Joe Wright torna al cinema con un adattamento da un’opera teatrale tra le più conosciute: il Cyrano de Bergerac, commedia in cinque atti pubblicata nel 1897 da Edmond Rostand. Già regista di Orgoglio e pregiudizio (2005), Espiazione (2007), Anna Karenina (2012), L’ora più buia (2017), Joe Wright sfida nuovamente la macchina da presa e le sue possibilità per realizzare un film elegante, patinato, sfarzoso, che non si risparmia in niente.
Le eccellenti interpretazioni degli attori, la colonna sonora curata dalla rock band The National, le scenografie sbalorditive, le ambientazioni siciliane e i costumi per cui sono candidati agli Oscar Massimo Cantini Parrini (alla sua seconda nomination dopo quella per Pinocchio di Matteo Garrone) e Jacqueline Durran, sono tra gli elementi che rendono l’ultima opera di Wright ricca ed esteticamente affascinante e che hanno contribuito ad assicurargli le molte nomination ai più prestigiosi premi cinematografici mondiali.
Joe Wright e gli adattamenti di opere letterarie
Joe Wright non è nuovo agli adattamenti letterari, anzi, quasi tutti i suoi film sono il frutto di un’operazione di questo tipo, da Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, a Espiazione di Ian McEwan o Anna Karenina di Lev Tolstoj.
Sono classici della letteratura così come lo è Cyrano e Wright, con quel modo suo personale di evocare attraverso il cinema la natura letteraria del testo, riesce di volta in volta a realizzare un risultato differente da quello precedente. È evidente in lui la passione e il vivo interesse per il materiale letterario scelto e ogni volta dimostra una grande capacità tecnica che gli consente di dare vita a mondi sfarzosi, straordinari, sognanti perfino.
Sicuramente la sua è una regia che non si trattiene, anzi in queste trasposizioni si abbandona spesso a eleganti virtuosismi, piani sequenza, ricostruzioni magniloquenti di ambienti, cura maniacale per i dettagli, tutti elementi che sono utili al suo desiderio di estetizzare i sentimenti e le emozioni di cui questi testi sono ricchi.
Cyrano, sinossi della celebre storia d’amore
La storia di Cyrano è nota, si tratta, infatti, di una delle storie d’amore più famose di tutti i tempi, il racconto di un triangolo amoroso in cui lui ama lei che però ama l’altro.
Cyrano è un’abile spadaccino e un ancora più abile paroliere e poeta, non particolarmente attraente, innamorato segretamente della cugina Roxanne, costretta ad accettare le attenzioni del ricco e potente De Guiche, innamorata, però, del cadetto Christian, nonostante non gli abbia mai parlato.
Christian e Cyrano diventano amici e Roxanne chiede a quest’ultimo di prendersi cura dell’amico e di chiedergli di scriverle; egli però non possiede l’abilità verbale di Cyrano che dovrà aiutare l’amico a trovare le parole da indirizzare all’amata. Di fatto sarà Cyrano a parlare e a scrivere a Roxanne indossando la maschera di Christian. “Ti renderò eloquente, mentre tu mi renderai bello” dirà il protagonista. Chi sceglierà infine Roxanne? Il bel Christian o Cyrano, intelligente e poetico?
Storia cinematografica di Cyrano
Cyrano è stato al centro di numerosi adattamenti cinematografici: il film muto di Augusto Genina del 1922, quello del 1946 di Fernand Rivers, la versione del 1950 di Michael Gordon con protagonista José Ferrer che ha vinto l’Oscar, Roxanne del 1987 di Fred Schepisi con Steve Martin che è una commedia liberamente ispirata al Cyrano e nel 1990 l’adattamento più celebre diretto da Jean-Paul Rappeneau con Gérard Depardieu, che è stato premiato l’Oscar per i costumi di Franca Squarciapino.
Lo stesso film di Wright è l’adattamento per il cinema della commedia teatrale del 2018 realizzata da Erica Schmidt che per questa occasione veste i panni di sceneggiatrice.
È a lei che si deve l’idea di trasporre la storia in musical (anche se possiamo ricordare due precedenti adattamenti musicali nel 1973 e nel 1993) e quella di far interpretare il protagonista a Peter Dinklage, cambiando di fatto l’elemento fisico caratterizzante di Cyrano, che non è più un naso tanto grande da sembrare quasi parodistico, ma è l’altezza.
Questo cambiamento rende il limite fisico ben più evidente, ma l’abilità della sceneggiatrice sta soprattutto nel modo in cui si decide effettivamente di affrontare questa fisicità e di allargare la questione.
