The Fall, film del 2006 diretto da Tarsem Singh (The Cell, 2000), è finalmente tornato sugli schermi grazie al restauro in 4K realizzato da MUBI e presentato alla 77esima edizione del Festival di Locarno. Il film, noto per la sua mancanza di distribuzione e per l’assenza da qualsiasi piattaforma di streaming, è un glorioso inno alla capacità di fantasticare e immaginare storie e a come quest’ultime, talvolta, riescano a salvarci la vita.
The Fall parla di una bambina ricoverata in ospedale per il suo braccio rotto, Alexandria (Catinca Untaru), che conosce Roy (Lee Pace), uno stunt-man rimasto ferito in un incidente sul set. Questa bizzarra coppia, unita dal loro riposo forzato ospedaliero, farà amicizia grazie alla capacità di Roy di narrare storie. Alexandria rimane incantata dai magici racconti sui cinque banditi che vagano per la terra alla ricerca di vendetta nei confronti del malvagio imperatore Odius. A capo del gruppo vi è il Bandito Mascherato, interpretato anch’egli da Lee Pace: si comincia a intravedere quanto in questo film sia labile il confine tra fantasia e realtà.
Una fiaba intrecciata con la realtà, il racconto di Roy
Il film alterna due narrazioni: quella statica, che all’inizio sembra meno importante, di Alexandria e Roy nell’ospedale e quella magica e piena di azione raccontata da Roy. Quest’ultima prende forma attraverso le sue parole, manifestandosi nella realtà, talvolta anche rompendo la quarta parete.
I cinque banditi, ciascuno mosso da una vendetta personale, sono l’ex schiavo Otta Benga, l’Indiano, il bombarolo Luigi, lo scienziato Charles Darwin e il loro leader, il Bandito Mascherato. I cinque si mettono in cerca del malvagio governatore Odius, vagando all’infinito in una vasta terra, inquadrata con maestria da Tarsem Singh e dal direttore della fotografia. Le svolte che avvengono nel film, come il ritrovamento del fratello del Bandito o l’incontro con la Sorella Evelyn, sono dettate dagli eventi che avvengono nella vera vita di Roy e dalle sue emozioni durante la narrazione ad Alexandria.
La fiaba di Roy cattura decisamente la nostra attenzione per i primi due atti di The Fall, per la sua semplicità e bellezza estetica. Tuttavia, il film a un certo punto cambia tono rivelandoci ciò che sin dall’inizio ci aveva suggerito con sottili indizi. Il nostro coinvolgimento si sposta e ci troviamo emotivamente immersi nella dolorosa introspezione di Roy vista attraverso gli occhi della piccola Alexandria. The Fall si muove con maestria tra momenti di dolcezza disarmante e momenti di cruda realtà, affrontando tematiche importanti. La drammatica fine di un amore; il vuoto lasciato dall’assenza dei genitori; la sofferenza che spinge al suicidio. The Fall inizia come una fiaba, ma si evolve velocemente in un racconto sulla pura umanità.
L’universo visivo di The Fall, tripudio di tecnica e colore
Parlare di questo film senza menzionare le sue visual mozzafiato sarebbe impossibile. Il regista Tarsem Sing ha dichiarato di non voler ricorrere troppo agli effetti speciali o girare in studio, perché temeva che il film sarebbe invecchiato prematuramente. Tuttavia, il budget limitato di un film indipendente non gli avrebbe permesso di girare in tutte le location che desiderava. Per superare questo ostacolo economico, il regista accettò di girare spot pubblicitari solo se le produzioni avessero garantito di farlo lavorare in location estere. Portando con sé il cast, Tarsem Singh ha potuto girare così le scene di The Fall come le aveva immaginate, ottenendo così quel realismo magico da lui tanto ambito.
Le inquadrature sono bizzarre, geometriche, ricordano l’estetica de Il Ladro e il Ciabattino. Il film, girato in 24 paesi, ci offre una panoramica di foreste incontaminate, antichi templi, deserti sconfinati e spaccati del mondo moderno. Questo rimescolare ambienti e culture costantemente dona una sospensione dell’incredulità costante allo spettatore, che non crede più di star vedendo luoghi realmente esistenti, ma elementi perfettamente equilibrati del mondo di The Fall, realizzati e descritti con cura. Tarsem Singh riesce in un’ardua impresa di worldbuilding che si rivela straordinariamente efficace, un risultato che non molti film autonomi, privi di un universo cinematografico di riferimento, riescono a raggiungere.
The Fall, una lettera d’amore al cinema alternativo
Le inquadrature sensazionali ammaliano lo spettatore fino a quando quest’ultimo non va oltre, cogliendo i profondi significati del film. Come già detto, la magica narrazione di Roy è in realtà una metafora che nasconde i ben più oscuri avvenimenti della realtà. The Fall diventa un’importante riflessione su ciò che ci motiva e ci dà la volontà di vivere. Qui, il cinema emerge come un soggetto magico, capace di offrirci non solo un momento di evasione, ma anche un modo per esplorare le nostre emozioni più profonde e trovare il coraggio di affrontare le complessità della vita.
Per Roy, stunt-man di professione, il cinema rappresenta letteralmente il suo modo di vivere. Al tempo stesso è ciò che dona gioia ai bambini che, con occhi pieni di meraviglia, osservano le sue gesta sullo schermo. Piuttosto che elargire parole d’amore ai grandi del cinema tradizionale, The Fall dedica le sue attenzioni al mondo dimenticato degli stunt-man, ben prima di The Fall Guy.
The Fall, “la caduta” è quella che conduce in primo luogo i nostri protagonisti in ospedale. Ad essa ne succede un’altra, più profonda: Roy non ha più amore da dare, neppure alla sua carriera, ha una caduta nello spirito. L’allegra leggerezza di Alexandria sembra riportarlo a vivere, ed è qui che risiede il significato del film. Gli stunt-man hanno il compito di soffrire per il nostro intrattenimento. Tra le cadute che fanno prima o poi ci potrebbe essere l’ultima. Perché dunque infliggersi dolore? Perché oltre lo schermo c’è qualcuno che guarda. Se ancora dopo tanto tempo continuiamo a realizzare film e a volerli vedere è perché insito nel potere imaginifico del racconto c’è la nostra salvezza.
Una semplice storia salva Roy e Alexandria dalla depressione e dalla sofferenza. The Fall è un delicato manifesto di come la più semplice delle storie possa donarci gioia e farci recuperare la capacità di vivere appieno, assorbendo le emozioni attraverso schermo e portandole nel cuore durante la vita quotidiana.
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