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Bo Burnham: Inside – Il lockdown tra commedia e depressione

Bo Burnham e i fantasmi della quarantena

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9 minuti di lettura

Dopo una pausa di ben 5 anni Bo Burnham, celebre comico e musicista diventato famoso grazie ai suoi video virali su internet, torna con un nuovo comedy special, Inside, disponibile dal 30 maggio su Netflix.

L’ultimo special Make Happy, sempre di Netflix, risale al 2016, dopo il quale Burnham decise di prendersi una pausa dalle performance live per dedicarsi ad altri progetti e per provare a guarire dai forti attacchi di panico che subiva sul palcoscenico durante Make Happy. Inside parla in parte anche di questo, risultando probabilmente il lavoro più intimo e personale dell’artista: girato durante il lockdown per il COVID-19, lo special si svolge interamente nella stessa stanza. Burnham ha lavorato completamente da solo, ingegnandosi nei giochi di luce, di colori e col montaggio, oltre che nei pezzi musicali.

Satira e spettacolo, lo stile di Bo Burnham

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Inside inizia con una breve introduzione che Burnham ha montato, in cui ci presenta la stanza che ospiterà lo special e noi per quasi un’ora e mezza, e in cui ci mostra l’allestimento delle luci, delle videocamere, e del processo lavorativo in toto. Poi prende subito il via con il primo pezzo musicale, Content, che dà inizio allo special vero e proprio. Da qui si susseguiranno monologhi, canzoni, scenografie fatte di luci e colori, momenti di ilarità alternati a profondi momenti di autocoscienza. Anche se viene pubblicizzato come comedy special, Inside è molto di più.

È anche una critica satirica a internet, ai social media, ai divari generazionali, al sistema educativo statunitense. L’ironia irriverente di Burnham si esprime attraverso il riconoscibile stile musicale del comico, molto pop e orecchiabile: canzoni come White Woman’s Instagram e Welcome to the Internet, rilasciati anche su YouTube come singoli, esprimono al meglio la satira sull’utilizzo sfrenato e a tratti dannoso di internet e dei social secondo Burnham, mentre in Sexting troviamo il lato più scherzoso e ironico di Burnham.

Le canzoni sono accompagnate da un impressionante lavoro di allestimento scenografico, che in realtà è molto scarno, valorizzato quindi attraverso un complesso e variegato sistema di luci colorate e in movimento, tutto architettato e ideato da Burnham soltanto. Il risultato finale, nonostante la semplicità di questi escamotage, è incredibile, e riesce davvero a trasmettere un senso di spettacolarità unico: in questo senso i lavori più impressionanti sono probabilmente White Woman’s Instagram, poiché è lo spezzone più ricco di immagini e allestimenti, e il finale All Eyes on Me, in cui attraverso una semplice proiezione sovrapposta alla performance live di Burnham, l’artista ottiene un effetto che raggiunge un picco emotivo non da meno.

Non solo commedia

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Nonostante Burnham sia sempre stato definito un comico, nei suoi special ha sempre parlato anche di attualità e di salute mentale, pur con un sottotono di satira e ironia sempre presente. Tuttavia questi temi sono ricorrenti in molti dei suoi lavori, e in Inside esplodono più che mai. Proprio per il particolare periodo in cui è stato girato, lo special si concentra molto sui temi dell’isolamento, della depressione e della situazione mondiale in lockdown: brani come Shit, All Time Low e That Funny Feeling parlano specificatamente dello stato mentale di Burnham in isolamento.

Ma se all’inizio possono sembrare argomenti estesi a una pluralità di persone, più lo special va avanti più ci si accorge che Inside non è più solo una commedia, ma qualcosa di più profondo, e non necessariamente per lo spettatore. Si potrebbe quasi dividere in due parti: la prima è più dedicata allo humor e alle canzoni satiriche, ma dopo la Intermission Burnham ci rende testimoni delle sue crisi di insicurezza, i suoi dubbi, i suoi attacchi d’ansia deliranti. Inside diventa un non troppo celato lavoro di autoterapia: inizialmente Burnham approfitta dell’autoisolamento per cercare di rimettersi in gioco con un nuovo special, ma più il lockdown si protrae più diventa difficile trovare nuove idee, e soprattutto un’identità per questo progetto, diventato ormai l’unica ancora di sanità mentale per il comico.

Anche le canzoni si fanno sempre più personali, autocritiche, autoanalitiche: Look Who’s Inside Again e 30 sono tra le più personali e intime, fino all’apice di questa spirale di autocommiserazione, All Eyes on Me, che funge anche da climax dello special. Burnham si mostra nei suoi momenti più fragili ed emotivamente instabili, ed è difficile capire quanta di questa sofferenza sia genuina e quanta sia invece recitata, visto quanto ci scherzi sopra lui stesso in primis, come ad esempio nella canzone All Time Low, che inizia con un monologo molto abbattuto dell’artista, per poi trasformarsi in uno spezzone musicale umoristico, e infine torna al momento di debolezza. Questa osservazione ovviamente non vuole togliere l’impatto di Inside, che rimane un lavoro molto interessante da guardare.

Performance art o comedy special?

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Una volta terminato Inside, lo spettatore difficilmente sarà di buon umore: il finale è agrodolce, e se non si conoscono già Burnham e il suo stile di comicità, lo special potrebbe anche risultare noioso o fastidioso per quanto si mette a nudo davanti allo spettatore (quasi letteralmente). Ma rimane indubbiamente un lavoro estremamente interessante da analizzare, sia dal punto di vista artistico che contenutistico. I temi estremamente personali proposti in Inside, oltre all’esecuzione attraverso cui vengono espressi, potrebbero portare ad un’analisi più approfondita in relazione alla performance art e soprattutto alla video performance, tecniche artistiche sviluppatesi nella seconda metà del Novecento.

L’arte è sempre personale per l’artista, e con il pretesto di fare un comedy special Burnham ha invece creato il lavoro più personale che abbia mai fatto. Non è chiaro quanto di questo sviluppo fosse stato programmato in anticipo, poiché si percepisce molto il progressivo cambio di tono procedendo nella visione. Se all’inizio il ritmo e gli allestimenti sono più veloci e pompati, gli ultimi pezzi sono molto più semplici, quasi scarni, l’energia è stata spompata quasi del tutto, e si percepisce un tipo di impegno nel progetto totalmente diverso rispetto all’inizio. Questo non toglie il forte impatto emotivo che ha lo special sullo spettatore, anzi risulta incredibilmente efficace.

Inside è disponibile su Netflix, ed è caldamente consigliato a tutti i fan di Bo Burnham, a chi vuole esorcizzare i propri demoni interiorizzati durante la quarantena, e a chi vuole essere ispirato dalle infinite possibilità artistiche che si possono creare all’interno di una sola stanza.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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