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Città in Fiamme, i punk e l’alta società in un rullino analogico

7 minuti di lettura

Il 12 maggio è uscita su Apple Tv+ la Serie TV crime thriller Città in Fiamme (City on Fire), prodotta dai creatori di Gossip Girl e The O.C. e tratta dall’omonimo romanzo di Garth Risk Hallberg.

I creatori della Serie, Josh Schwartz e Stephanie Savage, hanno però scelto di cambiare il periodo storico della storia rispetto al romanzo, trasportandolo dagli anni ’70 al 2003, un paio d’anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle e quindi un periodo nel quale ancora serpeggia la paura. I produttori, invece, hanno messo in pratica la loro bravura nel tessere ed intrecciare trame e sottotrame, questa volta cambiando ambientazione e genere rispetto ai loro precedenti successi.

New York, la Città in fiamme che inghiotte la verità

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Città in Fiamme posiziona l’incidente scatenante già nei primi minuti del primo episodio: durante la notte di Capodanno qualcuno ha sparato ad una ragazza, Samantha, piantandole una pallottola in testa e mandandola in coma. Nel corso degli episodi non solo si cerca di ricostruire cosa sia accaduto quella notte, ma anche chi fosse veramente Samantha: una punk con la passione per i concerti, la fotografia analogica e le droghe che intratteneva una relazione con un preppy guy, cioè un privilegiato dell’alta società.

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La città in fiamme di cui stiamo parlando è New York, nella quale i personaggi, che si muovono dai bassifondi alle ville di lusso, sono tutti indissolubilmente collegati tra loro e ovviamente a Samantha e alla sua macchina fotografica analogica. Così, nel corso di otto episodi, punk scapestrati, piromani, ricchi snob, artisti maledetti e investigatori apparentemente senza una vita, si avvicendano per risolvere il mistero: ognuno segue la propria pista senza parlarne con i compagni, giungendo a conclusioni che ai nostri occhi svelano man mano i rapporti che intercorrono tra i piccoli ingranaggi di un meccanismo ben più grande di ognuno di loro.

Il mistero come un caleidoscopio

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Il primo episodio parte con una buona dose di confusione, giustificata però dal mistero che connette vari strati sociali e anche metafora di Samantha, che è come uno specchio andato in frantumi, nel quale ogni personaggio vede il suo riflesso e la sua versione della storia. C’è quindi un disegno molto più grande, che percepiamo come se fossimo immersi in un caleidoscopio di persone e fatti di cui ognuno ha una personale visione. Man mano che si prosegue negli episodi, però, tutto comincia a prendere una forma, o meglio, a svelare la vera natura coperta di strati di bugie.

Qualcosa è prevedibile e verso la fine ci sono un po’ di “spiegoni”, ma altre dinamiche non lo sono per nulla ed è questo uno dei punti di forza: costringere lo spettatore, che conosce tutto di tutti, a mettersi in moto per riuscire a risolvere il puzzle prima dei personaggi. Un puzzle che, però, forse tarda un po’ troppo ad assumere una forma e completarsi.

I personaggi di Città in fiamme tra lusso ed estetica punk

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Se anche i personaggi fanno la loro prima apparizione in modo confuso e purtroppo un po’ stereotipato, nel corso della storia acquisiscono maggiore profondità, probabilmente per lo stile dell’autore del romanzo che, con frasi brevi e mirate, ci fa avvicinare a loro – o meglio, ad alcuni di loro – gradualmente. Tutti hanno però fascino persino nella loro bruttezza o semplice “normalità”, sono magnetici, con un’indole che non solo li caratterizza, ma che li fa agire e reagire fedelmente al loro proprio e personalissimo carattere.

Città in Fiamme: noi come William

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Nota di merito per William (e alla performance dell’attore Nico Tortorella), dal quale è impossibile non rimanere affascinati e grazie al quale anche noi spettatori diventiamo dipendenti dalla storia. Lui è come noi, un reietto che non appartiene a niente e nessuno, un genio incompreso fuggito dall’alta borghesia diventato frontman di una band punk, dissociatosi poi anche da quello stile di vita – che non è così fashionable come ce lo raccontano – per diventare un artista contemporaneo con un problema di eroina.

William passa dalla dipendenza dall’eroina a quella verso il caso di Samantha, trovandosi costretto a interfacciarsi nuovamente con i due mondi newyorkesi che ha ripudiato. Lui e Samantha sono i ponti che connettono i due universi ed è attraverso William, ma anche Charlie, che vengono svelati la maggior parte dei segreti.

Città in Fiamme è comunque una serie catchy che ha cercato di trarre il meglio da un romanzo non facile da adattare, rendendo tangibile l’ansia sociale scatenata dal tragico 2001 e portando in scena, con una regia di qualità, i contrasti sociali e di pensiero della tanto amata e idealizzata New York.


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Scheda personaggio, stagione 1 - in corso: classe 1998, ha studiato cinema e storytelling, al momento è in costante tensione tra il voler fare la donna in carriera e scappare in Costa Rica.
Punti di forza: competenze di produzione e sceneggiatura.
Fatal flaw: guarda Too Hot To Handle.

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