Trap è il nuovo film thriller scritto e diretto da M. Night Shyamalan che fa della tensione il suo ingrediente principale. Distribuito da Warner Bros. Pictures, Trap vede nel cast Josh Hartnett nel ruolo del protagonista assoluto Cooper, Ariel Donoghue nel ruolo della figlia di Cooper, Riley, Alison Pill, Hayley Mills, Kid Cudi e Saleka, figlia maggiore del regista che debutta sul grande schermo nel ruolo della popstar Lady Raven.
La recensione contiene spoiler!
Trap, tra tensione e psicologia
Cooper (Josh Hartnett), un vigile del fuoco apparentemente tranquillo, si trova al concerto della nota postar di fama mondiale Lady Raven (Saleka), insieme a sua figlia Riley (Ariel Donoghue). Tutto sembra filare liscio, tranne due particolari. Il concerto è interamente sorvegliato da numerose squadre di polizia SWAT che sono alla ricerca del famigerato serial killer chiamato “Il macellaio’’, che parteciperà al concerto, la cui identità è proprio quella di Cooper. L’uomo, che si è insospettito dalla presenza massiccia della polizia, deve ora trovare una via di fuga senza destare alcun sospetto.
Dopo il sorprendente e originale Bussano alla porta, M. Night Shyamalan torna dietro alla macchina da presa con Trap, un lungometraggio dai toni differenti rispetto al precedente, ma che riesce ugualmente a catturare l’attenzione. Trap non è solo un thriller che racconta il tentativo di fuga di un serial killer, bensì è un film che mette al centro solo ed esclusivamente il suo protagonista e la sua psicologia, trasformandosi quindi in un thriller psicologico ben bilanciato. La tensione nello spettatore cresce in contemporanea con la tensione che cresce all’interno dell’animo del protagonista che, proprio come dice il titolo, si sente ormai in trappola.
Trap, qual è la vera trappola?
Josh Hartnett si cala perfettamente nel ruolo del protagonista dilaniato da una doppia identità che ormai fatica a nascondere e che tutti sembrano in procinto di scoprire da un momento all’altro. La tensione crescente dona ritmo alle sequenze in cui Cooper cerca di capire quale sia la prossima mossa da mettere in atto, e contribuisce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore che si ritrova coinvolto nella storia.
La sceneggiatura di Shyamalan gioca costantemente con il concetto di trappola e su quale sia la vera trappola. Cooper si sente incatenato per tutta la durata del discorso narrativo, non solo dal concerto appositamente blindato e trasformato volontariamente dalla polizia in una vera e propria trappola, ma anche dalla sua doppia identità, lo comanda da sempre e lo ha messo in una gabbia dalle quale sembra non esserci via d’uscita. Ecco, quindi, che il lungometraggio pone tutta la sua attenzione su questi fattori e li sviluppa a mano a mano che la storia prosegue. Purtroppo, non sempre questo fattore è gestito correttamente, soprattutto nella seconda parte del film che sembra non arrivare mai a una conclusione.
Trap è quindi nel suo complesso un thriller psicologico che, per la maggior parte del suo discorso narrativo, riesce a giocare bene le sue carte. Con un protagonista che ruba la scena, Trap coinvolge e tiene alta la tensione per tutta la sua prima parte, cadendo in alcuni cliché banali e al limite dell’assurdo nella seconda, decisamente più debole e irrealistica rispetto alla precedente.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!