Tommy Lee Jones (Ray), Toby Wallace (Charlie), Jenna Ortega (Mabel) e Ben Foster (Tom)

Finestkind, un film tra capesante e pistole

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Otto anni dopo Legend, il premio Oscar per L.A. Confidential Brian Helgeland torna a raccontare, nella doppia veste di regista e sceneggiatore, una storia di fratelli e di malavita con Finestkind, passando dagli eleganti completi anni Sessanta di uno sdoppiato Tom Hardy alle giacche sgualcite e le barbe incolte dei pescatori del moderno Massachusetts.


Presentato in anteprima mondiale l’8 settembre al Toronto Film Festival, in streaming dal 16 dicembre solo su Paramount+.

La storia di Finestkind

Finestkind racconta di due fratellastri di New Bedford: Charlie (Toby Wallace), giovane pronto per il college, e Tom (Ben Foster), esperto pescatore commerciale, che riscoprono il proprio legame quando il primo decide di lavorare per l’estate sulla barca del secondo. Quando a causa di un incidente i fratelli e l’equipaggio si ritrovano senza un mezzo, il padre di Tom, Ray (Tommy Lee Jones), col quale non è in buoni rapporti, gli offre un lavoro con la sua barca, quella Finestkind che dà il nome al film. Charlie e Tom, però, si invischieranno in qualcosa di più grande di loro, ritrovandosi a dover collaborare con la malavita.

Finestkind è indeciso

Clayne Crawford (Weeks), Jenna Ortega (Mabel) e Toby Wallace (Charlie).

Brian Helgeland scrive la prima bozza di sceneggiatura di Finestkind addirittura nel 1995. Il progetto rimane però in development hell per diversi anni: il primo nome per il protagonista era quello di Heath Ledger; nel 2018 viene annunciato che il cast sarebbe stato composto da Jake Gyllenhaal, Ansel Elgort e Zendaya, ma a seguito dell’abbandono del progetto da parte di tutti e tre, Paramount ne acquista i diritti nel 2022, “arruolando” Ben Foster, Toby Wallace e Jenna Ortega, oltre a Tommy Lee Jones.

Il travaglio produttivo di Finestkind si riscontra, inevitabilmente, nel risultato finale. Finestkind sembra davvero un film scritto, ma anche uscito, nel 1995: ha quell’ingenuità dei film tipici di fine anni Novanta/inizio Duemila infarciti di battute da duri un po’ retoriche, ma il problema principale sta nella strada che decide (tardivamente) di seguire.

La svolta crime preannunciata dalla trama non arriva che dopo una buona ora di film, fino alla quale è più un più leggero racconto familiare di formazione. Quando però la situazione diventa seria, Finestkind sembra però voler ricordare allo spettatore di essere anche un thriller, accelerando inevitabilmente gli eventi e concludendosi in maniera abbastanza frettolosa, su una nota alta un po’ facile rispetto alle premesse.

Padri, figli e fratelli

Costa (Ismael Cruz Cordova), Tom (Ben Foster) e Charlie (Toby Wallace) a bordo della Finestkind.

Gli attori sono in forma, soprattutto Ben Foster nei panni del fratellone rude, mentre Toby Wallace resta un po’ indietro; Jenna Ortega si ritrova con un personaggio abbastanza stereotipato, la ragazza apparentemente dura in un ambiente difficile e che finisce inevitabilmente per essere il love interest del protagonista, ma col suo talento fa comunque il possibile.

È ovviamente Tommy Lee Jones a svettare su tutti, pur non con un minutaggio ampissimo, restituendo l’immagine di un vecchio pescatore stanco che alla fine della propria vita cerca di sistemare i propri errori con suo figlio. Il resto del cast, prevalentemente maschile considerata l’ambientazione, vede tra gli altri Ismael Cruz Cordova (Gli Anelli del Potere) e Clayne Crawford (Lethal Weapon).

Finestkind, solo il meglio (circa)

finestkind

Nonostante i tentennamenti narrativi, Finestkind si lascia comunque guardare. Brian Helgeland realizza un buon thriller d’intrattenimento, supportato dalle performance attoriali e da un’ambientazione interessante e poco battuta come quella della pesca commerciale: la prima parte del film è quasi uno spaccato di vita di questi uomini, per coinvolgere lo spettatore insieme al giovane Charlie (soffermandosi anche troppo, forse, per l’appunto), ma il suo vero nucleo sono le dinamiche familiari, tra padri, figli e fratelli che cercano di recuperare gli uni il rapporto con gli altri.

Resta il rimpianto per le potenzialità iniziali, considerando cast e storia. L’espressione “finest kind“, cioè “solo il meglio” o “il meglio di…” oltre ad essere il nome della barca, viene spesso utilizzata come intercalare dall’equipaggio. Finestkind ne aveva le potenzialità: non sarà il meglio di, a causa della superficialità in alcune scelte narrative, ma rimane una visione godibile per chi cerca un buon thriller familiare.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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