Venezia 82 – Human Resource, la vita è un dono?

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Presentato in concorso nella sezione Orizzonti della 82a Mostra del Cinema di Venezia, Human Resource è il nuovo film del regista thailandese Nawapol Thamrongrattanarit, la storia di una gravidanza silenziosa, colma di dubbi esistenziali in un mondo ostile.

Riflessioni in fermoimmagine

human resource fermoimmagine

Nel 1976 esce Ma come si può uccidere un bambino? di Narciso Ibáñez Serrador, un horror spagnolo tratto dal romanzo El juego de los niños scritto da Juan José Plans. Il film si apre con dei filmati di repertorio che mostrano diverse guerre negli anni, focalizzandosi sui bambini in quanto vittime innocenti. Poi inizia il film vero e proprio, un apparentemente classico film horror-giallo.

La storia si evolve mostrando i bambini come antagonisti killer, una sorta di vendetta sugli adulti che hanno rovinato il mondo e quindi il loro futuro. Un horror dal forte carattere sociale, costruito su un concetto talmente interessante da mettere in ombra l’intrattenimento orrorifico del film stesso. Con il film di Ibáñez Serrador non ci si spaventa, si riflette.

Nawapol Thamrongrattanarit con il suo Human Resource fa un ragionamento simile. Non ci si chiede com’è possibile uccidere un bambino, ma ci si chiede com’è possibile – nella società contemporanea – metterlo al mondo. La pellicola inizia con un fermoimmagine della prima ecografia della protagonista. L’immagine e un lungo silenzio. La realizzazione attonita di qualcosa di inaspettato, di troppo grande per se stessa e – esistenzialmente parlando – per l’essere umano stesso.

L’atmosfera asettica di Human Resource

human resource macchina

Thamrongrattanarit gira un film che si distacca da ogni forma di calore, sia cromatico che sentimentale. Human Resource è un film asettico, freddo, figlio della realtà post COVID-19. Ritmi dilatati, sequenze infinite.

Le inquadrature sono spesso formate da soggetti divisi da barriere (reali e astratte), vetri, silenzi perpetui. Thamrongrattanarit usa perfettamente la scenografia come un autentico elemento narrativo: rinchiude i suoi protagonisti, li mette al riparo dal vento, dalla pioggia o da pirati della strada. Ogni scelta è irrilevante per gran parte dei personaggi, ma per lo spettatore e la protagonista l’umanità è troppo stupida, pericolosa, quasi senza speranza. Lo sa bene lei, la cui occupazione (risorse umane) dà il titolo al film. È quindi così che tramite il suo lavoro riesce ad avere una panoramica sulla società odierna. Da qui i dubbi.

In Human Resource sono ricorrenti le scene in macchina, in particolare quella dove i protagonisti trovano automobilisti e motociclisti percorrere in controsenso una strada a senso unico. C’è la lunga attesa, i lunghi rumori dei clacson ad invadere un film prevalentemente quieto. Poi i litigi, quindi il pericolo, il tutto per motivi futili. Si avverte l’impressione che tutto ciò può essere evitato, eppure non vi è altra scelta oltre al confronto diretto.

Come gocce in una cascata

human resource asettico

A proposito di ricorrenti scene in macchina, quindi di scene in cui i personaggi sono rinchiusi, al riparo, distaccati dal resto della società, sono ricorrenti anche le scene all’autolavaggio. In particolar modo la scena finale del film sa essere esplicativa: la protagonista è all’interno dell’automobile, l’acqua e il sapone scorrono sui vetri della vettura. Come ultima immagine le gocce bianche scivolano velocemente sul vetro del parabrezza, quasi strisciando. Tramite l’illusione ottica le gocce diventano spermatozoi.

Siamo solo gocce in una cascata. Ha quindi senso preoccuparsi?

Human Resource diventa quasi la ricerca di un’umanità perduta, nonostante poi il film non riesca a soffermarsi davvero sui grandi drammi di un pianeta che si sta autodistruggendo. È tutto accennato, detto sottovoce. Thamrongrattanarit preferisce concentrarsi sulla psicologia dei suoi personaggi, sulle atmosfere e sullo stile. Il risultato è un buon film, dalla premessa interessante, ma con il messaggio principale che ne viene fuori indebolito.

La morale di Human Resource funziona con un po’ di impegno da parte dello spettatore, in grado di chiudere un occhio sul film, aprendolo e puntandolo sul mondo che lo circonda.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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