Gli anti-generi di Jim Jarmusch

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Il 22 gennaio 1953 nasce ad Akron, in Ohio, uno dei più importanti cineasti del cinema indipendente americano. Jim Jarmusch creò un nuovo modo di fare cinema grazie al suo stile originale, malinconico e al tempo stesso ironico, diventando uno degli autori più influenti del cinema moderno. Ma come tutti i grandi autori, Jim Jarmusch inventò e influenzò, senza riuscire a essere propriamente imitato, poiché i suoi film sono frutto di una commistione di culture cinematografiche, artistiche, letterarie, musicali e sociali che hanno reso le sue opere rarefatte e irreplicabili.

Il lavoro più interessante svolto da Jarmusch è quello sul cinema di genere, esplorato in modo anarchico, destrutturato e ribaltato secondo le caratteristiche della sua poetica. Analizziamo la sua filmografia tramite le opere più particolari e anacronistiche.

L’anti-mystery: Mystery Train

jim jarmusch mystery train

Nel 1989 Jim Jarmusch gira Mystery Train la sua prima opera a colori, un film a episodi che tratta le vicende di vari personaggi che si ritroveranno nello stesso hotel di Memphis, situato vicino ai binari ferroviari dove passa l’ipotetico mystery train del titolo.

Alla fine del primo episodio si sentirà uno sparo da cui deriverà l’elemento mystery del film. Chi ha sparato? È stato ucciso qualcuno? Ogni personaggio che vedremo da lì in avanti sarà una possibile vittima o un possibile omicida. La verità è che lo spettatore che guarda questo film perché amante del genere mystery resterà senz’altro deluso dalla risoluzione finale, poco soddisfacente per un amante del genere, ironicamente apprezzata per un amante del cinema di Jarmusch. Dicasi lo stesso per il ritmo del film – dilatato e lontano dalle dinamiche avvincenti del whodunit – e per il treno del mistero tanto nominato e inquadrato, che risulta essere un enorme macguffin.

Jarmusch adora il cinema di Hitchcock, lo dimostrano le inquadrature che rimandano alle sue soggettive al volante (nelle onnipresenti scene alla guida dei suoi film), ma lo dimostra soprattutto la conoscenza di tutte le regole della suspense, volutamente depotenziate e destrutturate all’interno del suo film.

Fondamentale all’interno di Mystery Train la figura di Elvis Presley, elemento che si ripresenta in tutti gli episodi del film. Jarmusch scrive un film che accomuna più culture, da quella orientale a quella afroamericana, passando per gli italiani e gli italoamericani: il treno è il mezzo che le collega e le fa incontrare, Elvis Presley la rappresentazione massima dell’unione culturale, oltre a essere icona dell’America e quindi del sogno americano.

L’anti-western: Dead Man

jim jarmusch dead man

Nel 1995 Jim Jarmusch gira Dead Man, il suo secondo film di genere. Questa volta il regista si accinge a ribaltare un genere molto più definito e meno malleabile del mystery, andando in contrasto con una tradizione di film classici che hanno fatto la storia della settima arte. Fin dall’incipit Jarmusch chiarisce che il suo non sarà un western tradizionale: il film inizia con un treno, un mezzo che spesso nei film western è sinonimo di azione e movimento, ma qui la scena è statica, lenta, ripetitiva, quasi muta, come fossimo in un film di Béla Tarr.

Il protagonista è William Blake (interpretato da Johnny Depp), omonimo del poeta, un personaggio impacciato, buono, ricercato per sbaglio, costantemente vittima degli eventi e che – come Jarmusch nel Far West – vaga in un ambiente a lui estraneo. C’è una taglia sulla sua testa, ma tutti i personaggi del film sembrano desiderare più il tabacco che l’oro: tutti lo cercano e lo chiedono ai personaggi che incontrano, ma nessuno ce l’ha (e quando finalmente lo si ottiene non è poi così importante).

Un western on the road, un viaggio attorno al nulla tra personaggi surreali, uccisioni anticlimatiche che arrivano all’improvviso senza duelli, tantomeno stalli alla messicana. Un film introspettivo ambientato in fitte foreste e piccoli spazi, lontano dai paesaggi di John Ford, senza l’epica né il pathos tipici di Sergio Leone.

L’anti-gangster movie: Ghost Dog – Il Codice del Samurai

jim jarmusch ghost dog

Nel 1990 Martin Scorsese apre il decennio con Quei bravi ragazzi, uno dei suoi capolavori gangster. Jim Jarmusch lo chiude nel 1999 con Ghost Dog – Il Codice del Samurai, un gangster movie atipico che fin dal titolo preannuncia l’ennesima splendida opera interculturale del regista. Ghost Dog (Forest Whitaker) è un sicario afroamericano che segue il Bushido (codice comportamentale del samurai), diventando il servitore di un gangster italoamericano che in passato gli ha salvato la vita.

Il protagonista è abilmente spietato contro i suoi obiettivi, ma lascia trasparire una bontà rara con i pochi esseri viventi a cui è legato: i suoi piccioni, una bambina conosciuta in un parco e un gelataio francese, definito il suo migliore amico nonostante la loro comunicazione sia completamente tra lingue diverse.

