggio che per tre stagioni non è mai venuto a patti con la sua vera natura e che, ora, si è addentrato talmente a fondo nel marcio della sua psiche da accettare la sua devianza omicida. Alla fine della quarta stagione, Johnathan Moore muore e ridà la scena a Joe Goldberg che, in un conclusivo atto d’amore verso se stesso, si riconosce nella frase: Non ho mai voluto altro che amare ed essere amato totalmente”.

L’ultimo atto di You 4 non raggiunge il lieto fine, non porta con sé giustizia e vendetta, ma termina il ritratto di un personaggio che, raggiunta la sua completezza, non ha più niente da dare e si crogiola in un universo dove i soldi salvano una reputazione e l’amore vive nel compromesso.

Attenzione: si avvisa che i successivi paragrafi contengono spoiler!

You 4, il gioco si ribalta e il detective diventa assassino

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La prima parte di You 4 si è chiusa con un inedito Johnathan Moore nelle vesti di un detective alla ricerca di un serial killer che, nel frattempo, lo ha iniziato a ricattare. Tuttavia, nonostante l’acuta capacità intuitiva di Jonathan, la veste da investigatore non gli si addice.

Nella seconda parte, scopriamo quindi che il Rhys Montrose che ha ricattato il nostro alla ricerca di una deviata amicizia tra assassini e che si è macchiato di tutti gli omicidi non è nient’altro che la personificazione del lato oscuro della psiche di Jonathan. La scoperta ribalta la storia e si palesa nel momento in cui Jonathan uccide il vero Rhys Montrose dopo una straziante tortura, ma il suo alter ego non scompare. Per tutto il tempo fino a quel momento, la psiche di Jonathan è stata dissociata.

Alla luce del giorno, il nostro è sempre stato un elegante professore di letteratura, di notte, un omicida… e non solo. È stato infatti un particolare evento scatenante a provocare il dissociamento della psiche di Jonathan, attribuendo tutti i cruenti omicidi da lui commessi alla proiezione di Rhys Montrose generata dal suo inconscio. Tutto è nato nel momento in cui Joe, non ancora assunta l’identità di Jonathan, ha lasciato libera Marianne dopo averla incontrata a Londra.

Per tutto il corso degli eventi, lo spettatore ha pensato che Marianne avesse preso un treno e fosse tornata dalla figlia in un lieto fine. Ma nell’universo di You non esiste lieto fine: Marianne è infatti stata rapita e chiusa in una gabbia di un seminterrato. Lo schema di prigionia alla Joe Goldberg si è dunque reiterato per tutto il tempo. Mentre Jonathan viveva la sua relazione con Kate, sfuggendo ai ricatti del presunto Rhys Montrose, Marianne è stata chiusa in una gabbia.

Ed è qui che entra in gioco la vera detective della storia, Nadia (Amy-Leigh Hickman), studentessa di Jonathan che diventa sempre più dubbiosa sugli strani comportamenti del suo professore, soprattutto dopo la morte di Rhys. Nadia scopre così il seminterrato in cui è ingabbiata Marianne e, grazie a uno stratagemma, l’aiuta a scappare, mentre Joe/Jonathan pensa che la sua amata sia morta.

Straziato dall’impossibilità di cambiare, Jonathan tenta il suicidio, ma sopravvive e decide di essere totalmente sincero con Kate, accettando il suo passato e la sua natura omicida. Nadia, integerrima fino alla fine, diventa il capro espiatorio di una vicenda in cui Joe, ancora una volta, ne esce incolume.

Parliamo di erotomania

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You 4 fa quindi luce su tutte le zone d’ombra più ermetiche di Joe Goldberg e introduce un termine che fino a questo momento non era mai stato usato nella serie TV: erotomania. Trattasi di una condizione psichiatrica per cui il soggetto crede di essere amato da una persona che spesso conosce a malapena. Ecco dunque che, in un delirio psicotico, il soggetto coglie messaggi e segnali dall’altra persona che solo lui vede.

