La vita nascosta – Hidden Life (2019) è l’ultima pellicola di Terrence Malick, una delle figure più enigmatiche e misteriose del panorama cinematografico mondiale. Il regista, nato nel 1943 in Texas, è famoso per la sua assenza e la sua riservatezza. Le sue foto e le apparizioni pubbliche si contano sulle dita di una mano, non ha mai rilasciato interviste e a parlare di lui sono solo i suoi nove film, spalmati lungo cinquant’anni di carriera. Il suo stile è unico, particolare, complesso e non accessibile a tutti e non a caso è uno dei registi più discussi e divisivi. Letteralmente o lo si ama alla follia o lo si disprezza, fino a quasi non sopportarlo più.
La voce fuori campo, la quasi assenza dei dialoghi, la camera mobile grandangolare sempre in movimento e vicina ai personaggi, l’introspezione umana e l’analisi filosofica sono alcuni dei tratti stilistici che in Malick si ripetono in ogni suo lavoro. Sia nei film di guerra come La sottile line rossa (1998), sia nei film più familiari come il pluripremiato The tree of life (2011) o I giorni del cielo (1978), ma addirittura nei progetti biografici e storici come La vita nascosta – Hidden Life (2019) o The New World (2005).
Terrence Malick è un regista maniacale e perfezionista, ogni immagine e dialogo raccontano qualcosa, nulla è lasciato al caso e soprattutto non si è mai legato a dinamiche produttive che lo intrappolassero creativamente. Per questo non ci si deve stupire che abbia lasciato passare più di vent’anni tra il suo secondo e terzo film o se solo negli ultimi dieci anni ne abbia scritti e girati ben cinque.
La nuova scommessa di Malick: La vita nascosta – Hidden Life
Le ultime pellicole, alcune girate nello stesso periodo di tempo e senza una chiara sceneggiatura, hanno la stessa impronta delle precedenti e piacciono molto agli estimatori dello stile di Malick. Tuttavia questi film risultano più superficiali e vuoti rispetto ai suoi migliori, per questo sono stati accolti male dal pubblico, che ha iniziato a percepire Malick come un regista senza più idee e troppo ripetitivo. Con La vita nascosta – Hidden life, invece, suo ultimo film uscito nel 2019, il regista texano si è distaccato dalle consuete dinamiche sentimentali affrontate in To The Wonder (2012), Knight Of Cups (2015) e Song To Song (2017) per affrontare temi molto densi e delicati, in un contesto storico oscuro e difficile, tramite una storia realmente accaduta.
È il 1938, la Seconda guerra mondiale è alle porte e l’Austria viene annessa alla Germania nazista per creare il grande stato tedesco, così da sovrastare tutti gli altri. La scia estremista hitleriana e il bisogno di uomini pronti a combattere raggiungono così anche Sankt Radegund, un piccolo comune sperduto nell’Alta Austria, dove vivono Franz e Franziska, una coppia di contadini cattolici e genitori di tre piccole bambine. La loro tranquilla vita viene interrotta dalla chiamata alle armi del marito per l’esercitazione obbligatoria. Il contadino lascia la sua casa e conosce una realtà diversa, fatta di armi e violenza, mentre continua a scriversi con sua moglie, ad aggiornarla sulla deriva che sta prendendo il loro Paese e sulle speranze di un veloce ritorno a casa.
La profonda parabola di un uomo contro la dittatura
Dopo pochi mesi, tutto sembra tornare alla normalità, la Francia si arrende e la nazione permette al contadino di tornare ad abbracciare la sua famiglia, ma la pace è effimera e la Germania inizia a richiamare tutti gli uomini per riprendere gli assalti alle nazioni nemiche. Paura e preoccupazione incombono sul comune, non tutti credono in quello per cui combatte la Germania, ma rifiutarsi significa andare contro una dittatura che non permette di scegliere. A Sankt Radegund solo Franz decide di prendere una posizione, di non sottostare al volere altrui. Se venisse richiamato, non vuole più essere la pedina di un violento massacro ingiustificato, non vuole sporcare la sua fede e diventare così un’altra persona.
Chiede aiuto e consiglio alla Chiesa, che però gli intima di inginocchiarsi e giurare fedeltà a Hitler perché le conseguenze impatterebbero anche sulla sua famiglia. Tutti sono convinti che la scelta di Franz sia egoista, una presa di posizione inutile, ma per il contadino è vitale restare fedele a Dio, alla sua parola. Questo mette la famiglia Jägerstätter contro tutti gli abitanti, che iniziano ad allontanarli dalla sfera pubblica additandoli come traditori della patria e lasciandoli senza più nessun aiuto. È il 1943 e la tanto odiata lettera di chiamata alle armi arriva a Franz perché la Germania inizia ad avere difficoltà su tutti i fronti bellici e anche i contadini sono necessari al fronte.
