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Lezioni di piano, i 30 anni del capolavoro di Jane Campion

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6 minuti di lettura

Sono passati trent’anni dalla quarantaseiesima edizione del Festival di Cannes. Quell’anno un film diretto da una donna vinse per la prima volta la Palma d’oro. Lezioni di piano vincerà anche tre Oscar, ma il suo eco nella storia del cinema esula dai soli premi. Il film di Jane Campion verrà ricordato per la sua modernità, per la sua eleganza e per le sue molteplici sfaccettature narrative che lo hanno reso un’opera in grado di resistere brillantemente al tempo.

La natura bronteana nell’ambiente e nei corpi

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Il film tratta le vicende di Ada McGrath (interpretata da Holly Hunter), vedova scozzese diretta in Nuova Zelanda con la figlia Flora (Anna Paquin) per raggiungere il futuro marito Alistair Stewart (Sam Neill). Quest’ultimo, ricco proprietario terriero, ingaggia degli uomini per trasportare i bagagli delle protagoniste dalla spiaggia alla nuova abitazione, eccezion fatta per il pianoforte (che avrebbe necessitato di un secondo viaggio); lo strumento musicale – che dà il titolo originale al film – è un oggetto di fondamentale importanza per Ada, muta da quando aveva sei anni e quindi in grado di comunicare solo tramite la lingua dei segni (mediata dalla figlia) e attraverso la musica.

Il pianoforte resterà sulla spiaggia, con il mare in tempesta sullo sfondo. L’indomabilità della natura muove i personaggi e le vicende come in Cime tempestose di Emily Brontë, agendo sul piano narrativo tanto quanto su quello atmosferico e metaforico.

A incarnarla nella sua componente primordiale è il personaggio di George Baines (Harvey Keitel), un uomo inglese avvicinatosi alla popolazione dei Māori e alla loro cultura. Per recuperare il pianoforte senza spendere ulteriore denaro, Alistair concede a George delle lezioni di piano, provocando la reazione stizzita di Ada che reputa quest’ultimo un ignorante. Jane Campion però ribalta i ruoli, rivelando George come un uomo sensibile, empatico e passionale, mentre Alistair, nonostante l’aspetto e il ceto sociale, dà sfoggio a un carattere primitivo radicato nel patriarcato.

La musica attorno al mutismo

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La rilevanza storica di Lezioni di piano risiede nella visione femminile di un racconto che in mano a tanti altri registi sarebbe risultato retorico e didascalico. Jane Campion conferisce alla sua protagonista il mutismo selettivo, togliendo quindi voce alla figura femminile in una società dove questa non può decidere dove vivere, né di chi innamorarsi. La regista ritrae Ada come un personaggio travolto dagli eventi ma mai vacillante, in apprensione solo quando lontana dal suo pianoforte, unico strumento che dà voce alle proprie emozioni.

Il piano è una valvola di sfogo, uno strumento per esercitarsi, un modo di esprimersi e a volte di estraniarsi. Nell’abitazione di George è inizialmente un espediente narrativo, il mezzo per il quale lui e Ada si avvicinano; successivamente questo diventa la colonna sonora della loro complicità – un suono diegetico tra uno sguardo e un gesto – il metronomo delle loro pulsioni sessuali.

La colonna sonora di Michael Nyman è narrativamente fondamentale, legata al film in maniera indissolubile com’era già successo in altri lavori cinematografici del genio del minimalismo musicale. Indimenticabile la colonna sonora de Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante di Peter Greenaway, un film dove ogni sequenza sembra seguire il flusso delle note del compositore britannico.

Lezioni di piano, la potenza della sensibilità

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Lezioni di piano non è un film particolarmente femminista, ma acquisisce valore dalla visione femminile di chi lo ha scritto, di chi lo ha diretto con finezza, con forza e con eleganza sopraffina.

Jane Campion racconta una storia classica, con personaggi talmente ben caratterizzati e sfaccettati da risultare per certi versi enigmatici. Ma ad essere enigmatico è l’essere umano nella sua autenticità. I suoi personaggi sono reali, quindi lontani da quel tipo di cinema bidimensionale in cui bastano pochi minuti per capire chi è il cattivo e chi il buono, dove basta fin troppo poco per conoscere i caratteri e prevedere le intenzioni. In questo film la regia scruta i suoi protagonisti, crea tensione attorno ad essi, caratterizzandoli anche solo con dei movimenti di macchina nei punti e nei momenti giusti.

Lezioni di piano è un’opera che incanta per la sensibilità della messa in scena – così leggiadra eppure così potente – costruita da sequenze lente, lunghe, eppure d’impatto. Un film elegantissimo che resiste al tempo per la sua modernità, proprio come una sinfonia immortale della musica classica.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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