Così accade tra Joe e il vero Rhys Montrose, in cui il nostro protagonista pensa di leggere una storia simile alla sua, quella di un ragazzo di periferia che ha riscattato il suo passato e si è fatto un nome nell’alta società. L’aspetto quindi più interessante di You 4 si rivela nella sua seconda parte e si fonda sulla bromance tra Joe e Rhys, tra il nostro protagonista e il suo lato oscuro.

Questo è il rapporto d’amore più intenso che troviamo nella serie TV e che conduce Joe verso una finale accettazione di sé. In tutto il suo percorso, il personaggio non perde il suo fascino, instillando sempre una sorta di pietà compassionevole nello spettatore. Al termine della quarta stagione, però, vediamo Joe in una completezza che ci spaventa. Lui, infatti, ha sempre ricercato donne socialmente superiori rispetto a lui, circondate da amici e conoscenti a cui Joe ha sempre imputato un’inferiorità culturale, giudicandoli dall’alto con una supponenza narcisistica.

Tuttavia, al termine della quarta stagione, Joe trova la sua dimensione proprio nel mondo che ha sempre criticato. Vediamo quindi l’attore Penn Badgley in un déjà-vu che ce lo ricorda come Dan Humprey in Gossip Girl.

Joe, infatti, rimane avvolto nel meccanismo di potere, ma non è vittima, lo manipola a suo piacimento. Riesce, con astuzia, a governare le due parti della sua psiche, o almeno lo fa credere allo spettatore. Così, You consegna il ritratto di un amore malato, che scarnifica le fragilità reciproche, ingabbiando gli amanti in un gioco di compromessi. La vera condanna di Joe, nel suo lieto fine con Kate, è quella di rimanere intrappolato in un’illusione, a cui, sia lui che la sua fidanzata, si aggrappano disperatamente per non affogare in una realtà psicologicamente insostenibile.

You 4, il gioco della volpe e dell’usignolo

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Nell’ottavo episodio, seguiamo in parte il punto di vista di Marianne che, rubando il tanto amato voice over di Joe, ci racconta la storia del suo rapimento come se fosse una favola amara, quella della volpe e dell’usignolo. La volpe, con astuzia promette all’usignolo la libertà, ma poi gli spezza un’ala e lo chiude in una gabbia, aspettando il momento di ucciderlo. Alla base della storia, c’è l’ormai conosciuto meccanismo della gabbia di Joe, che You 4 usa anche con il suo spettatore.

La quarta stagione assume infatti il modus operandi del protagonista, ingabbiando lo spettatore in un’illusione nei primi cinque episodi, per poi spiazzarlo di fronte a una scioccante verità, tanto da spingerlo a seguire la storia di Joe fino alla fine.

Comprensibile, dunque, la scelta produttiva di dividere la stagione in due parti, sebbene la distanza di un mese tra le due possa spegnere l’attrattiva verso una storia che, nella prima parte, fatica a ingranare. La prima posizione in classifica su Netflix testimonia però la fidelizzazione di un pubblico che continua a rendere You campione di visualizzazioni su Netflix.

Sebbene con un incedere più lento e un coinvolgimento romantico, quello tra Joe e Kate, non travolgente come nelle precedenti stagioni, You 4 fa il suo dovere nel condurre lo spettatore verso (forse) l’ultimo atto della storia di Joe. Per l’ultima stagione, Penn Badgley, oltre al ruolo di protagonista e produttore, si cimenta anche nella regia del nono episodio, il più intimo e psicologico di You 4. La sua cura del personaggio si completa dunque a 360 gradi e ci lascia con la pseudo convinzione di un addio anche, se, con You, nulla è mai certo.


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Classe 1996, laureata in Comunicazione e con un Master in Arti del Racconto.
Tra la passione per le serie tv e l'idolatria per Tarantino, mi lascio ispirare dalle storie.
Sogno di poterle scrivere o editare, ma nel frattempo rimango con i piedi a terra, sui miei immancabili tacchi.

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