Franz è obbligato a presentarsi, saluta così di nuovo la sua famiglia e la sua realtà per arruolarsi, senza però abbracciare ciò che odia con tutto sé stesso. Al suo arrivo si rifiuta di giurare fedeltà al dittatore tedesco e al nazionalsocialismo. La naturale conseguenza sarà l’arresto, sarà vivere in una piccola cella in attesa di essere giudicato da un tribunale, sarà convivere per sempre con i dubbi esistenziali, tra rimorsi e convinzioni, tra umano orgoglio e fede trascendentale. Finché La vita nascosta – Hidden Life raggiunge un finale sempre più commovente, dove le parole diminuiscono e si percepiscono solo i pensieri di Franz e quelli di una moglie lasciata sola, speranzosa di riabbracciare l’amore della sua vita.
Un viaggio introspettivo tra fede, perdita e compromessi
La vita nascosta – Hidden Life è un film complesso, un atto di fede del protagonista e dello spettatore, che per quasi tre ore deve immergersi in un mondo di introspezione, di dialogo interiore, di scambi epistolari, un mondo dove il male interrompe lo scorrere idilliaco del bene. Il film si interroga sull’esistenza di Dio, sul suo silenzio e il rapporto con i suoi fedeli, si concentra sulla scelta, sul libero arbitrio, su come ogni decisione e presa di posizione abbia conseguenze non solo sul proprio essere, ma su tutto ciò che lo circonda. Franz è un uomo di chiesa, un marito e un padre che all’improvviso si trova di fronte a un bivio esistenziale: fare ciò che ritiene sbagliato, diventare un assassino e un anticristo o restare unito al suo pensiero, al suo credo, mettendo però a rischio la sua vita e quella della sua famiglia.
Tutti lo descrivono come un pazzo, un idealista che mette in secondo piano il bene dei suoi cari, tutti sono convinti che un gesto del genere non possa cambiare le sorti della storia, persino la Chiesa si è inginocchiata, ha dovuto sottostare a un potere più grande per sopravvivere e cerca in ogni modo di assolvere il contadino. Gli promette che la sua fede rimarrà intatta in ogni caso, che giurare al diavolo non ha valore in questo caso. Ma nessuno capisce che Franz è l’unico uomo libero circondato da uomini in catene e che niente potrà fermare la sua volontà.
Qual è il prezzo della libertà?
Prendere una direzione implica sempre lasciare qualcosa indietro e Franz, con il suo volere, lascia da sola una moglie innocente, derisa e lacerata dalla solitudine. Lei subisce un volere non suo, ma ciò che distingue l’uomo libero dallo schiavo è la possibilità di scegliere e Franz sceglie, nel bene e nel male, sapendo benissimo a cosa dovrà andare incontro. A Sankt Radegund lo rimproverano, lo minacciano, in prigione lo picchiano, lo umiliano, ma ogni persona che gli fa questo si trova in difficoltà. Trema, dentro di sé ha paura perché sa di avere di fronte ciò che non è riuscita ad essere. Qualcuno che non ha le mani legate, che ha sacrificato tutto per seguire il proprio Dio, la sua tanto desiderata e libera scelta.
Con La vita nascosta – Hidden Life, Terrence Malick porta alla luce proprio quella vita nascosta anonima, dimenticata dalla Storia, dove il confine tra martirio e tradimento è molto sottile. Il regista la racconta a suo modo, senza mai giudicare perché non esiste un punto di vista più a fuoco degli altri quando si parla di fede e libertà. Malick si limita a restare vicino ai suoi personaggi, ad inquadrare costantemente i loro volti e i loro corpi, ad esplorare i loro pensieri, i dubbi e le paure. Non serve altro, il resto è riempito dalla natura, madre di questo mondo e sede dell’essenza della vita, che dimora nei campi arati, nelle nuvole, nei ruscelli d’acqua, dentro le montagne, unici luoghi dove il male non potrà mai causare sofferenza.
Non servono parole quando tutto è chiaro dagli sguardi, dai pianti solitari e nascosti dei giudici nazisti, dall’impotenza di un prete. Le parole esplorano quindi ciò che resta dentro e lasciano emergere le preghiere di Franz, la sua ricerca di un Dio invisibile, immobile, ma che ha deciso di seguire fino in fondo. Malick non si permette di penetrare all’interno della storia e per questo lascia ampio spazio al silenzio, unico e vero protagonista, che deve essere riempito dalle riflessioni dello spettatore. La vita nascosta – Hidden Life propone così un’esperienza cinematografica difficile da dimenticare, nel bene e nel male.
Articolo di Federico Metri