Nello Scolio alla seconda proposizione della terza parte dell’Ethica, Spinoza scrive: «nessuno, […] fino adesso, ha conosciuto la struttura del Corpo tanto accuratamente da poter spiegare tutte le sue funzioni». Poiché riferiamo alle libere decisioni della mente le azioni che il nostro corpo esercita, cioè perché cadiamo nella superstizione del libero arbitrio magistralmente criticata da Spinoza nell’Appendice alla prima parte, nascondiamo a noi stessi non solo la fabrica corporis, la struttura del corpo, ma anche le sua capacità. In qualche modo la vera potenza del corpo, che cosa esso possa fare, ci sfugge: l’automatismo corporeo, l’abitudine che rende atti a qualcosa, il sonnambulismo stesso, in quanto stato di cessazione dell’attività cosciente, ci mostrano come «lo stesso Corpo, in base alle sole leggi della natura, è capace di molte cose che la sua stessa Mente ammira».
Ma come è possibile giungere all’esperienza acefala del corpo, farsi, nei termini di Gilles Deleuze e Félix Guattari, un Corpo senza Organi, ovvero che non risponda al triplice giudizio di Dio (organizzazione degli organi, significazione e soggettivazione) ma che si libri mostrando la […]
Leggi l’approfondimento sulla concezione del corpo per Spinoza su Frammenti Rivista: