Distribuito in madrepatria lo scorso 17 novembre, Blaga’s Lessons è un film drammatico di produzione bulgaro-tedesca diretto e co-sceneggiato da Stephan Komandarev, nonché pellicola selezionata per rappresentare la Bulgaria alla prossima edizione degli Academy Awards. Degli aspiranti nominati come Miglior Film Internazionale, pochi riescono a farsi notare senza una distribuzione su larga scala. Ma per Blaga’s Lessons non è detta l’ultima parola.
Dalla presentazione in anteprima al Karlovy Vary International Film Festival la pellicola ha infatti portato a casa diciotto premi, e il suo regista ben tre volte ha sfiorato una nomination agli Oscar. Per cui chissà, il pubblico potrebbe essere incuriosito, e per Komandarev questa potrebbe essere l’occasione di intrufolarsi finalmente nella cinquina.
Stephan Komandarev, regista di Blaga’s Lessons, visto attraverso la lente della fotografa Stephanie Cornfield
Blaga’s Lessons, un film sommesso ma tagliente
Blaga (Eli Skorcheva) è un’insegnate in pensione sul punto di acquistare una lapide per il marito morto da poco, ma rimasta vittima di una truffa telefonica poco prima della conclusione dell’affare. Senza soldi e senza impiego, Blaga è costretta ad adottare un metodo efficace ma poco legale per recuperare il denaro, non far saltare l’accordo, e così concedere al suo amato marito un degno riposo.
Blaga’s Lessons rispecchia la sua protagonista: è una pellicola silenziosa, che si esprime con poche, semplici parole. Una quiete non dovuta a mancanza di contenuti: al contrario, per mezzo di una sceneggiatura pulita ed essenziale, il film parla schiettamente allo spettatore assicurandosi che comprenda il messaggio tanto da rimanerne turbato.
Da dove viene questo turbamento? Lo si deve a una generale freddezza di cui sono permeate le atmosfere e le ambientazioni, ma soprattutto a una Eli Skorcheva che solo con gli occhi e con un filo di voce fa suo un ruolo difficile da interpretare e da guardare. Blaga’s Lessons parla di anziani e di criminalità, e di una crescente inadeguatezza ad affrontare la vita odierna tipica di chi è più avanti negli anni, tematica cara a figli di e nipoti di, e ancor più vicina a chi in prima persona porta il peso dell’età che avanza.
Partendo dal suscitare un senso di tenera pietà, Blaga’s Lessons finisce per sorprendere il pubblico e lasciarlo incredulo, rivelando un’intrinseca ambiguità del carattere che molti nascondono a dispetto di un’apparente innocenza. La pellicola si mantiene laconica e non perde mai la sua malinconia di fondo, resta grigia, scura e priva di decorazioni, aggiungendo ansia al timore e velocità ai passi. Stephan Komandarev privilegia un livello costante di tensione a brevi picchi alternati a distensioni.
Blaga’s Lessons è machiavellico realismo
Blaga’s Lessons insegna i lati oscuri del mondo senza fare uso di panegirici e sfruttando gestualità calate in un ambiente tetro. Il film prende in esame un disgraziato caso specifico per elevarlo a esempio di una realtà crudele, per impartire una lezione – come il titolo suggerisce – sia a chi ha bisogno di sentirla sia a chi non vuole ascoltarla.
Quando la vita ci va giù pesante, a nulla serve crogiolarsi nei propri rimorsi, sperando che la soluzione arrivi dal cielo. In queste situazioni, Blaga ci insegna, sopravvivere è prioritario anche a discapito di qualcun altro e a spuntarla è spesso chi viene mosso da un ideale e persegue un obiettivo con determinazione.
A volte il fine giustifica i mezzi, anche se i suddetti mezzi causano danni collaterali. Poco importa quanto siano duraturi e a discapito di chi avvengano: disgraziatamente, sembra dire Blaga’s Lessons, chi viene travolto dall’onda senza riemergerne non è forte abbastanza da stare al mondo.
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