Jarmusch annulla le differenze, crea tramite il cinema un linguaggio universale basato sui princìpi giapponesi, e come se non bastasse ironizza sulla diversità: in un film apparentemente serio e composto come un noir di Jean-Pierre Melville (Le Samouraï è stato una forte ispirazione per quest’opera), la prima scena ironica del film vede i gangster italoamericani offendere la cultura rap afroamericana, concentrandosi sui nomi d’arte scelti dai musicisti; subito dopo gli stessi italoamericani nominano alcuni membri della propria famiglia mafiosa con soprannomi assurdi, quindi Jarmusch senza didascalismi e con fare beffardo accomuna due culture apparentemente diverse mostrando l’incoerenza che sta alla base dell’odio verso il diverso.

Se il gangster movie classico si concentra su famiglie, giochi di potere e dubbi etici – temi mossi dal termine rivalità – Jim Jarmusch gira un film dove perfino protagonista e antagonista sono alleati e dove la violenza dello scontro finale vede un vincitore dispiaciuto di aver ucciso l’altro. Un gangster movie fatto di poesia, tenerezza e violenza forzata.

Gli anti-horror: Solo gli amanti sopravvivono e I morti non muoiono

jim jarmusch only lovers

L’unico genere a cui Jarmusch ha dedicato due film è l’horror, nonché il genere più lontano dal suo modo di fare cinema. Nel 2013 gira Solo gli amanti sopravvivono, un film con protagonisti due vampiri di nome Adam ed Eve, due creature della notte isolate e con limitati contatti con gli umani (definiti da loro zombie). Vampiri pacifici che non vogliono fare del male alle persone e che si nutrono procurandosi sacche di sangue. Nessuna violenza, nessuna tensione, nessun senso dell’orrore e del disgusto, semplicemente un film di Jim Jarmusch con personaggi dark, vampiri che compongono musica, giocano a scacchi e mangiano ghiaccioli al gusto sangue.

jim jarmusch i morti non muoiono

Sei anni dopo esce I morti non muoiono, il film più divisivo dell’intera filmografia di un autore che solitamente mette tutti d’accordo. Anche qui le caratteristiche sensoriali dell’horror sono assenti, Jarmusch asciuga il film di tutte le emozioni e per farlo priva i personaggi di reazioni umane. Il motivo? Lo stesso messaggio espresso in Solo gli amanti sopravvivono: siamo noi gli zombie.

Un film sociale, surreale, estremo e non così semplice da decifrare – fino al finale rivelatore che fa rivedere l’intero film con occhi diversi –  ma perfettamente in linea con il resto della sua filmografia. Forse non apprezzato perché eccessivo, oppure perché con un cast di stelle e con il titolo di film d’apertura del Festival di Cannes ha raggiunto un pubblico molto più ampio che ha meno familiarità con quest’autore.

La poetica di Jim Jarmusch tra il dramma, la commedia e la musica

jim jarmusch night on earth
Una scena tratta da Night On Earth.

Nel corso della filmografia di Jim Jarmusch possiamo quindi vedere film di generi diversi, ma nei toni sempre simili tra loro: cambia l’ambientazione, cambiano i personaggi, cambiano le tematiche, ma è come se tutti i film fossero la stessa grande opera con una maschera diversa a seconda dell’occasione. Il western Dead Man non è poi così diverso dal dramma sentimentale Broken Flowers, il mystery Mystery Train non è poi così diverso dalla commedia drammatica Night on Earth.

I generi realmente utilizzati dal regista sono il dramma e la commedia, ma anche questi sono gestiti in modo particolare: il dramma non è mai struggente, la commedia non è mai esilarante; il dramma è percepibile, la commedia è ironia apparentemente involontaria perché non derivante da vere e proprie battute.

I suoi titoli giocano spesso con parole quali vita e morte, perfetti per rappresentare una filmografia dai sapori agrodolci. Jarmusch crea delle situazioni, è la vita – nella sua triste o ironica sorte – a fare il resto.

jim jarmusch coffee and cigarettes
I musicisti Iggy Pop e Tom Waits in Coffee and Cigarettes.

Quel che ha reso grande Jarmusch è la sua poetica distinguibile, originale e inimitabile, un tipo di cinema che non si appropria delle atmosfere del genere che va a rappresentare, ma che resta fortemente legato al mood del suo autore.

L’atmosfera del cinema di Jarmusch è dettata dal ritmo che la musica dà alle sue scene: onnipresente, come fosse un personaggio principale, tanto che pare venga messa in pausa solo per dare voce ai personaggi, solo per far ascoltare i dialoghi del film, per poi rimettere play da dove si era fermata.

Jim Jarmusch fa recitare Tom Waits, John Lurie, Iggy Pop, Method Man e Screamin’ Jay Hawkins, dirige documentari sugli Stooges, Neil Young e i Crazy Horse, dirige alcuni videoclip dei Talking Heads e spesso compone le colonne sonore delle sue stesse pellicole. La musica è all’interno e all’esterno dei suoi film, le note li avvolgono e diventano un tutt’uno spirituale senza il quale questi non potrebbero più esistere. Se oggi quando parliamo di Jarmusch parliamo di uno dei più importanti cineasti degli ultimi quarant’anni è grazie anche e soprattutto a come è riuscito a unire cinema e musica.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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