A distanza di quasi due anni dall’evidente passo falso 65 – Fuga dalla Terra, Scott Beck e Bryan Woods tornano nelle sale italiane con Heretic, film prodotto da A24 e con protagonista uno straordinario e inquietante Hugh Grant, insieme alle rivelazioni Chloe East e Sophie Thatcher. Gli sceneggiatori di A Quiet Place – Un posto tranquillo fanno il proprio ritorno nella dimensione orrorifica con un film sofisticato, un horror religioso che affonda le sue radici nel passato, all’interno di un dilemma ancestrale diventato ormai universale.
Heretic: non bussare a quella porta
Sorella Barnes e Sorella Paxton sono due giovani missionarie mormoni che svolgono la propria attività di proselitismo per la Chiesa. Invitate dal Signor Reed, un uomo di una certa età e apparentemente garbato, le due ragazze vengono accolte in una casa dalle atmosfere gotiche, ma con la promessa di assaggiare una crostata appena sfornata dalla moglie. Nonostante l’ambiguità della situazione, Barnes e Paxton vengono convinte dall’ospitalità di Reed, ma quando iniziano a intavolare il proprio discorso, quest’ultimo assume un atteggiamento sempre più inquietante.
Improvvisamente le due giovani missionarie si accorgono di essere pedine di un sadico gioco orchestrato dall’uomo. L’atmosfera diventa soffocante, le mura che le circondano si trasformano in una prigione, e l’unico modo per “evadere” sembra quello di assecondare le sue folli perversioni psicologiche.
Heretic esplora il concetto di fede attraverso una vera e propria disamina teologica che mira a sgretolare le certezze delle due protagoniste e alimentare i dubbi dello spettatore. Hugh Grant riesce a impersonificare straordinariamente un personaggio estremamente complesso, capace di insinuarsi nella mente delle due ragazze per coglierne le fragilità e contaminare il loro pensiero con le proprie ossessioni.
Reed descrive le religioni come mere iterazioni di concetti e credenze millenarie, raccontando la fede come pura disillussione, la risposta dell’uomo al desiderio di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Shakespeare scriveva “essere o non essere”, Reed scrive invece “credere o non credere” mettendo Sorella Barnes e Sorella Paxton di fronte al proprio destino. Un destino già segnato.
Un horror dalle due anime
Heretic è per la prima metà un horror decisamente atipico, che vive dell’interpretazione di Hugh Grant, capace, come il film stesso, di mantenere alta la tensione soltanto attraverso le parole. Sono quest’ultime, più che le vicissitudini o i gesti che compiono i protagonisti, a rendere Heretic una pellicola così affascinante. Imperturbabile e irremovibile nel suo anti fanatismo religioso, Reed finisce per incarnare ciò che ripudia, e lo spettatore, al pari delle due protagoniste, viene chiamato a chiedersi se rappresenti realmente una minaccia, e fino a che punto può spingersi per portare avanti quel sadico gioco che sta conducendo.
È proprio questa prima metà di Heretic, quella in cui l’horror rimane psicologico, in cui i personaggi interagiscono tra loro senza che succeda realmente qualcosa che possa mettere in pericolo le due giovani ragazze, ad essere paradossalmente il vero nucleo del film. Tutto è sottinteso. La maniacale follia di Reed è facilmente intuibile, ma il fatto che emerga in maniera progressiva, pone lo spettatore sullo stesso piano delle protagoniste, coinvolgendolo, anche intellettualmente, all’interno della narrazione.
Tuttavia, è quando scopre le proprie carte, approcciandosi a un gore meno sofisticato, che Heretic si trasforma in un horror piuttosto tradizionale, in cui viene meno l’aspetto psicologico, per lasciare spazio a una più spiccata visceralità.
È da questo momento in poi che il film inanella una serie di scelte fin troppo in controtendenza rispetto alla sobrietà della prima metà, nonostante rimanga fedele a quell’idea di mostrare, attraverso il sadismo del suo protagonista, quanto la religione possa essere un sistema di controllo. Quando Heretic sprofonda nell’oscurità, letteralmente, in quella che ricorda una discesa agli inferi, perde un po’ di lucidità, come il suo protagonista, e come la fede stessa, che nei momenti di paura diventa flebile come la fiamma di una candela.
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