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The Witcher – Le sirene degli abissi, la deludente continuazione della saga di Geralt

8 minuti di lettura

Dall’11 febbraio su Netflix è disponibile The Witcher – Le sirene degli abissi, il nuovo film animato ispirato alla saga di The Witcher. Tratto da un racconto del libro La spada del destino di Andrzej Sapkowski, il film mantiene un’estetica simile a Nightmare of the wolf, ma non riesce a eguagliare la qualità delle altre produzioni del franchise. Un’occasione sprecata per Netflix, che questa volta inciampa nel tentativo di espandere l’universo del cacciatore di mostri.

Un piccolo sacrificio, la storia originale dietro il film

A differenza di Nightmare of the wolf, The Witcher – Le sirene degli abissi non è un racconto originale Netflix, bensì è basato sul racconto Un piccolo sacrificio, uno dei sei contenuti nella raccolta La spada del destino. Questa scelta ha immediatamente allarmato alcuni fan della saga letteraria, in quanto non sempre la scrittura efficace di Sapkowski è stata portata degnamente sul piccolo schermo dal principale adattamento Netflix (qui la recensione della terza stagione di The Witcher). I timori questa volta erano fondati: il cuore del racconto originale è perso, così come la profondità dei suoi personaggi.

Il racconto segue Geralt e Jaskier che arrivano a Bremervoord, incipit mantenuto anche nel film. Qui i due vengono a conoscenza dei tumulti che scuotono la città, in quanto le due popolazioni che abitano l’area, una umana e una sirenoide, sono in perenne conflitto. Ciò non è aiutato dal giovane Angloval, innamorato della sirena Sh’eenaz. Il bardo e il cacciatore di mostri cercheranno di aiutarlo a chiarire i propri sentimenti. Nel frattempo viene introdotto il personaggio di Essi, amica stretta di Jaskier, con cui Geralt ha un momento di emotività ed incertezza.

Una scena dal film d'animazione The Witcher-Le sirene degli abissi

La narrazione di Sapkowski non mira all’esplosione dell’azione in un grande combattimento climatico (come siamo stati abituati piuttosto dalla serie Netflix): lo scrittore vuole portare a riflettere sulla difficoltà delle relazioni e su quella zona grigia che si forma quando ci si relaziona con questioni di cuore. Geralt sente di essere destinato a Yennefer, l’incantatrice dagli occhi viola, ma il suo amore non sembra essere sempre corrisposto. Un piccolo sacrificio si interroga su queste grandi narrazioni di amanti sfortunati, da Romeo e Giulietta a Tristano e Isotta, dove il sentimento pulsa attivamente nelle vene, ma le parole e i modi per esprimersi sfuggono agli innamorati.

Essi, nel racconto, è il personaggio chiave attorno a cui ruota la narrazione, la giovane e affascinante barda amica del cuore di Jaskier, il quale la ama platonicamente come una sorella. Al tempo stesso, Geralt è attratto da lei, in maniera inspiegabile. Il modo in cui Essi è descritta in Un piccolo sacrificio è sofferente per il lettore: senza fare spoiler, il suo epilogo è molto più tragico di quanto non sia nel film, ma ciò la porta ad essere un personaggio carico di significato e con un finale dignitoso. Dignità che le viene strappata da The Witcher – Le sirene degli abissi, dove Essi è un personaggio bidimensionale e anonima, quasi non necessaria alla trama.

Le criticità di The Witcher – Le sirene degli abissi

Come anticipato, il lavoro di adattamento fatto da Netflix è a dir poco devastante. Gli sceneggiatori fanno terra bruciata del sentimento e della profondità che caratterizzano la sua controparte letteraria, Un piccolo sacrificio. I personaggi sono piatti, non abbiamo motivo di stare dalla parte dei due innamorati, Angloval e Sh’eenaz. Allo stesso modo non siamo coinvolti nelle narrazioni secondarie di personaggi come Zelest, comandante delle guardie e fratellastro di Angloval. Il conflitto tra umani e sirenoidi diventa più intenso, il film va alla ricerca di una narrazione politica piuttosto che di una sensibile.

Risulta evidente che gli sceneggiatori vogliano far scaturire conflitto dopo conflitto, così da mantenere l’attenzione alta, anche quando queste battaglie fisiche e metaforiche non hanno posto nel racconto. Ed ecco che una novella dal ritmo dolce e cadenzato diventa un film d’azione privo di profondità, in cui ogni sequenza deve avere un minimo di combattimenti, di attrito, di climax per risultare interessante. Il risultato è un racconto blando, in cui si perde la delicatezza della fonte originale.

Una scena dal film d'animazione The Witcher-Le sirene degli abissi

In questo minestrone di trama sovviene l’animazione, elemento che avrebbe potuto salvare il film e che invece finisce per farlo cadere ancora più in basso. Ci sono chiaramente sequenze che sono state finemente lavorate, come quella della battaglia finale, dove spiccano alcuni elementi molto originali. Tuttavia, viene quasi da presumere che gli animatori abbiano avuto delle tempistiche strette per la realizzazione completa del film, in quanto molte altre sequenze sembrano incomplete, o sono comunque animate con uno standard molto più basso rispetto al precedente film dello studio su The Witcher.

Un prodotto deludente in un mare di possibilità

Cosa salva The Witcher – Le sirene degli abissi? Siuramente gli attori originali della serie Netflix, Joey Batey e Ana Chalotra, che creano un senso di familiarità in questo caos. Inoltre, dovendo fare una scelta nel cast di Geralt dopo l’abbandono della serie da parte di Henry Cavill, la produzione ha saggiamente optato per Doug Cockle, doppiatore originale di Geralt nei videogiochi di The Witcher. Questa scelta si rivela un po’ problematica per la professionalità di quest’ultimo: la voce incredibilmente allenata del doppiatore rivela l’inesperienza di altri membri del cast, come Christina Wren, che presta la voce a Essi.

Una scena dal film The Witcher-Le sirene degli abissi

The Witcher – Le sirene degli abissi fallisce nel mostrare altri lati dell’universo fantastico di The Witcher. La mancanza di originalità è particolarmente evidente in questo capitolo della saga, dove invece che attingere al worldbuilding fantastico ispirato all’Europa dell’Est, vengono inseriti elementi molto occidentali, ricordando film della Disney come La Sirenetta. Attraverso ciò il prodotto fallisce anche nel raggiungere il suo target di pubblico di riferimento. Chi vuole recuperare questo film per completezza può sicuramente farlo, ma è più auspicabile riprendere una partita a The Witcher 3 o fare una rilettura approfondita dei romanzi. Attraverso questi medium è molto più chiara la vera essenza dei personaggi, eccessivamente annacquata in The Witcher – Le sirene degli abissi.


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Dalla prima cassetta di Spielberg che vidi a casa di nonna, capii che il cinema sarebbe stata una presenza costante nella mia vita.
Una sala in cui i sogni diventano realtà attraverso scie di luce e colori è magia pura, possibilmente da godere in compagnia.
"Il cinema è una macchina che genera empatia", a calarmi nei panni degli altri io passo le mie giornate.

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