Il 20 ottobre 2022 ricorre il centoquarantesimo anniversario dalla nascita di Bela Lugosi, uno degli interpreti simbolo del genere horror, gotico e volto indimenticabile del cinema tutto. Fu il primo attore a interpretare il personaggio di Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo di Bram Stoker, un ruolo che lo rese immortale nella storia del cinema, ma vulnerabile nella carriera d’attore.
Gli inizi e la nascita della leggenda
Béla Ferenc Dezső Blaskó nasce a Lugoj, città ungherese (nell’attuale Romania) al quale dedica il proprio cognome d’arte. Dopo aver recitato prima in Ungheria e poi in Germania sia al cinema che a teatro, Lugosi emigra negli Stati Uniti dove prenderà parte a vari film, in piccoli ruoli e spesso senza essere accreditato. Nel 1927 fa il suo esordio a Broadway interpretando il Conte Dracula, per poi interpretarlo anche nel film Dracula diretto da Tod Browning. Quello del 1931 fu il primo film sul romanzo di Bram Stoker con i pieni diritti dell’opera, escludendo quindi il Conte Orlok nel Nosferatu di Murnau.
Il cinema gotico degli anni ’30 nasce proprio nel 1931 con Tod Browning e James Whale, due maestri del mezzo cinematografico che hanno saputo estrapolare la potenza estetica dell’espressionismo tedesco del cinema muto per poi portarla nel sonoro, con classicismo ed eleganza, creando un genere che con i loro Dracula e Frankenstein avrebbe visto uno splendore produttivo fuori dal comune; il fenomeno gotico fu condotto prima dalla Universal e poi da tante case di produzione minori che sfruttarono le meccaniche del genere horror a basso budget riuscendo a sfornare numerose pellicole guadagnando sulla quantità.
Bela Lugosi e Boris Karloff erano quindi i volti di questo cinema, i protagonisti dei film più riusciti e importanti di un filone che avrebbe fatto scuola, le stelle da ingaggiare, i nomi altisonanti da scrivere in maiuscolo sulle locandine, con la stessa grandezza del titolo e decisamente più in mostra del nome del regista.
Il glaciale e angosciante Conte Dracula di Bela Lugosi
Tod Browning sapeva come colpire lo spettatore, girava film che riuscivano ad essere indimenticabili perché dal grande impatto visivo, stranianti e potenti fin dalla scelta degli attori. Era un autore di film grotteschi più che di horror veri e propri, egli raggiungeva le sensazioni orrorifiche con estrema naturalezza grazie a una messa in scena angosciante, poco spaventosa ma in grado di provocare repulsione; spesso le scene più tese di Dracula sono girate in soggettiva dal punto di vista dell’interlocutore del Conte, con Lugosi che si avvicina alla macchina da presa, diventando sempre più parte dello schermo, sempre più grande, mentre lo spettatore sentendosi sempre più piccolo istintivamente vorrebbe allontanarsi dallo schermo: in breve, lo spettatore diventa la vittima.
Questa repulsione viene accentuata dai tratti facciali e dalla recitazione marmorea di Bela Lugosi, inquietante, ipnotico, perfettamente sovrumano.
Lugosi e il marchio del vampiro
La bravura di Lugosi divenne ben presto schiava del ruolo che lo rese celebre: citando il titolo di un altro film di Tod Browning con Lugosi, potremmo definire questo fenomeno “il marchio del vampiro” (Mark of the Vampire).
Ne L’isola degli zombie (titolo italiano di White Zombie), horror di Victor Halperin uscito appena un anno dopo il capolavoro di Tod Browning, Lugosi interpreta un antagonista glaciale molto simile al Conte Dracula; una recitazione “espressionista” la si può vedere anche in The Black Cat, film del 1934 di Edgar G. Ulmer, dove Lugosi interpreta un personaggio apparentemente diverso dal Conte, eppure agli occhi del pubblico sempre somigliante. A questi si aggiungono altri film in cui lo si rivede nei panni di un vampiro, e il suo status da stella inizia a vacillare, diventando un interprete sempre più marginale, abbandonandosi al destino dell’attore caratterista, sconfitto sullo schermo e non dal diretto rivale Boris Karloff.
Karloff riuscì a evolversi, a mutare la propria recitazione, riuscì inoltre a ottenere compensi più alti e ruoli più trionfali, dimostrando la propria superiorità anche nei personaggi che i due interpretavano, tant’è che quando condividevano lo schermo spesso i personaggi di Karloff uccidevano o sottomettevano – e quindi mettevano in ombra – quelli interpretati da Lugosi.
