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Benedetta

Benedetta, il film scandalo di Paul Verhoeven

Un film provocatorio per far riflettere sugli aspetti più spinosi e incontrovertibili della storia umana

7 minuti di lettura

Dopo due anni d’attesa è finalmente in sala Benedetta di Paul Verhoeven, un dramma storico a tinte erotiche presentato alla 74ª edizione del Festival di Cannes. Il film si basa sul saggio di Judith C. Brown Atti impuri – Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento, ispirato alla vera storia di Benedetta Carlini. La pellicola destò scandalo fin dalla sua première, ritenuta blasfema e fortemente provocatoria; per quanto le reazioni causate siano assolutamente comprensibili, lo scopo dell’opera non sembra quello di voler scandalizzare a tutti i costi, bensì quello di porre un’obiettiva riflessione su sacro e profano, giocando sui ruoli dei suoi personaggi per aprire a interessanti discussioni ideologiche.

La percezione dell’elemento blasfemo

Quando si trattano argomenti religiosi borderline è fin troppo semplice apparire come blasfemi. È una questione di percezione più che di intenti, forse perché lo spettatore non è abituato ad assistere a qualcosa che possa anche solo lontanamente apparire sbagliata in questo campo.

Verhoeven fa riflettere il pubblico tramite la figura di Benedetta, nelle prime scene del film ancora una bambina ma già devota al cattolicesimo. Nella prima notte passata nel convento di Pescia, Benedetta prega dinanzi a una statua raffigurante la Vergine Maria con il seno scoperto; questa le cade addosso lasciandola illesa, con il seno all’altezza della bocca, quindi Benedetta ci poggia le labbra mimando l’allattamento. L’innocenza di una bambina, tutt’altro che blasfema e anzi devota alla figura della Vergine, dovrebbe far cadere ogni dubbio sugli intenti lussuriosi delle sue azioni, eppure anche questa scena da vari critici e spettatori è stata definita come provocatoria.

Verhoeven inizia qui il suo gioco con il pubblico, provocando esclusivamente chi interpreta con malizia un gesto puro e istintivo.

Lo sviluppo mistico del personaggio di Benedetta

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Passano gli anni, Benedetta (Virginie Efira) cresce e inizia ad avere delle visioni, che si intensificano con l’arrivo in convento di Bartolomea (Daphné Patakia). La nuova ragazza assumerà il ruolo di tentatrice nei confronti della protagonista, che confusa dal corteggiamento avrà visioni sempre più veementi.

Le visioni messe in scena da Verhoeven sono un’esplosione del subconscio della protagonista, un’incontrollata marea di impulsi e rimorsi che travolge un’anima colpevole di essere umana. L’eccesso della sostanza viene enfatizzato da una forma kitsch in netto contrasto con il film storico in costume, come un film d’essai europeo immerso nel mondo pulp del cinema d’exploitation. La purezza viene sporcata dal peccato, così come le mani di Benedetta rosse di sangue per le stigmate, con il suo corpo nudo coperto solo da un velo di mistero, sospeso tra il miracolo e l’ipocrisia apocrifa.

La razionalizzazione tramite il paradosso

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Sei una ragazzina intelligente. L’intelligenza può essere pericolosa, mia cara. E non solo per gli altri.

La badessa (Charlotte Rampling) a Benedetta.

I desideri carnali diventano sempre più aggressivi, così come gli ipotetici miracoli, che vedono la loro forma più perversa nelle parole del Signore tramite il corpo di Benedetta; ella si pronuncia come fosse un tutt’uno con Dio, ma lo fa con voce roca e feroce, un timbro vocale che ricorda quello di Mercedes McCambridge nel corpo posseduto di Linda Blair ne L’esorcista di William Friedkin. La fede rende ciechi e sordi gli altri personaggi del convento, ma lo spettatore razionalizza individuando la malignità nel miracolo.

Benedetta abusa del potere mistico assunto, mentre dall’altro lato la Chiesa indaga sulla veridicità dei miracoli, condannando peraltro i suoi atti lussuriosi che raggiungono una blasfemia oggettivamente più comprensibile. I ruoli quindi si invertono: la fede è associata al personaggio controverso, mentre la razionalità ai personaggi religiosi. Questi ultimi si ritrovano in un limbo, incerti se condannare Benedetta per blasfemia o credere ai suoi miracoli, affiancandosi a chi in passato non credette in Gesù Cristo come figlio di Dio.

Un intreccio paradossale che si pone l’obiettivo di razionalizzare l’irrisolvibile, in un mondo dove gli uomini di Chiesa temono di bruciare all’Inferno, mentre questo si riversa nel mondo reale sottoforma di peste nera.

Benedetta, la provocazione nell’unione di sacro e sacrilego

Benedetta

Non è la prima volta che Paul Verhoeven desta scandalo con una delle sue pellicole, ma la delicatezza dell’argomento trattato in Benedetta – unita al suo modo di fare cinema – l’ostracizza da gran parte delle opinioni critiche lucide.

Benedetta è il classico film che viene aspramente criticato per quel che si vede sullo schermo, senza la capacità (o la volontà) di andare a fondo sul significato intrinseco delle scene discusse. Verhoeven non possiede l’eleganza stilistica di Dreyer, Buñuel e Schrader (alcuni grandi registi che hanno girato discussi film religiosi), ma ne condivide gli intenti, usando il cinema come mezzo provocatorio per far riflettere sugli aspetti più spinosi e incontrovertibili della storia dell’umanità.

Per cui, seppur con il suo stile scompigliato ed eccessivo, l’autore olandese gira un’opera che riesce nel suo obiettivo iconoclasta, smascherando ogni sorta di fanatismo in un film in cui sacro e sacrilego non sono in contrapposizione tra loro, anzi, nelle loro forme più estreme si confondono facilmente l’uno dentro l’altro.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

2 Comments

  1. buongiorno e la prima volta che navigo sul vostro sito, lo trovo molto interessante per me che sono un appassionato di cinema.
    Vivo a genova e vorrei sapere quando esce in sala il film Benedetta in quanto nella mia citta non e in programmazione complimenti e grazie

    • Ciao Salvatore, siamo contenti che ti piacciano i nostri contenuti! Benedetta è uscito in sala il 2 marzo, ma abbiamo notato noi stessi che ha avuto una distribuzione infelice e limitata. È probabile che non ci sia alcuna sala che lo proietti a Genova, ma sicuramente spulciando sul nostro sito potrai trovare qualche suggerimento per le tue prossime visioni al cinema. Un saluto

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