Perché facciamo arte? Perché disegniamo, guardiamo o scriviamo qualcosa? Cosa ci muove? Spesso vogliamo semplicemente immaginare un mondo diverso, una dimensione parallela in cui qualcosa è successo o non è successo. Un mondo nuovo che probabilmente ci rende più felici.
È strano pensare che Tatsuki Fujimoto abbia disegnato un fumetto come Look Back. Siamo abituati alle assurdità del suo lavoro più famoso, Chainsaw man, eppure nel 2024 esce la versione animata di questo one shot: una piccola storia riguardante l’arte, i rapporti umani e le loro contraddizioni.
Disponibile su Prime Video.
Di cosa parla Look Back?
In una scuola elementare giapponese, Fujino disegna brevi strisce fumettistiche per il giornale della scuola, ma un giorno sullo stesso giornale appaiono le storie di un’altra persona. L’altra disegnatrice è Kyomoto, una ragazza non frequentante e hikikomori, che mostra nei fumetti una maturità artistica maggiore. I disegni di Kyomoto rispettano la prospettiva e sono più realistici, cosa che fa cadere dal piedistallo l’altezzosa Fujino. La ragazza decide allora di impegnarsi per diventare sempre più brava, sottraendo tempo alla sua famiglia e agli amici. Successivamente, le due si ritrovano a collaborare e arrivano a fare carriera, fin quando Kyomoto decide di iniziare l’Accademia d’Arte e lasciare il mondo del fumetto.
In Look Back viene spesso posta una domanda: “Perché disegni Fujino?”. Non è chiaro il motivo per cui Fujino lo faccia, anzi, per un momento abbandona anche il disegno per non sembrare agli occhi dei suoi compagni di classe un’emarginata. Il disegno riappare nella sua vita più forte di prima incontrando Kyomoto e iniziando una collaborazione con lei.
Eppure, continua a non essere chiaro il motivo per cui Fujino diventi una mangaka professionista, un lavoro in Giappone stressante e poco riconosciuto. Notiamo perfettamente quanto la passione abbia bisogno di disciplina e di lavoro e quanto le ragazze si divertano, ma vediamo anche le contraddizioni di questa professione e quanto sia essa sia totalizzante. Per esempio, Fujino passa tutto il suo tempo libero a disegnare a creare storie, perdendo la possibilità di mantenere le sue amicizie e da adulta è sempre sola a lavorare.
Dove vuole arrivare Look Back?
Lo stile animato della serie ha un tratto semplice e frettoloso, che richiama completamente quello di Fujimoto, ma attraverso la regia, i colori e la colonna sonora, l’insieme appare comunque dinamico. Unica nota dolente è la durata del film, circa cinquanta minuti, che fa apparire il tutto un po’ precipitoso.
La conclusione arriva in fretta e c’è poco tempo per approfondire il rapporto tra Kyomoto e Fujino; non aiutano le diverse sequenze statiche e che riprendono completamente il fumetto. Eppure, in alcuni frangenti, Look Back è davvero magnifico esteticamente e ha una portata emotiva ancora maggiore del fumetto, tra la regia e le musiche. Però, tutto sembra affrettato e nessuno di questi strumenti è messo in campo per il climax finale.
È un peccato, siccome il materiale originale riusciva, in poche pagine, a descrivere bene le emozioni di una storia che racconta di creatività, rapporti umani, industria dell’arte e destino. In qualche modo, nella parte finale di Look Back, l’animazione non trasmette più il tratto e le emozioni dell’opera di Fujimoto e non aiuta la fretta con cui si conclude il tutto.
In conclusione, Look Back rimane una storia individuale, ma che comunque tratta temi universali in maniera molto umana. Si perde sul finale, ma offre degli scorci animati di cuore. Probabilmente, non c’è un motivo preciso per cui Fujino diventa una mangaka e la sua volontà è stata smossa semplicemente da una sfida e dall’orgoglio di diventare più brava di una coetanea. Tuttavia, l’arte e la creatività diventano modi per legare con Kyomoto e dei mezzi per immaginare un futuro diverso, meno doloroso e più fortunato per la loro amicizia.
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