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Pesci piccoli

Pesci piccoli, la serie dei The Jackal è un buco nell’acqua?

I The Jackal approdano alla serialità televisiva, ma forse la loro comicità non è ancora pronta a questo passo

5 minuti di lettura

L’8 giugno è uscita su Prime Video la prima stagione di Pesci piccoli: molte idee, poco budget creata dai The Jackal con la regia di Francesco Ebbasta. Racconta la vita in un agenzia pubblicitaria di provincia, tra flirt, disavventure e comicità.

I The Jackal, da pesci grossi nell’oceano dei social network e dopo i primi passi nella serialità con Generazione 56K, tornano nel mondo dello streaming con quella che è la prima sitcom interamente realizzata da loro, e si vede: non hanno retto bene il cambio di habitat. Se la loro comicità ha sempre funzionato su YouTube e Instagram, sul grande schermo arranca. Senza nulla togliere a loro, che amiamo e ormai ci fanno divertire da anni, bisogna ammettere che questo esperimento seriale mostra chiaramente che il gruppo dovrà compiere un’ulteriore maturazione per riuscire ad affrontare un’impresa così complessa come la creazione di una Serie TV.

Pesci piccoli, sogni grandi

pesci piccoli

Gianluca Fru, uno dei membri di spicco del gruppo comico, in un’intervista ha definito i The Jackal come gli Avengers della comicità e ha rivelato che il suo sogno sarebbe quello di fare dieci stagioni di Pesci piccoli. Anche in base a queste affermazioni si può capire come i The Jackal abbiano fatto il passo più lungo della gamba, pretendendo di portare la comicità che utilizzano nei reel in una forma d’arte – perché è di questo che si parla – come lo sono le Serie TV. Ma questo non è un problema dei The Jackal o del loro tipo di comicità, è un problema di divergenze di linguaggio, un adattamento non riuscito nel passaggio da un media all’altro.

L’intento è quello di replicare prodotti di successo d’oltreoceano come The Office e Brooklyn 99, con risultati purtroppo quasi dilettantistici. Le due sitcom sopracitate hanno personaggi forti, con personalità estremamente riconoscibili e tridimensionali che gli permettono di muoversi nel loro ambiente in maniera coerente. Entrambi i prodotti mettono in scena gli stereotipi e contemporaneamente li superano, a differenza di Pesci piccoli che non delinea con chiarezza le personalità e lo sviluppo di ciascun personaggio. Il problema principale è che gli attori interpretano loro stessi, il che purtroppo non va a favore della costruzione dei personaggi. Viene da chiedersi se con questa serie volessero realmente raccontare una storia nuova o fare un semplice esercizio di autoreferenzialità sotto una nuova veste.

Anche la costruzione della trama zoppica. Valga come esempio l’incidente scatenante, ovvero la povera Greta che viene spedita da Milano alla provincia di Napoli per aver tirato uno schiaffo ad Achille Lauro dopo che questi si era rifiutato di mollarle la mano (perché lei non è indignata per l’accaduto? E perché nessuno dei presenti alla scena ha osato dire nulla o difenderla?). Risulta poi stucchevole anche il citazionismo no-sense, come Giovanni Mucciaccia che fa il fornaio e redarguisce Ciro sull’uso delle posate «dalla punta arrotondata».

Pesci piccoli, i The Jackal pionieri di una nuova comicità?

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Nonostante l’ambientazione, una ditta di creativi che dovrebbero stare costantemente al passo con i tempi tra mille scadenze e clienti capricciosi, la serie si distingue per una certa lentezza della sceneggiatura. Purtroppo talvolta ne risente anche la comicità, che perde in ritmo e acquista in prevedibilità. In un ambiente di stress e persone adulte ci dovrebbero essere anche antipatie e si sentite la mancanza del politically incorrect che aleggia in The Office, oppure solamente di un po’ di quella sagacia, di quel mordente che renderebbe la serie più realistica e sboccata invece che soltanto giocosa. Il tutto è coronato da un finale abbastanza debole, una chiusura che non porta a compimento gli archi narrativi.

Nonostante tutte queste pecche la serie si rivela tutto sommato guardabile, un esperimento gradevole che piacerà soprattutto ai fan dei The Jackal ma che probabilmente lascerà un po’ di amaro in bocca a tutti gli altri, con una speranza però: che questo prodotto possa fare da apripista per un nuovo filone di sitcom italiane.


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Scheda personaggio, stagione 1 - in corso: classe 1998, ha studiato cinema e storytelling, al momento è in costante tensione tra il voler fare la donna in carriera e scappare in Costa Rica.
Punti di forza: competenze di produzione e sceneggiatura.
Fatal flaw: guarda Too Hot To Handle.

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