Gianluca Maria Tavarelli torna sul grande schermo con Indagine su una storia d’amore dopo un’assenza durata dieci anni, in cui ha lavorato invece molto per la televisione, con gli episodi de Il giovane Montalbano e alcune miniserie. Una storia sbagliata, il suo ultimo film, usciva appunto nel 2014 e, sebbene sia evidente una connessione, dalle dinamiche di coppia al rapporto in crisi, in un certo senso questo Indagine su una storia d’amore è più il seguito spirituale di un percorso e di una consapevolezza maturata nel mondo televisivo.
Indagine su una storia d’amore parla anche di televisione
Il piccolo schermo è legato a doppio filo con Indagine su una storia d’amore, è intessuto nella storia su più fronti. Sul fronte più strettamente narrativo la natura del racconto è in qualche modo episodica, sia per la struttura a scenette che attraversa tutto il film che per una ricorrenza dei luoghi (il divano, il tavolo del bar, … ) tipicamente televisiva. Entrando nel merito della storia, appare evidente come Indagine su una storia d’amore si attesti anche (o soprattutto) come una riflessione sulla televisione e sul cinema, dalle vie della rappresentazione alle logiche di mero mercato.
Paolo e Lucia
La storia d’amore di Paolo (Alessio Vassallo) e Lucia (Barbara Giordano), una come tante, fatta di momenti di passione, momenti di fragilità, tradimenti, pause, ritorni, è il pretesto ironico per provare a riflettere sullo stato di salute del cinema, che appare come un mondo refrattario, e di chi tenta disperatamente di crearsi il proprio spazio, nascosto in piccoli ruoli, piegato dalla necessità di numeri importanti al seguito.
Paolo e Lucia sono infatti due piccoli attori di poco conto che dopo un’iniziale titubanza decidono di partecipare al reality show “gli scheletri nell’armadio” nella speranza di ottenere visibilità e nella convinzione che ormai, per fare cinema, contano i numeri, la visibilità. Iniziano così a registrare queste confessioni intime che ripercorrono la loro travagliata storia amorosa.
Di cosa parla Indagine su una storia d’amore?
Se sul versante di genere, la situazione innesca ovviamente dei meccanismi comici giocati sulla discrepanza tra la realtà e ciò che raccontano i personaggi alla televisione, con le relative reazioni in diretta degli stessi, dall’altro lato ciò permette una riflessione sull’esposizione mediatica, su quell’abisso incolmabile tra realtà e rappresentazione e di come, seppure si tratti di una virtualità egoriferita giocata sull’effetto, sul sensazionalismo, sulla costruzione deliberata di un’immagine, questa realtà altra sia in grado di corrompere la percezione delle cose, rivelare i problemi, ingigantirli.
Non è un film sul tradimento, o meglio, il tradimento esiste solo come pretesto narrativo, strumento che rivela la natura cangiante delle cose (in questo caso della relazione amorosa dei personaggi), prima perdonabile (forse perché vero, attutito) poi imperdonabile (perché esposto, costruito, enfatizzato). Il privato viene lentamente divorato da un’impietosa macchina da presa che con le sue necessità di racconto finisce per creare una frattura.
I problemi di Indagine su una storia d’amore
Si tratta di un soggetto ricco di spunti che comunque non riesce compiutamente a strutturare un discorso complesso, ma forse si limita a rimanere in superficie, e mentre i meccanismi comici per lo più funzionano, la riflessione è intaccata da alcune banalità di scrittura che palesano qualche fragilità, o qualche azzardo di troppo (per citarne uno abbastanza invasivo, il parallelismo astrale con le due stelle e il voice over appare abbastanza fuori luogo, posticcio e, alla fine dei conti, non troppo rilevante nell’economia del racconto).
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