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Star Wars: Il ritorno dello Jedi, i primi quarant’anni del cult

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7 minuti di lettura

Era il 25 maggio 1983 quando il terzo capitolo della saga di Star Wars arrivava nei cinema statunitensi, mettendo la parola fine, solo per alcuni anni, a quella che poi è diventata la trilogia originale della saga. Dal 2021 nella lista dei film destinati alla conservazione nel National Film Registry, Star Wars: Il ritorno dello Jedi, arricchito successivamente dalla dicitura Episodio VI, a distanza di quarant’anni dalla sua uscita continua a dimostrarsi uno dei capitoli più riusciti dell’intero franchise ambientato in una galassia lontana lontana.

La genesi di un capolavoro

star wars il ritorno dello jedi

Diretto da Richard Marquand, il lungometraggio prende vita direttamente dalla scia del suo precessore, il fortunato L’Impero colpisce ancora (1980).

Dopo aver subito l’ennesimo attacco l’Impero, comandato dall’Imperatore Palpatine (Ian McDiarmid) e da Darth Vader (David Prowse), è pronto a tornare alla ribalta con la creazione della seconda Morte Nera, molto più minacciosa e letale della prima, con l’obiettivo di radere al suolo una volta per tutte l’Allenza Ribelle capitanata dalla Principessa Leia (Carrie Fisher). I ribelli corrono ai ripari attaccando quello che è ancora lo scheletro della nuova Morte Nera, mentre Luke Skywalker (Mark Hamill), ormai abile Jedi, è sempre più ostinato a riportare Darth Vader, suo padre, dalla sua parte.

Terzo film della Trilogia Originale e sesto film in ordine cronologico, Star Wars: Il ritorno dello Jedi è stato senza dubbio anche il più ambizioso della trilogia. Con un budget iniziale tra i più elevati della saga di Star Wars, il film è andato incontro ad innumerevoli vicissitudini che ne hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo.

Andando con ordine non si può non parlare del titolo originale: Il Ritorno dello Jedi, infatti, non è stata la prima scelta, bensì l’alternativa a La vendetta dello Jedi, successivamente ripreso e leggermente modificato per Episodio III. Altrettanto turbolenta è stata l’assegnazione della regia, pensata prima per David Lynch ma rifiutata in favore di Dune e poi per David Cronenberg già impegnato con La zona morta e Videodrome.

Il Ritorno dello Jedi è la consacrazione di un mito

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Se nella storia del cinema si dovesse eleggere la saga più emblematica (anche se al contempo rimane un esperimento azzardato), la scelta ricadrebbe senza alcun dubbio su Star Wars. Se per George Lucas realizzare un sequel del primo lungometraggio e addirittura un sequel del sequel pareva una cosa impensabile, altrettanto lo era il pensiero di realizzare una chiusura perfetta di quella che è sicuramente una delle trilogie più importanti e caratteristiche del cinema post-moderno.

E invece è proprio quello che è accaduto. Star Wars: Il Ritorno dello Jedi è la consacrazione di un’intera trilogia, un punto di svolta per l’intera cinematografia anni ’80 e la chiusura temporanea di una storia senza precedenti.

Il ribaltamento delle certezze avvenuto in chiusura de L’Impero colpisce ancora, trova la sua massima espressione ne Il Ritorno dello Jedi, sia grazie alla storia che racconta ma soprattutto grazie ai suoi personaggi. L’equilibrio è crollato, quello che credevamo di sapere viene messo in discussione ma con questo il bisogno di stabilità e di riportare le cose come stavamo è quasi necessario; le scene di combattimento, preponderanti nei precedenti capitoli, lasciano spazio ad una presa di coscienza maggiore da parte dei suoi protagonisti con l’ammontare di innumerevoli dialoghi molto più profondi, dove il confine tra Lato Oscuro e Lato Chiaro della Forza è sempre più labile.

Star Wars: Il Ritorno dello Jedi, una storia di crescita


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Luke Skywalker è l’emblema di questo terzo capitolo. Dopo aver scoperto quella che è la sua vera storia e aver appreso della sua vera identità, matura, e lo spettatore impara a conoscere un lato del suo protagonista molto diverso rispetto a quello mostrato fino ad ora.

Da giovane ragazzo contadino a Maestro Jedi, Luke è sicuramente il personaggio dall’arco narrativo più sviluppato e meglio realizzato tra tutti i personaggi del lungometraggio; una presa di coscienza e di consapevolezza che trova la sua massima espressione proprio nelle sequenze finali del lungometraggio, dove sorride salutando il passato per andare ad accogliere un futuro totalmente nuovo.

Ecco, quindi, che Il Ritorno dello Jedi è una storia di crescita e di formazione, impregnato di una nuova maturità artistica testimoniata anche dalla scelta dei luoghi principali insoliti e differenti, uno su tutti la foresta degli Ewok, teatro di alcune delle vicende più importanti e di maggior risalto all’interno del lungometraggio.

La fine di un viaggio e il suo compimento, emblematico non solo per la trilogia ma anche per chi con la trilogia ci è cresciuto inconsapevolmente, ossia lo spettatore. Star Wars ha saputo creare empatia e un legame cinematografico indissolubile con il suo pubblico che, iniziato alla saga nel 1977, ci è ora profondamente legato. Una storia destinata a vivere per sempre nella memoria di chi quel tempo lo ha vissuto ma anche di chi lo ha conosciuto dopo.


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Rebecca, classe 2000. Scrivo da che ne ho memoria e da ancora più tempo guardo film. Ho troppi film preferiti, sono innamorata del cinema in tutte le sue forme, vorrei vivere all'interno di una sala cinematografica e aspetto il Festival del cinema di Venezia come fosse Natale.

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