Una industrializzazione travolgente ha operato una mutazione antropologica negli italiani. La riflessione politica di Pier Paolo Pasolini però non si limita solo all’aspetto passivo di denuncia, bensì tratteggia i contorni di una modernità diversa, in grado di coniugare sviluppo e progresso.
Pier Paolo Pasolini è uno di quegli intellettuali che può rientrare a buon titolo nella categoria degli autori perennemente inattuali proprio in virtù della loro costante, disperata e terribile attualità. Nato nel 1922 a Bologna e cresciuto fra il capoluogo emiliano e la materna Casarsa della Delizia, in Friuli, il suo ingresso sulla scena culturale italiana risale al 1942, quando, ventenne, pubblica Poesie a Casarsa, la sua prima raccolta poetica in lingua friulana. Sempre il ’42 è l’anno in cui […] Continua a leggere su Frammenti Rivista