Era il 2018 quando, con grande clamore e disappunto da parte dei fan, Marvel Television cancellava a sorpresa dopo tre eccellenti stagioni Daredevil, amatissima serie sul Diavolo di Hell’s Kitchen e prodotto di punta degli show della Casa delle Idee, all’epoca su Netflix insieme a Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist. Dopo più di sei anni, finalmente Matt Murdock torna, stavolta su Disney+, con la nuova e attesissima serie Daredevil – Born Again, ufficialmente inserita nella continuity delle serie MCU.
Il 5 marzo sono stati rilasciati i primi due episodi: com’è andata?
Daredevil: Born Again, nuovi inizi e vecchi amici

Matt Murdock ha smesso i panni del Diavolo di Hell’s Kitchen da più di un anno – a seguito di qualcosa che ci viene mostrato nella prima puntata – e cerca di fare del bene solamente alla luce del giorno, come avvocato in tribunale. Nel frattempo la sua nemesi Wilson Fisk, dopo essere scomparso per un po’ a seguito degli eventi di Hawkeye ed Echo, torna sulla scena candidandosi a sindaco di New York, giurando di essersi lasciato alle spalle i giorni da Kingpin e promettendo sicurezza ad una città che annega sempre più nella criminalità: il primo passo è proprio dichiarare guerra ai vigilanti.
La cancellazione dello show su Netflix aveva fatto molto rumore e mandato su tutte le furie i fan di quello che era a tutti gli effetti uno dei migliori prodotti di tutto l’MCU, oltre a essere probabilmente la più riuscita serie TV supereroistica degli ultimi tempi. Anche l’annuncio del suo futuro ritorno su Disney+ aveva suscitato molta confusione: sarebbe ripartita da capo? Sarebbe stato un sequel diretto? Recasting o no? Ebbene, Daredevil – Born Again è un soft reboot, ovvero riprende i personaggi e gli eventi del precedente ciclo, ma iniziandone a sua volta uno nuovo.
Tornano – e non potrebbe essere altrimenti – gli interpreti conosciuti e amati: Charlie Cox (Matt), Vincent D’Onofrio (Fisk), Elden Henson (Foggy), Deborah Ann Woll (Karen), Wilson Bethel (Dex); a loro la serie inizia ad aggiungere nuovi volti e situazioni, come la giovane BB Urich (nipote di Ben Urich) o l’ambizioso Daniel Blake (Michael Gandolfini), senza dimenticare che il villain ufficiale della stagione, Muse, deve ancora fare la sua comparsa.
Lo show è ufficialmente inserito nella continuity dell’MCU (lo erano anche le serie Netflix, che però sono sempre state più in disparte) e la domanda di chi vi si approccia per la prima volta è, giustamente, se sia fruibile anche “da zero”. Daredevil: Born Again inizia una nuova storia, quindi la risposta sulla carta è sì, ma vi consigliamo caldamente di recuperare le prime tre stagioni (traslocate su Disney+), per godere appieno delle relazioni tra i personaggi e avere un quadro completo degli eventi – e, francamente, perché merita.
Un Devil in crisi in Daredevil: Born Again
Il più grande timore dei fan della serie, e del personaggio in generale, era che perdesse i toni adulti e violenti che ne avevano fatto le fortune, in favore di un addolcimento più disneyano. Almeno per ora possiamo affermare che ciò non è successo: Daredevil: Born Again parte a razzo, senza timore di mostrare sangue, botte e violenza ove necessario – soprattutto nei due scontri che aprono e chiudono rispettivamente primo e secondo episodio – ed è un prodotto ad ora privo del classico umorismo Marvel.
I combattimenti sono estremamente dosati, poiché la crisi di coscienza di Matt lascia più spazio per il Murdock in giacca e cravatta. Questo inizio è molto più politico che di azione, sulle spalle di due uomini che rifuggono la propria natura violenta: uno cerca di reprimerla (Matt), l’altro di nasconderla (Fisk), ma alla fine dei giochi si tratta di due figure tanto diverse quanto simili e connesse, la cui vera maschera non è quella da diavolo, ma il completo. Inoltre, l’ascesa politica di Kingpin ha un sottotesto estremamente attuale, in quanto per personaggio e modalità non può che ricordare l’attuale Presidente degli Stati Uniti.
Un ottimo inizio, con qualche riserva
Quello della scissione tra Matt Murdock e Daredevil è un tema molto frequente nella storia del Diavolo di Hell’s Kitchen (la stessa serie è ispirata a Born Again, una delle più famose run fumettistiche di Frank Miller), e si potrebbe dibattere sul fatto che cominci ad essere un cliché, dato che su schermo è già capitato sia in Daredevil che in The Defenders. Trattandosi però di un nuovo inizio, in un nuovo contesto, la questione non sembra essere troppo ingombrante.
I problemi di questa partenza, semmai, sono altri: ancora una volta, va segnalata una CGI di basso livello, gommosa nelle scene di combattimento, che seppur girate in maniera coinvolgente, sono per ora lontane dai picchi di Daredevil, dov’erano realizzate quasi unicamente con controfigure (lo scontro nel corridoio della prima stagione fa scuola ancora oggi). Inoltre, succede tutto piuttosto velocemente, in due soli episodi, e questo potrebbe essere imputabile alla riduzione dai diciotto episodi previsti inizialmente, ai nove poi realizzati.
Nonostante queste sbavature, però, Daredevil: Born Again è iniziata alla grande, soprattutto perché il suo cuore sembrano ancora i personaggi, le loro luci e ombre, oltre finalmente (per le serie MCU) a una scrittura adulta e un tono che rispecchia quello del protagonista. Daredevil: Born Again ha tutte le carte in regola per candidarsi a miglior serie dell’MCU (non che la concorrenza sia imbattibile, va detto…): non resta che aspettare e vedere, ogni mercoledì su Disney+.
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