Earwig e la strega è il nuovo film di animazione diretto da Gorō Miyazaki, figlio del celebre regista Hayao Miyazaki premio oscar per La Città Incantata, e prodotto dallo Studio Ghibli.
Il film avrebbe dovuto debuttare il 24 giugno nelle sale cinematografiche italiane grazie a Lucky Red, ma poi è stato posticipato al 21 luglio. La traduzione del film è di Francesco Nicodemo, l’adattamento di Roberta Bonuglia, la direzione del doppiaggio di Massimiliano Alto.
Il film trasmesso sul canale giapponese NHK il 30 dicembre 2020 debutta su Netflix il 18 novembre 2021.
Earwig e la Strega è basato sul romanzo omonimo di Diana Wynne Jones e racconta di una bambina di nome Earwig che viene abbandonata neonata davanti all’orfanotrofio da una strega dai capelli ricci e rossi.
La bambina cresce lì con il nome di Erica Wig: è vivace, esuberante e coraggiosa, riesce sempre a convincere i compagni a fare quello che vuole lei e a trascinarli in nuove avventure. Non ha alcuna intenzione di essere adottata, ma un giorno Erica viene scelta da una famiglia e così è costretta a lasciare l’orfanotrofio da lei tanto amato.
Una Famiglia?
La coppia che ha scelto Erica appare subito sospettosa e strana. La donna è la strega Bella Yaga e l’uomo Mandragora, e infatti Erica viene fatta prigioniera e costretta al lavoro da sguattera, maltrattata e ignorata nelle sue richieste di apprendimento delle arti magiche.
Ma Erica non sembra abbattersi, insieme all’aiuto del gatto parlante Thomas prova a sperimentare delle magie che la porteranno a creare incantesimi tali da riuscire a resistere alla magia di Mandragora. Erica scopre che Mandragora passa le sue giornate a suonare, è un compositore e suona la stessa canzone che canta la madre di Erica in una audiocassetta lasciata al momento dell’abbandono.
Si scopre che Mandragola, Bella Yara e la madre di Erica facevano parte di un gruppo musicale che si chiamava Earwig, da cui il titolo Earwig e la Strega.
Il racconto si articola così su due livelli: le (dis)avventure di Earwig nella nuova casa e la trama della madre strega che si intreccia con quella dei nuovi genitori. Il finale di Earwig e la Strega rimane però in sospeso. Sembra quasi che si tratti di un film a puntate, lasciando lo spettatore a metà e senza un lieto fine.
Un film flop per lo Studio Ghibli
Earwig e la strega non incuriosisce: la trama non è chiara e mancano dei passaggi chiave, come il perché la neonata venga lasciata d’innanzi alla porta dell’orfanotrofio. La protagonista non ha un arco evolutivo nel racconto, come comincia finisce, e anche i richiami al passato sono solo accennati e non chiariti.
Ma soprattutto, in Earwig e la Strega manca un punto di svolta; un climax che faccia crescere la supance nella storia, mentre la trama si presenta piuttosto piatta e incompleta.
Earwig e la Strega: una grafica caricaturale poco empatica
Earwig e la Strega è stato prodotto da Studio Ghibli (studio cinematografico di film d’animazione giapponese fondato nel 1985 a Tokyo da Hayao Miyazaki) e realizzato interamente in CGI 3D, una grafica che risulta non efficace. I personaggi hanno una mimica grezza e caricaturale, le inquadrature sono per la maggior parte strette sui personaggi, dunque rare le inquadrature paesaggistiche. Gorō Miyazaki in un’intervista afferma che Earwig e la Strega è stato creato da zero e di aver voluto provare un lavoro realizzato al computer piuttosto che a mano.
Dopo 7 anni dall’ultimo film lo Studio Ghibli ritorna con il cartone animato Earwig e la Strega che è entrato a far parte della selezione virtuale del festival di Cannes 2020 nella sezione 4 Animated Films.
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