Prime Video risponde al successo di Bridgerton – nota serie Netflix arrivata alla terza stagione – con My Lady Jane, la nuovissima serie britannica approdata sulla piattaforma di streaming lo scorso 27 giugno. Si tratta di un period drama – a metà tra una serie in costume e un fantasy – tratto dall’omonimo romanzo del 2016 di Jodi Meadows che racconta il periodo Tudors in chiave rivisitata.
Che succede in My Lady Jane (senza spoiler)

Le otto puntate di My Lady Jane ci portano infatti nella stessa Inghilterra di Enrico VIII e raccontano l’ascesa al trono della giovane Jane Grey (Emily Bader), donna intelligente, irriverente ed assolutamente contraria al suo matrimonio combinato – una specie di femminista ante litteram. La sua vita viene totalmente stravolta quando suo cugino, il malaticcio Re Edward (Jordan Peters), la nomina sua erede scavalcando la pretesa della crudele sorella Mary (Kate O’Flynn) e ignorando la presenza di Bess (Abbie Hern) – cioè Elisabeth figlia di Enrico VIII e Anna Bolena.
Dunque, in poco tempo Jane si trova scaraventata in una situazione che non controlla più: moglie del misterioso Guilford Dudley (Edward Bluemel) e regina di un regno piuttosto eterogeneo dove gli Etiani – umani in grado di assumere sembianze di animali – vengono sterminati dai Veritiani (persone in carne ed ossa).
Ma chi era davvero Jane Grey?

La storia, che la regia di Jamie Babbit e Stefan Schwartz mette in scena, è a tutti gli effetti una narrazione ucronica: infatti, sia il romanzo che la trasposizione televisiva di My Lady Jane, trattano di eventi e personaggi realmente esistiti, la cui fine tragica viene però riscattata dagli autori che “riscrivono” la Storia immaginando un diverso sviluppo della linea temporale. Jane Grey era figlia del duca Henry Grey e di Frances Brandon (interpretata da Anna Chancellor), a sua volta figlia della principessa Maria Tudor, sorella di Enrico VIII. Jane era così pronipote del famoso monarca inglese, la cui parentela la rese ben presto vittima di macchinazioni politiche ordite da chi voleva vederla sul trono.
In tutto questo giocò un ruolo centrale, così come nella serie, la cagionevole salute del cugino Edward VI: egli infatti, pressato dal Duca di Northumberland, scelse di designare proprio la cugina che, fresca di matrimonio con Guilford Dudley, avrebbe dovuto partorire un erede maschio. La scelta ricadde su di lei anche per via della sua religione: cresciuta secondo i criteri del protestantesimo, era la perfetta alternativa a Mary (nota ai molti come La Sanguinaria) di tradizione cattolica, come la madre Caterina d’Aragona.
Alla morte di Edward seguì dunque la sua incoronazione il 9 luglio 1554, rendendola di fatto la prima donna ad essere incoronata monarca d’Inghilterra. Peccato però che a questo primato se ne aggiunse presto un altro: ella governerà per soli nove giorni per poi essere spodestata dalla cugina Mary e rinchiusa nella Torre di Londra. Morirà nel febbraio dello stesso anno, decapitata insieme al marito per ordine della regina.
My Lady Jane: eroina anti-Bridgerton di cui avevamo bisogno

Gli autori, se non si fosse ancora capito, si prendono parecchie libertà in My Lady Jane, dai connotati politically correct dei vari personaggi (ce ne sono molti non bianchi e appartenenti alla comunità LGBTQIA+) alla scrittura della stessa protagonista: sveglia, ironica e involontariamente sexy, la Jane di Amazon Prime è più simile ad una spina nel fianco che a un burattino manovrabile da chi comanda nell’ombra. Dapprima ribellatasi ai piani della madre, si ritrova moglie di Guilford con il quale instaura un intrigante rapporto basato sul tira e molla.
Tuttavia, oltre alla svolta romance che viene subito palesata, My Lady Jane si presenta come un misto di cose stranamente ben assortite. Per esempio, il tono irriverente e sarcastico assunto dal narratore esterno ci mette davanti un prodotto più simile ad una soap opera che ad un dramma storico, mentre la componente fantasy – magari non gradita da tutti – diviene il pilastro portante di ogni azione e di qualche colpo di scena.
Quanto ai personaggi, ciò che li rende davvero memorabili è il linguaggio estremamente contemporaneo, scurrile e sessualmente esplicito. Si rivela fondamentale quest’ingrediente perché permette di empatizzare con loro e di renderli un po’ meno piatti – difatti non si discostano mai dal ruolo stereotipato e bidimensionale che gli è stato assegnato fin dalla prima puntata. Persino la stessa Jane Grey rimane più o meno la stessa nel corso degli otto episodi di My Lady Jane: non si verifica nessuna evoluzione psicologica né caratteriale. Nemmeno il versante femminista viene adeguatamente approfondito, nonostante sia il vero grande elemento a renderla, almeno in parte, un’eroina anti-Bridgerton in grado di prendere in mano la sua vita.
Insomma My Lady Jane a primo impatto potrà pure sembrare un prodotto a metà tra I Tudors, Merlin e Sex Education – e per certi versi lo è – ma risulta comunque un programma piacevole da vedere, perfetto per quelle serate in cui si ha voglia di qualcosa di poco impegnativo ma allo stesso tempo coinvolgente, qualcosa da divorare tra una sessione di binge-watching e l’altra.
Articolo a cura di Rachele Liuzzo
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