Nel 2023 su Netflix usciva il documentario su Ilary Blasi, Unica. Sulla piattaforma la nota personalità televisiva ha esplorato gli alti e bassi della sua carriera e della sua vita privata, coprendo specialmente il suo divorzio dal calciatore Francesco Totti, dando finalmente la sua versione della storia al mondo. Se guardando quell’ultima inquadratura di una Ilary vagante, alla scoperta della sua nuova vita da single, vi siete chiesti “E adesso?” allora Ilary, la serie sequel in cinque episodi, è quello che fa per voi.
Ilary, dove eravamo rimasti?
La serie adotta un format simile a quello di Unica, alternando interviste dirette a Ilary con spezzoni della sua vita quotidiana e occasionali materiali d’archivio. Tuttavia, il fulcro è chiaramente sulla sua nuova vita: le sue esperienze riprese in tempo reale occupano una parte decisamente più consistente rispetto agli altri elementi. Rivediamo personaggi già presenti in Unica, come il nucleo familiare e gli amici stretti di Ilary, e incontriamo volti nuovi, come Bastian, il nuovo interesse amoroso della protagonista.
In Ilary, Blasi si re-inventa: dopo essere stata sposata per tanti anni è il momento di scoprire e mostrare una sua nuova dimensione più individuale. Vediamo quindi la conduttrice televisiva affrontare le sue paure, come quella di provare a buttarsi con il paracadute; al tempo stesso, la vediamo imparare e apprezzare nuove parti di lei, come nell’episodio in cui impara a cucinare con Ruben (dal programma televisivo Cucina con Ruben) e quello in cui tenta l’ammissione all’università, un sogno che aveva accantonato dopo aver scelto la carriera televisiva.
Ilary vs Unica: cosa non funziona
La docuserie Netflix risente inevitabilmente dell’influenza esercitata dal prodotto mediatico da cui trae origine. In un episodio della serie stessa vediamo Ilary andare in Giappone per coprire l’uscita di Unica. Questo continuo rimando al film, anche attraverso motif visivi, fa perdere incisività alla serie. Ilary è sicuramente un tentativo della Blasi di tenere i suoi fan aggiornati (e anche di portare dentro un nuovo potenziale pubblico) imitando il format di serie che hanno spopolato negli anni 2010 come Al passo con i Kardashian. Unica è stato il trampolino di lancio: un prodotto perfetto nell’esecuzione, dal montaggio alla scelta musicale, che ha decisamente funzionato. Ilary, tuttavia, non riesce ad essere ugualmente vibrante ed efficace.
Il problema principale di Ilary è la mancanza di un fulcro ben preciso: seguiamo Blasi attraverso le sue disavventure (paracadutismo, biciclettate, viaggi, ecc…) ma tutte queste sue azioni risultano inconcludenti. La struttura degli episodi è sempre la stessa: Ilary conversa con le sue amiche, trova un nuovo modo per mettersi alla prova e poi procede a farlo per la durata dell’episodio. Inizia un percorso, si lamenta strada facendo – la frase più ripetuta nella serie è “Ma chi me l’ha fatto fare” – e poi partono i titoli di coda.
Confrontando questa serie con la struttura di Unica, vi è una notevole differenza nella qualità della scrittura. Unica è un prodotto che ha conquistato gli spettatori poichè sincero prima di tutto: ci dà un punto di vista fino a quel momento inesplorato, portandolo con la tipica leggerezza che comunica la figura di Ilary ma senza escludere rivelazioni dure, che colpiscono allo stomaco. In Unica Ilary Blasi è una donna come le altre che affronta l’impensabile, offrendo quindi riparo a tutte le altre persone che possono aver sperimentato l’infedeltà del partner. Il percorso che fa Ilary in Unica è lineare, di guarigione, motivo per cui lo spettatore si sente a suo agio a guardarla, come se anch’egli sperimentasse la sua catarsi.
La vita oltre Ilary
Ilary non si può considerare quindi una scommessa vinta al 100%. Nonostante la serie sia andata bene, con un alto numero di spettatori, manca quell’enfasi che caratterizzava Unica. Se nel docufilm Ilary Blasi è una fenice che rinasce dalle ceneri, zittendo una volta per tutte il vociare avviato dall’ex-marito, con Ilary sembra voler trasmettere un messaggio di forza e resilienza, anche se non è evidente in cosa consista il suo traguardo. Coscienti del fatto che comunque Ilary rimane alla base un reality, e quindi non si può spingere assai Blasi stessa fuori dalla confort zone, viene da chiedersi se sia valsa la pena di sviluppare una serie così blanda.
Ci sono dei momenti che scaturiscono interesse, come le apparizioni di Bastian. Il nuovo compagno di Blasi crea scalpore in quanto lo spettatore vuole vedere come prosegue la vita amorosa di Blasi. Tuttavia la sua partecipazione è sempre data a livello superficiale: appare in ogni episodio, anche quando non ha motivo di esserci, solo per creare una sorta di filo logico che colleghi la serie. Ciò che sancisce il fallimento di Ilary è proprio la conclusione, che sembra il finale di un episodio qualsiasi. Sorge spontaneo chiedersi se ci sarà veramente una stagione due, come annunciato nella serie stessa, e se valga la pena continuare a “tenersi al passo” con Ilary Blasi.
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