Bela Lugosi recitò sempre più in ruoli minori, anche in ottimi film come L’uomo lupo di George Waggner, talvolta in veri e propri capolavori come Ninotchka di Ernst Lubitsch, ma proprio non riusciva a ottenere dei ruoli principali; diventò quindi interprete di piccole parti, spesso nel ruolo marginale dello straniero a causa del suo accento dell’est, sempre più lontano dallo status da stella di Hollywood e sempre più vincolato alle comparse, fino ad arrivare al cinema di serie B.
Il breve sodalizio con Edward D. Wood Jr.
Negli anni ’50 conobbe Edward D. Wood Jr., colui che venne definito superficialmente “il peggior regista di tutti i tempi”.
Wood non era di certo un gran regista, per cui le collaborazioni con Lugosi rappresentavano per quest’ultimo l’aver toccato il fondo, ma negli anni a venire la concezione di questo breve sodalizio cambiò radicalmente. Se negli anni ’50 entrambi erano mal visti da pubblico e critica, qualche anno dopo la morte di Lugosi egli divenne per tutti una leggenda, un’icona di un cinema ormai perduto, e il suo nome non venne mai più dimenticato.
La fama di Edward Wood restò marchiata dalle definizioni denigratorie sui suoi lavori, le quali erano anche comprensibili, ma assolutamente irrispettose; di certo nell’ambiente dei B-movie vi erano registi ben peggiori di lui, ma questi nel tempo vennero ignorati e poi dimenticati, mentre la figura di Wood rimase anche e soprattutto per la presenza di Bela Lugosi nelle sue pellicole.
Tim Burton, genuino ammiratore di Edward Wood, decise di dedicargli un film biografico.
Ed Wood, Bela Lugosi nel capolavoro di Tim Burton
Ed Wood è senza alcun dubbio uno dei migliori film di Tim Burton. Il regista di Burbank, la cui poetica si fonda principalmente sulla figura dell’emarginato, utilizza la vera storia di Edward Wood per rendergli giustizia, per renderlo una volta per tutte un protagonista positivo del cinema: dove il mondo intero vede “il peggior regista di tutti i tempi”, Tim Burton vede “il regista più appassionato di tutti i tempi”.
Burton romanza la storia di Wood, e nel finale utilizza il cinema come mezzo per distorcere la realtà a proprio piacimento, costruendo un lieto fine assente nella vita reale (come anni dopo avrebbe fatto Tarantino in C’era una volta a… Hollywood).
Elemento chiave per la meravigliosa riuscita di questo film è sicuramente il rapporto tra Edward Wood (interpretato da un Johnny Depp in stato di grazia) e Bela Lugosi (interpretato da Martin Landau, vincitore di un premio Oscar per quest’interpretazione). Il loro rapporto lavorativo che nasce dall’ammirazione e sfocia nell’amicizia è l’emblema del cinema imperfetto ma appassionato: due emarginati, un “pessimo” regista e un’icona leggendaria, eppure così vicini e con così tante cose in comune; Burton li fa dialogare, li fa parlare di cinema, cinema puro che viene dall’anima dell’interprete e dal cuore del regista, una passione sincera e incompresa dai produttori che diventano a tutti gli effetti gli antagonisti del film.
Burton esaspera il contrasto tra due personaggi apparentemente lontani ma in realtà simili, e lo fa con l’incontro tra Edward Wood e Orson Welles (mai avvenuto in realtà), il “peggiore” e il “migliore” con gli stessi problemi lavorativi, in un dialogo che infrange l’importanza dei poteri decisionali e dei pareri altrui.
Bela Lugosi: interprete vulnerabile, icona immortale
Bela Lugosi è stato un grande attore che ha sofferto i propri limiti e quelli delle produzioni, è stato una stella del cinema per neanche un decennio, eppure a 140 anni dalla sua nascita siamo ancora qui a parlare di lui, innamorati del ruolo che lo ha marchiato.
Abbiamo tutti in mente il suo sguardo ipnotico, la sua recitazione facciale e posturale, la sua voce profonda e il suo accento limitante eppure peculiare, corpo dalla presenza scenica unica e inimitabile, per cui iconica, perché se è vero che non avrebbe potuto recitare in ruoli diversi da Dracula, è anche vero che nessuno avrebbe mai potuto interpretare Dracula come lui.
Un caratterista-protagonista, un freak che ha saputo splendere quanto i divi del cinema classico, il perfetto volto del brivido che non è rimasto nello star system, ma che resterà nell’immaginario collettivo del cinema mondiale e negli incubi più angoscianti di chi ha visto il suo Dracula.
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