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Nightbitch – Bestia di notte, il conflitto della maternità

6 minuti di lettura

Largamente anticipato, e già considerato da molti come uno dei titoli migliori dell’anno prima ancora di vedere la luce, Nightbitch – Bestia di notte, è disponibile dal 24 gennaio 2024 su Disney+. Diretto da Marielle Heller, il film vede nel cast Amy Adams, nel ruolo della protagonista, Scoot McNairy, Jessica Harper, Zoe Chao e Mary Holland.

Nightbitch, un tema vincente per un film che si perde

Nightbitch, Amy Adams col figlio piccolo

Nightbitch ruota attorno a una normalissima famiglia americana (solo all’apparenza) e alla storia di una donna (Amy Adams) che, dopo essere diventata madre circa due anni prima, decide di abbandonare il lavoro come artista, per dedicarsi completamente alla cura e alla crescita di suo figlio. Mentre suo marito (Scoot McNairy) si dedica esclusivamente al lavoro, la donna è costretta a cambiare radicalmente la propria vita in quanto madre, trovandosi intrappolata in una realtà che non le appartiene più. Tutto cambia quando la donna va incontro a una serie di strane trasformazioni fisiche e mentali, che la porteranno a ottenere una nuova visione della sua vita.

Tratto dall’omonimo romanzo di Rachel Yoder, Nightbitch è un film dalle enormi potenzialità, con un tema tanto attuale quanto importante da raccontare: quello della maternità, delle difficoltà e i cambiamenti annessi ad essa. Potenzialità che però cadono nel banale, all’interno di una sceneggiatura blanda e piatta, che rende la narrazione soporifera e, in molti casi, troppo superficiale. Nightbitch cerca di mischiare il genere del thriller-horror con una buona dose di commedia quasi surreale, ma non sfrutta a pieno le potenzialità di questi generi, lasciando che il secondo surclassi il primo troppo facilmente, con il lungometraggio che si perde proprio in quei punti in cui la narrazione dovrebbe evolvere.

La punta di diamante di Nightbitch è Amy Adams

Nonostante il lungometraggio abbia una notevole quantità di punti deboli, questi vengono facilmente nascosti dalla protagonista della storia e dalla magnifica interpretazione di colei che le presta il volto: Amy Adams. Fulcro dell’intera narrazione ed emblema dei difficili e delicati temi trattati, la protagonista (che non ha un nome) è la vera punta di diamante di un film che risulterebbe altrimenti dimenticabile. Amy Adams eccelle nella sua interpretazione di una donna frammentata e a pezzi, una donna che si sente costantemente intrappolata in una gabbia dalla quale non sembra esserci via d’uscita.

Tutte le giornate sono le stesse, sembrano ripetersi rinchiuse in un loop temporale continuo, dove tutti vivono, tranne la donna che si sente privata della sua identità, ormai collegata a quella di suo figlio. La protagonista usa la rottura della quarta parete per poter comunicare direttamente con lo spettatore il disagio interiore, le sue insicurezze e la sua anima ormai frammentata, trovando sollievo temporaneo proprio all’interno di questo breve sfogo. Nessuno riesce a capirla, nemmeno suo marito, che non si rende conto dei cambiamenti, sia fisici che psicologici, a cui una donna va incontro dal momento in cui diventa una madre.

Che cos’è realmente la maternità? 

Tra tutte le domande che il film vuole porre ai suoi spettatori, ce n’è una incombente: che cos’è realmente la maternità? Nightbitch indaga proprio questo aspetto, direttamente tramite la visione e i pensieri della sua protagonista (il tema non è nuovo e recentemente sembra essere tornato in auge: si veda Mother’s Instinct, ma anche il documentario sulla figura femminile Witches, ndr).

La donna non ha un nome, così come suo figlio, permettendo quindi una maggiore identificazione del pubblico, soprattutto femminile, con lei, resa più facile grazie alla rottura della quarta parete. Ma è un altro l’aspetto più particolare e intrigante del lungometraggio: la correlazione tra maternità e bestialità.

La protagonista, infatti, scopre una connessione con il mondo canino e con gli istinti primordiali legati a esso, connessione sia positiva che negativa; nel primo caso, infatti, permette alla donna di riscoprire sé stessa per creare una nuova connessione con la sua vera identità, mentre è negativa per alcune delle azioni che è portata inconsapevolmente a compiere. Aspetto interessante e dalle enormi potenzialità, trattato però superficialmente e non nel modo che meriterebbe.

Nightbitch è quindi nel suo complesso un film riuscito a metà, che gode da un lato di un’ottima prestazione attoriale da parte della sua protagonista Amy Adams (che per questo film ha ricevuto la candidatura ai Golden Globe nella categoria Miglior Attrice Protagonista in un film musical o commedia), mentre dall’altro di una scrittura povera e che non gli rende del tutto giustizia.


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Rebecca, classe 2000. Scrivo da che ne ho memoria e da ancora più tempo guardo film. Ho troppi film preferiti, sono innamorata del cinema in tutte le sue forme, vorrei vivere all'interno di una sala cinematografica e aspetto il Festival del cinema di Venezia come fosse Natale.

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