Compie 70 anni Johnny Guitar, diretto dal maestro americano Nicholas Ray e considerato uno dei più grandi western della storia del cinema. Ma non è stato sempre così. La ricezione iniziale del film, come spesso è accaduto coi grandi capolavori, ha visto un’accoglienza fredda, soprattutto se si leggono le grandi testate americane dell’epoca. Come per La donna che visse due volte e tanti altri, fu la critica francese (in particolare Truffaut, che lo definì “The Beauty and The Beast of westerns”) a conferire a Johnny Guitar lo status che merita, successivamente celebrato anche da cineasti come Martin Scorsese.
Cos’è Johnny Guitar per il western?
Il laconico Johnny Guitar, un eroe ormai al tramonto dei suoi giorni da outlaw (che affrontava con il nome di Johnny Logan), arriva in città, chiamato come musicista per il locale Vienna’s. Interpretato da Sterling Hayden, volto e corpo di tanto cinema western e noir, Johnny ha un ruolo importante ma rilegato abbastanza ai margini, benchè il titolo del film suggerisca altrimenti.
La vera protagonista di questa storia è la padrona del locale, Vienna, interpretata da Joan Crawford, mascolina e tenebrosa. Già da qui si inizia a comprendere la natura paradossalmente sovversiva di Johnny Guitar, muovendosi consapevolmente intorno ai cliché narrativi del western eppure pronto a dispiegare distorsioni dei ruoli, suggestioni visive inedite e ribaltare le aspettative. Il pistolero silenzioso che arriva in una nuova cittadina, la banda di fuorilegge, lo scontro con la legge, conflitti irrisolti, tutto fa parte di un codificato immaginario western. Tuttavia ogni elemento è distorto, corrotto, in virtù di una dimensione più straniante e sovversiva.
Figure femminili e sacre moralità messe in discussione
Lo scontro di potere avviene tra due figure femminili forti, Vienna ed Emma (Mercedes McCambridge), che traslano il conflitto western su una dimensione melodrammatica che si genera da un rimosso conflitto sentimentale, accennato, sotteso.
Le figure maschili, al contrario, sono rilegate a un ruolo marginale, per quanto importanti per la storia, e, anzi, gli sono spesso conferite sfumature considerate femminili. Vienna è, all’opposto, mascolinizzata, coi jeans, la camicia nera e in generale uno spirito stoico di matrice western.
La sua natura sembra ironicamente minacciare lo status delle figure maschili: “Never seen a woman who was more a man. She thinks like one, acts like one, and sometimes makes me feel like i’m not”.
Oltre a ribaltare le aspettative sui ruoli di genere all’interno della gerarchia narrativa, Johnny Guitar incrina anche la salda moralità dell’immaginario western.
Eccetto la spietata Emma, ogni personaggio possiede una qualità che lo rende incatalogabile: nè buono nè cattivo, sempre nel mezzo. Le aspettative sono, in questo senso, sempre messe in discussione. È per questo che all’inizio ci si aspetterebbe che la rapina sia avvenuta per mano di Dancing Kid (Scott Brady) e la sua banda, perchè sono caratterizzati come fuorilegge, ma in realtà lo spettatore li scoprirà presto innocenti.
Le immagini di Johnny Guitar: un mondo che sta cambiando
Il lato visivo di Johnny Guitar è altrettanto sovversivo. In primo luogo la composizione dell’immagine abbandona, anche se non del tutto, la vastità dei paesaggi western e il loro naturalismo per promuovere all’opposto degli spazi chiusi.
Ció comporta un livello visivo che predilige il primo piano, il campo-controcampo e centellina i campi lunghi, quasi assenti. Basti pensare che tutta la prima parte del film, con una presentazione quasi teatrale dei personaggi che entrano ed escono dal proscenio, avviene all’interno del locale Vienna’s. Le inquadrature all’esterno, seppur presenti, propongono un’inedità verticalità, opposta all’orizzontalità tipica dei fondali western. Ne è un esempio la scena d’apertura, in cui Johnny osserva la rapina dall’alto verso il basso.
La dinamica dello sguardo dall’alto verso il basso attraversa un po’ tutto il film, definisce le gerarchie, e in generale un’attitudine della regia a comporre l’inquadratura in base alla posizione dei personaggi, appunto spesso giocata su altezze diverse, con angoli di ripresa accentuati, frustrati, sia all’interno che all’esterno.
La grandezza di Johnny Guitar, oltre alla sovversione inedita di alcuni tropi del genere western e alla potenza delle immagini, giocata su colori, angoli di ripresa, profondità di campo, è anche di intercettare un mondo che sta cambiando. Ne è il segno la costruzione della ferrovia nelle vicinanze del locale Vienna’s, simbolo di una modernità che incombe e che minaccia, proprio come la forza femminile di Vienna, lo status quo.
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