Sono disponibili, dal 26 marzo, i primi tre episodi della nuova serie di Amazon Prime Video, Invincible, tratta dal celebrato fumetto di Robert Kirkman, già acclamato autore di The Walking Dead.
La serie animata è finora un valido adattamento, che sa come rendere omaggio all’opera originale e ai suoi fan.
Da un grande potere…
Il fumetto si è rivelato negli anni una delle serie supereroistiche più acclamate degli ultimi tempi, nonché una delle più longeve. Iniziata nel 2003, si è conclusa nel 2017 con ben 144 numeri, esclusi gli spin-off e miniserie collegate. La storia è una delle più conosciute; Mark Grayson è un adolescente che affronta i classici problemi da adolescente: scuola, ragazze, acne, compiti.
Ma suo padre è Omi-Man, supereroe appartenente alla evoluta razza aliena dei Viltrumiti, che si è eletto a protettore del pianeta, à la Superman. E un giorno anche in Mark si risvegliano i super-poteri del padre: volo, super-forza, velocità, indistruttibilità.
I fumetti seguono le esplosive avventure di Invincible, nome adottato da Grayson per il suo alias supereroe, intramezzando l’azione con le disavventure e i drammi familiari e scolastici del protagonista.
…derivano grandi scazzottate!
Fin qui sembra la classica storia già vista e letta migliaia di volte. Ma Kirkman è uno scrittore molto consapevole, e riempie la trama di drammatici e inaspettati colpi di scena, e soprattutto con scene di violenza inaudita. Quest’ultima in particolare è diventata la caratteristica che ha più reso il fumetto noto e apprezzato, poiché Kirkman e Ryan Ottley (il disegnatore principale) non esitano a raffigurare combattimenti brutali, fiotti di sangue, supereroi sviscerati e corpi maciullati. Non è un fattore che si vede spesso nel filone supereroistico, anche nelle opere più estreme, figurarsi in una serie regolare.
Questa violenza viene tuttavia compensata da un umorismo leggero e sempre presente, grazie al protagonista carismatico e ai suoi comprimari. In questo senso c’è un buon equilibrio tra il dramma violento, supereroistico e quotidiano, e momenti più leggeri, dalle situazioni liceali che tutti abbiamo vissuto alla satira del medium e del genere fumettistico. Kirkman è riuscito a creare un fumetto che sa essere classico e innovativo allo stesso tempo.
Dalle pagine allo schermo
Invincible è sempre stato destinato ad essere adattato. In un’era in cui l’MCU e la nerd culture regnano, un fumetto tanto acclamato come quello di Kirkman sarebbe stato inevitabilmente trasposto sul grande o sul piccolo schermo. Infatti, oltre alla nuova serie di Amazon Prime Video, si sta sviluppando anche un film per la Universal Pictures, realizzato da Seth Rogen e Evan Goldberg.
La forza della serie animata è sicuramente la fedeltà al fumetto: i primi tre episodi riprendono gli eventi principali del primo arco narrativo, con piccoli cambiamenti che però non rovinano la trama complessiva. Il casting è perfetto, e anche il voice acting è sorprendentemente migliore rispetto ad altri prodotti statunitensi (gli americani solitamente non sono tra i migliori doppiatori). I disegni e i colori sono molto fedeli alle matite di Ryan Ottley e soprattutto Cory Walker, il disegnatore del primo arco narrativo.
Il primo episodio finisce col botto presentando già il primo enorme colpo di scena che, seguendo il fumetto, avrà pesanti ripercussioni su Mark e tutto il suo mondo. La rappresentazione della violenza è tra le più crude e cruente che si siano mai viste in un cartone animato, e rispecchia perfettamente l’intento del fumetto e di Kirkman. E il peggio deve ancora arrivare. Le dinamiche tra i personaggi sono ben costruite, e, anche se la trama presenta alcuni inevitabili cliché del genere, questi sono affrontati comunque con una certa ironia consapevole, o comunque vengono perdonati dalle scene d’azione violente e dal carisma dei personaggi (soprattutto l’Omni-Man di J.K. Simmons).
La serie ottiene un punto bonus con il casting di Reginal VelJohson nel ruolo del preside della Reginald VelJohnson High School, chiaro omaggio del fumetto al character actor di Die Hard.
Un’animazione vincibile
Tuttavia finora c’è una pecca. L’animazione è sicuramente la scelta migliore per adattare un’opera come Invincible, poiché la sanguinolenta violenza non si sarebbe potuta realizzare con lo stesso effetto facendo una serie live-action (ebbene sì, questa era anche una frecciatina a The Boys).
Ma se durante le scene d’azione l’animazione dà il suo meglio, anche se si potrebbe fare ancora di meglio, in quelle più tranquille di dialogo si sente una certa pigrizia. Le figure umane sono statiche, statuarie, ci sono pochissimi movimenti del corpo, le espressioni facciali si riducono alle bocche che parlano e qualche occasionale smorfia, gli sfondi sono piatti.
Anche le suddette scene d’azione (a parte la traumatica fine del primo episodio) sono “pigre”: nelle scene dinamiche lo sfondo si sposta di poco, è presente fin troppa cel-shading (modelli 3D fatti al computer ma che sembrano disegnati a mano) che si scontra con l’animazione bidimensionale, e si sente poca vitalità nell’azione. Questo problema è in parte risolto da un montaggio più veloce, che cerca di alzare il ritmo e il coinvolgimento delle scene.
Questo tipo di animazione è in realtà molto comune nelle compagnie americane, proprio perché consente di lavorare in modo più veloce e presentare il prodotto finito il più presto possibile.
Ne risente ovviamente proprio il prodotto finito, che può essere “salvato” da una buona sceneggiatura e da un solido doppiaggio, elementi che fortunatamente sono presenti in Invincible, e rendono la serie coinvolgente e godibile.
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