A bloccare Cyrano dal confessare i suoi sentimenti a Roxanne è, infatti, un’insicurezza intrinseca in cui ognuno di noi può facilmente riconoscersi, un’insicurezza che in lui è sicuramente dovuta alla sua altezza ma che poi coinvolge molti altri aspetti dell’emotività e della personalità, così come ognuno di noi possiede qualcosa, una caratteristica fisica o un elemento caratteriale, che pensa gli altri non possano apprezzare.
Il Cyrano di Joe Wright
L’elemento che colpisce di più del Cyrano di Wright sono senza ombra di dubbio la scenografia e le ambientazioni, la scelta di girare l’intero film in Sicilia si rivela vincente. I primi tre atti del racconto sono ambientati a Noto, il quarto, quello in cui irrompe la guerra, si sviluppa sulle pendici dell’Etna, mentre l’ultimo atto ha come sfondo un monastero bianco ed etereo. Sono luoghi magnifici, evocativi, sapientemente sfruttati e ripresi.
Musiche e testi sono della rock band The National che si era occupata già del musical teatrale. Da più parti criticata, nel complesso non sembra deludere anche se alcuni momenti musicali risultano più gradevoli e riusciti di altri.
Merita un plauso il lavoro degli interpreti, non scontato per un’opera che rischia di appiattire i propri personaggi. Totalmente azzeccata la decisione di affidare la parte da protagonista a Peter Dinklage che dimostra di possedere tutte le capacità per interpretare la diverse sfaccettature di un personaggio come Cyrano, il cinismo, l’orgoglio, l’amore doloroso, il senso di alienazione, il desiderio. Un personaggio dilaniato da diverse spinte emozionali a cui l’attore riesce a restituire la giusta dignità e grandezza.
Haley Bennett per la sua Roxanne riesce a unire la candida dolcezza e una nuova e inaspettata caparbietà così che il personaggio non appaia più donna passiva e succube ma al contrario padrona degli eventi e dei propri sentimenti. Kelvin Harrison Jr. interpreta Christian la cui profondità si intravede solo nella parte finale, quando apre gli occhi e capisce i sentimenti dell’amico, soffre per l’inganno che si è auto inflitto e muore.
Cyrano, il nuovo Orgoglio e pregiudizio
Con Cyrano, Wright torna ai fasti di Orgoglio e pregiudizio e si conferma nuovamente un grande sperimentatore, un regista appassionato ed entusiasta, felice di poter osare e approfondire una materia letteraria a cui traspare essere sinceramente affezionato.
Era una sfida cimentarsi con una storia così tanto conosciuta e riuscire a realizzare un film convincente, che non solo fosse esteticamente bello (e lo è) ma che riuscisse anche ad arrivare al cuore dello spettatore.
Cyrano è una delle storie d’amore più famose della letteratura, il perché sta in quel solco di dolore proprio di questa di storia, Cyrano ama Roxanne, la sua insicurezza lo frena dal dichiararsi e per la sua intera vita soffrirà di questa privazione, il suo è un amore doloroso, impossibile, quel genere di amore che ha alimentato infinite opere. Replicare per l’ennesima volta questo tipo di amore e non scadere nella banalità è il merito da imputare a Wright, che riesce a tornare alla grandiosità e bellezza dei suoi primi film.
Oltre la narrazione: Cyrano è un musical riuscito
Cyrano è un musical che funziona nei tempi narrativi e nel ritmo tra canzoni e recitazione. Ci sono sicuramente momenti più felici di altri ed è un dovere citarne alcuni: la celebre scena del balcone, vero momento in cui Wright si abbandona al virtuosismo della macchina da presa, che cambia più volte ripresa, si muove, si sposta, spia e mostra, in cui la recitazione di Dinklage porta avanti l’intera sequenza mostrando sincera passione, ardore e dolore.
Il secondo momento veramente felice dal punto di vista visivo è il quarto atto, quello della guerra sulle pendici dell’Etna. L’atmosfera cambia drasticamente restituendo l’asprezza e la crudeltà del momento, la location scelta riesce a esprimere perfettamente la sensazione di desolazione, impotenza e sofferenza dei soldati senza perdere l’eleganza e la fascinazione che aveva caratterizzato il film fino a quel momento.
Anche la canzone cantata dai soldati è probabilmente una delle più riuscite di tutta l’opera. Il finale regala, invece, un’ambientazione in apparenza senza spazio e senza tempo, un posto sospeso, irreale quasi, l’unico in cui Cyrano trova possibile confessare ciò che ha sempre taciuto.
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