Gli amanti dei lungometraggi animati made in Japan non sono nuovi ad anime fantasy/avventura, soprattutto da quando il catalogo Netflix ne ha aumentato il numero a disposizione. In più, dal 1985, lo studio Ghibli delizia il pubblico con pellicole adorabili e commoventi, visivamente ineccepibili e ricche di spunti di riflessione, avvicinando anche gli spettatori occidentali a questa forma d’arte. Ultimo tra gli esempi più meritevoli di attenzione è Il mese degli dei, disponibile su Netflix dall’8 febbraio 2022.
La trama de Il mese degli Dei
Kanna è una bambina con una grande passione per la corsa, una passione che, dopo la morte improvvisa di sua madre, sente di non poter più coltivare. Un giorno però, all’improvviso, un coniglio di nome Shiro le appare rivelandole un segreto sconcertante: Kanna, proprio come sua madre, è un Idaten, incaricata di raggiungere la città sacra di Izumo in occasione del raduno annuale degli dei.
Intenta a portare a termine il suo compito, e sperando di poter rivedere sua madre, la piccola Kanna inizia così la sua corsa verso Izumo con dei compagni di viaggio piuttosto particolari.
La tradizione che incanta
Come molti degli anime che conosciamo, Il mese degli dei è ricco di espliciti riferimenti alla cultura tradizionale giapponese; ciò non solo rende il prodotto interessante sotto ogni aspetto dal punto di vista dello spettatore curioso, ma fa si che la pellicola eserciti un fascino irresistibile sui neofiti, così come su tutti coloro da sempre interessati al mondo orientale.
La trama, le ambientazioni, i personaggi piuttosto particolari nel loro genere, ma soprattutto la componente fantasy e religiosa, sono tutti elementi che in parte contribuiscono a rendere questo prodotto capace di meravigliare e incantare (nonostante le similitudini con altri).
Fin dall’inizio della visione, infatti, gli amanti dell’oriente e delle sue meraviglie potrebbero godere della sua trasposizione animata, come sempre ben realizzata e visivamente superba; nel contempo i new entry del fandom resterebbero incantati da un contesto tanto lontano dai loro canoni, ma tanto affascinante da tenerli incollati allo schermo.
Il mese degli dei come inno alla vita
Il lungometraggio diretto da Takana Shirai è come un inno alla vita mascherato da immagini. Scegliendo come protagonista una bambina ferita, pervasa dal dolore per la perdita di un genitore, gli sceneggiatori rappresentano una qualunque persona di animo puro con un insormontabile ostacolo da superare, pervasa da dubbi sul senso della sua esistenza.
Il parallelismo tra la corsa e il percorso di vita di ognuno risulta efficace; allo stesso modo la piccola Kanna priva di forza per proseguire ricorda agli spettatori che nessuno è invincibile, che tutti di tanto in tanto abbiamo bisogno di una pausa, e che non per questo siamo da denigrare.
Nello stesso tempo, la perseveranza della protagonista e la fedeltà dei suoi compagni ricordano al pubblico che nessuna strada è impossibile da percorrere, se qualcuno è disponibile ad accompagnarci passo dopo passo, o anche a darci una piccola spinta fino al traguardo.
Perché guardare Il mese degli dei
Per quanto siamo abituati a vedere anime a tema fantasy e ricchi di riferimenti alla cultura giapponese, Il mese degli dei è l’ennesima conferma del fascino irresistibile di questo genere di pellicole. I numerosi richiami in ambito religioso rendono l’atmosfera dell’anime quasi incantata, ma nello stesso tempo i personaggi principali sono tanto credibili da apparire realistici, cosicché chiunque vi si può immedesimare.
Il risultato, nel complesso, è una storia dai tratti prettamente favolistici, ricca di simbolismi e adatta alla visione di grandi e piccini.
Unico punto a sfavore che sentiamo di segnalare è, purtroppo, l’animazione: troppo statica e macchinosa, soprattutto nelle sequenze di corsa, che stonano se affiancate a momenti maggiormente dinamici e riusciti.
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