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Foto di famiglia, sogni e visioni nel film di Ryōta Nakano

6 minuti di lettura

In che modo le immagini possono far rivivere i ricordi e crearne di nuovi? Qual è il valore della fotografia nell’identità di una comunità? Queste sono le premesse su cui si basa Foto di famiglia di Ryōta Nakano, in sala dal 19 ottobre con Officine Ubu. Un film che si sviluppa a partire da una storia vera, testimoniata dai libri fotografici Asadake e Album no Chikara del fotografo Masashi Asada.

Foto di famiglia segue il filo tematico dei due album in maniera fedele: il primo, un album di famiglia in cui i membri della famiglia Asada vengono ritratti nei panni dei mestieri dei loro sogni, e il secondo dedicato all’impegno come volontario del giovane fotografo nel recuperare le foto perdute delle persone colpite dal terremoto e maremoto del Tōhoku del 2011.

La storia vera dietro a Foto di famiglia

foto di famiglia storia vera

Foto di famiglia si incentra proprio sul personaggio di Masashi (interpretato da Kazunari Ninomiya) e ne segue la crescita nel corso degli anni: lo vediamo ereditare la passione per la fotografia dal padre, ricevere la sua prima macchina fotografica, andare a fare un corso di fotografia che seguirà a fatica, ritornare a casa e poi ripartire per Tokyo, sempre in preda all’inquietudine e alla confusione tipiche dei vent’anni.

Ma oltre a seguirne lo sviluppo nel corso del tempo ci troviamo anche ad assumerne lo sguardo. Attraverso il punto di vista di Masashi, che si estende attraverso la macchina fotografica, osserviamo i membri della sua famiglia: personaggi non definiti dai loro ruoli e dalla realtà effettiva che vivono ma dai loro sogni e dalle loro aspirazioni irrealizzate.

Sogni e aspirazioni in Foto di famiglia

foto di famiglia scatto

La prima parte di Foto di famiglia si concentra proprio sui sogni dei membri della famiglia Asada: il padre che da piccolo voleva fare il pompiere, la madre che vuole essere “la pupa di un gangster” e il fratello che aspira a diventare un pilota di Formula 1. La stravagante famiglia Asadas diventa il punto di partenza di un discorso sulla famiglia e sul ricordo come collante identitario che attraverserà tutto il film

Masashi è l’unico della famiglia a essere rimasto ancorato al suo grande desiderio e ad averlo perseguito attivamente, seppur con cedimenti, momenti di stallo, crisi e incertezze. Decide di utilizzare il suo sogno per rendere concreti, tangibili e visibili anche quelli dei suoi cari: in foto, gli Asada possono diventare una famiglia di pompieri, piloti, rockstar, supereroi.

Attraverso la messinscena di identità fittizie immortalate dall’obiettivo, Masashi crea migliaia di versioni alternative della sua famiglia, tutte autentiche nella fedeltà ai desideri che rappresentano: un album capace non solo di mantenere vivi i ricordi ma di costruirne altri, di dare corpo all’immaterialità dell’irrealizzabile, all’intangibilità dei sogni ad occhi aperti.

Memoria collettiva, dolore ed elaborazione del lutto

foto di famiglia una famiglia felice sotto i petali del ciliegio

Poi c’è il terremoto del Giappone, anno 2011, che crea una netta divisione all’interno di Foto di famiglia: la carriera del giovane Asada, davanti all’orrore delle città distrutte e delle persone morte o disperse, subisce una battuta di arresto. Masashi non sente più la necessità di fotografare, capisce che c’è un compito più urgente: preservare ciò che rimane. Così decide di aiutare Ono Yosuke a recuperare fotografie andate perdute nella speranza di restituirle ai proprietari.

Masashi passa dall’essere fotografo, creatore di immagini e di immaginari, capace di piegare la realtà alle sue narrazioni, all’essere testimone e custode di ricordi. La potenza dell’immagine si carica di significati più ampi: dalla memoria della famiglia alla memoria di tante famiglie, all’importanza per una comunità di avere qualcosa da ricordare. La foto di famiglia esce dalla sua dimensione intima e raccolta per formare una rete più ampia di persone che hanno in comune una grande perdita che è possibile elaborare solo insieme, in modo collettivo.

Perché non dovresti perderti questo film

Foto di famiglia è un film dal tono complessivamente leggero, che subisce una modulazione nel corso del tempo: l’atmosfera scherzosa e irriverente della prima parte, incentrata sulla bizzarra vita della famiglia Asada, viene diluita nella seconda parte, dove il tema del dolore e dell’elaborazione del lutto viene presentato con tenerezza e semplicità.

La macchina fotografica rimane la protagonista indiscussa, sia in presenza che in assenza: un cuore palpitante al centro del film, uno sguardo che cattura i momenti e li trasforma in eredità da tramandare, ma anche una presenza silenziosa che sa quando farsi da parte. Ma soprattutto diventa uno specchio che riflette la propria umanità, uno stimolo che porta a riflettere su cosa sia davvero importante.

“Se dovessi scattare l’ultima foto della tua vita, quale sarebbe il soggetto?” è la domanda che viene posta a Masashi quando gli viene offerta un’ultima possibilità di essere riammesso alla scuola di fotografia. Foto di famiglia è la storia della sua risposta.


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Classe 1999, una delle tante fuorisede in terra sabauda. Riguardo periodicamente "Matrimonio all'italiana" e il mio cuore è diviso tra Godard e Varda. Studio al CAM e scrivo frammenti sparsi in giro per il mondo.

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