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La ragazza della palude: il dramma monotono di Olivia Newman

5 minuti di lettura

A ottobre nelle sale italiane esce La Ragazza della Palude, adattamento del famoso romanzo di Delia Owens. Il film sembra avere tutti i tratti di una pellicola di valido intrattenimento; abbiamo il dramma mescolato al giallo, amori che ritornano e una protagonista ribelle interpretata dalla bravissima Daisy Edgar Jones. Sfortunatamente, La Ragazza della Palude di Olivia Newman rimane in superficie e non fa entrare lo spettatore nel mondo affascinante della palude.

La trama de La Ragazza della Palude

Kya vive come un’eremita nella zona paludosa di Barkley Cove, in Nord Carolina. Da piccola la ragazza viene abbandonata dalla madre e dai fratelli e, rimasta da sola col padre alcolizzato e violento, sopravvive contando solo sulle sue forze. La giovane viene vista dai cittadini della zona come un’ emarginata e diventa capro espiatorio quando viene ritrovato un corpo nella palude. Kya è subito considerata colpevole dall’opinione pubblica e un anziano avvocato in pensione deciderà di difenderla, convinto della sua innocenza.

La Ragazza della Palude tra libro e film

Come abbiamo detto, La Ragazza della Palude di Owens presenta molti elementi vincenti, ma che qui perdono di forza portante. La palude più che selvaggia è sofisticata, non emozionano le romantiche sequenze d’amore e così tutta la storia, sicuramente colma di plot twist e momenti lirici, appare edulcorata. Kya vive da sola in questo piccolo eden che appare sempre meno selvaggio di quello che viene raccontato.

Tutto sembra cambiare quando la ragazza incontra Tate, il ragazzo sarà il suo primo amore e così si susseguono sequenze romantiche invidiabili ma che alcune volte sfociano nel cattivo gusto. Il paradiso creato da i due durerà poco e si insinuerà, in questo banale triangolo, Chase Andrews il giovane quarterback ricco e famoso nella cittadina avvicinatosi alla ragazze solo per distrarsi dalla insignificante vita cittadina.

Ed è proprio questo che La Ragazza della Palude vorrebbe mettere in scena, la differenza tra Kya e gli altri, la vita diversa che vivono e le loro diverse credenze. Questi temi non si riscontrano nella palude stessa o, per esempio, nella baracca che Kya chiama casa perfetta e sorprendentemente incontaminata, il tutto è etereo e non toccato dalla natura madre e matrigna che viene descritta nella storia. La casa della protagonista è perfetta, la palude è perfetta e niente cambia gli equilibri della storia, neanche i personaggi che impetuosi cercano di dare uno scossone a questo noioso eden.

Nell’ultima, parte Kya si ritrova in tribunale, luogo della società evoluta per eccellenza, per difendersi. Come tutto il film, la sequenza legale rimane tediosa e la commistione di generi de La Ragazza della Palude non va mai in profondità, ma nulla dell’intera sfera cittadina turba l’animo e sembra così discordante in confronto alla palude. Persino la presenza del famoso David Strathainr come avvocato di Kya riesce a dare animo alla situazione, facendo rimanere l’ennesimo personaggio sullo sfondo.

La palude diventa mero sfondo per le relazioni romantiche che Kya vive. Il suo amico d’infanzia Tate vive a metà tra la natura selvaggia e la città e capisce Kya come nessun altro e poi c’è Chase il ragazzo violento che cerca di sottomettere alle sue regole la giovane e non capisce che la ragazza, pagando sicuramente il prezzo della solitudine, è libera e non intende le norme sociali della piccola cittadina degli anni 60’.

Daisy Edgar Jones fa di tutto per dare fiato vitale alla protagonista e per farla innamorare e soffrire, ma niente sembra scalfirla e per quanto questa sia una scelta attoriale ponderata non giova all’impianto banale e cliché circostante.

La Ragazza della Palude non osa mai abbastanza con i suoi elementi, arrampicandosi sui cliché e su un dolore raccontato ma mai mostrato, creando un racconto sofferente ma sempre rassicurante e superficiale. Spicca solo Daisy Edgar Jones, unica fonte di vita in questa cartolina troppo perfetta.


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Classe 2000, studio cinema e arti contemporanee. Sono interessata anche al mondo dell'editoria e della comunicazione e vorrei fare troppe cose nella vita. Per ora scrivo, un modo per guardare oltre la provincia in cui vivo.

1 Comment

  1. ottima critica che legge nel profondo la regia ed evidenzia tratti che potrebbero risultare nascosti ad un occhio che non si distrae dalla storia o a chi non ha letto il libro. “Niente sembra scalfirla…” . Ottima lettura.

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