Benvenuti a Zombieland, di Ruben Fleischer, è uscito dieci anni fa e in Italia non è nemmeno arrivato nei cinema. Fu distribuito solo per il mercato home video ma nel corso del tempo è diventato un cult, perché ha riscritto la figura dello zombie ed è diventato un film unico nel suo genere. Questo nuovo episodio è il sequel perfetto: cinico, divertente, ironico e con un accenno di splatter che ci ricorda che stiamo pur sempre parlando di zombie.
«Zombieland 2»: la storia e i personaggi
Sono passati dieci anni da quando Columbus (Jesse Eisenberg), Tallahassee (Woody Harrelson), Wichita (Emma Stone) e Little Rock (Abigail Breslin) si sono incontrati. Sono una famiglia e come in ogni famiglia ci sono tensioni. Anche durante un’apocalisse zombie. In dieci anni le cose cambiano, i rapporti si esasperano e la convivenza sempre nello stesso posto diventa difficile. Mentre Tallahassee si comporta da padre iperprotettivo, Little Rock è cresciuta, ha voglia di emanciparsi dalle figure autoritarie, di confrontarsi con dei coetanei e innamorarsi. Wichita si sente pressata dal rapporto stabile con Columbus. Per questo le ragazze lasciano il gruppo e danno il via a un avventuroso viaggio on the road.
Ma anche il mondo là fuori è cambiato. Agli zombie conosciuti fino a questo momento si aggiunge un nuovo tipo di zombie, più forte, veloce e difficile da abbattere.
Se il primo film ci mostrava un panorama desolato, dove gli unici sopravvissuti erano i nostri protagonisti, stavolta vediamo che altre persone in giro per gli Stati Uniti sono riuscite a cavarsela, in un modo o nell’altro. Tra questi Madison (Zoey Deutch), una biondina svampita, Berkeley (Avan Jogia), un hippie pacifista e piacione, e Nevada, interpretata da una energica e tostissima Rosario Dowson.
È Woody Harrelson che si distingue per l’interpretazione eclettica, combattuto tra il ruolo di padre apprensivo e avventuriero solitario, trascina il gruppo con battute fulminanti e la cattiveria di chi deve difendere ciò che gli è caro. Il suo personaggio ha avuto una evoluzione dallo scorso film: da lupo solitario a caccia di Twinkies a membro anziano di una sgangherata famiglia, che cerca di tenere unita e al sicuro.
Lungo questo viaggio conosciamo nuovi personaggi, nuove ambientazioni e seguiamo tutto il loro percorso, finché non arriviamo assieme ai protagonisti a capire dov’è e cos’è una casa.
Un genere a parte
Ruben Fleischer mette in gioco le carte vincenti che hanno decretato il successo del primo Zombieland. Ritroviamo l’ironia, cinica ma mai pesante, il ritmo delle scene d’azione, esplicite ma non gratuitamente violente. I richiami al primo film sono numerosi e centrati. Non ci sono forzature nel richiamare ciò che è già successo, la percezione è quella di una naturale evoluzione degli eventi. Gli effetti speciali sono ben curati e con un ottimo gioco di regia lo spettatore si ritrova al centro dell’azione, anche nelle scene di combattimento più cruente. Non mancano campi lunghi sui paesaggi che mettono l’accento sull’esperienza on the road dei protagonisti.
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In questo sequel abbondano riferimenti culturali a ciò che era la vita prima dell’apocalisse zombie: musica, cinema, cultura pop, emergono dai riferimenti ai non-morti (categorizzati in Homer, Hawking, Ninja e T-800 in ordine di pericolosità) e dalle storie vissute e raccontate dai personaggi.
Zombieland 2 è divertente, intelligente e mantiene la tensione fino alla fine. Anche se, come nel primo film, l’evolversi degli eventi porta a situazioni di pathos prevedibili, le sequenze in cui il pericolo viene risolto sono godibili e sorprendenti. Un sequel equilibrato e una sfida vinta dopo un film di successo e dieci anni di distanza dall’inizio della storia.