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Joss Whedon: l’autore di Buffy risponde alle accuse, ma qualcosa non torna

10 minuti di lettura

Joss Whedon, prolifico creatore del cult Buffy l’ammazzavampiri e regista, tra i vari, di due film Avengers, ha recentemente rilasciato un’intervista in cui ha finalmente accettato di commentare le accuse a lui rivolte. Dopo essersi guadagnato il titolo di icona del femminismo hollywoodiano tra fine anni Novanta e inizio Duemila, infatti, l’autore è stato accusato da molteplici direzioni di comportamenti scorretti, abusi di potere e vere e proprie minacce.

Vero idolo del fandom di Buffy, all’epoca una serie quasi rivoluzionaria per la sua rappresentazione semi-femminista dell’eroina protagonista, Whedon è stato negli anni associato dalle ripetute accuse a quell’archetipo di abuser da industria cinematografica ormai noto al grande pubblico dopo il movimento Me Too. Tra gli accusanti si contano ex mogli, fidanzate ma anche colleghi e colleghe, tra i quali Gal Gadot e Ray Fisher.

L’aura da vampiro moderno di Joss Whedon

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Lila Shapiro, autrice dell’intervista su Vulture, ci descrive un uomo stanco ed emaciato, provato psicologicamente e fisicamente dalle accuse, ma anche un soggetto ambiguo e talvolta scostante. Presso l’abitazione del regista, in un quartiere residenziale soleggiato di Santa Monica, Shapiro non è stata accolta nel bel giardino ma nell’ampia casa in quanto, a detta di Joss Whedon, il sole è suo nemico.

Il regista le ha confidato alcuni dettagli della sua infanzia: soffre di disturbo da stress post traumatico ed è stato cresciuto da un’insegnante, una “femminista visionaria” che a detta sua l’ha ampiamente ispirato. In effetti, la Serie TV che l’ha reso celebre parla delle vicissitudini di una ragazza spesso alle prese con mostri fantastici ma talvolta anche con orrori reali della condizione femminile; alcuni episodi possono generare letture critiche rare nella televisione di inizio millennio, specialmente in quella che ha per protagoniste delle liceali.

È stata proprio Charisma Carpenter, Cordelia in Buffy e nello spinoff Angel, la prima ad associare a Whedon la figura del vampiro. L’attrice sostenne di essere stata da lui licenziata dopo una gravidanza, durante la quale il regista l’avrebbe ripetutamente offesa definendola “grassa” e operando su di lei comportamenti gratuitamente crudeli. In un lungo post su Twitter ha affermato che “tutta la gioia della gravidanza era stata succhiata via, e Joss era il vampiro”.

Le accuse di Carpenter arrivarono dopo la pubblicazione di una lettera aperta da parte dell’ex moglie, Kai Cole, nella quale definì Joss Whedon “un ipocrita che predica ideali femministi” dopo averlo accusato di infedeltà per tutta la durata del loro matrimonio. Queste accuse sono le uniche confermate dallo stesso regista, che ha ammesso di aver avuto varie relazioni extraconiugali con attrici e membri dello staff di varie produzioni inclusa quella di Buffy e Angel.

Le accuse di Gal Gadot e Ray Fisher

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Nel 2017, lo stesso anno in cui Cole pubblicò la sua lettera, Joss Whedon prese parte alla regia di Justice League. Il suo compito consisteva nell’operare una revisione della sceneggiatura di Zack Snyder, della quale i produttori non erano convinti, in seguito anche all’insuccesso di pubblico e critica di Batman vs Superman. A quanto pare, tra il cast e il nuovo regista ci furono alcune tensioni: gli attori descrissero il comportamento di Whedon come “disgustoso, offensivo e completamente inaccettabile”.

Le prime accuse da parte del cast arrivarono a partire dall’estate 2020. Gal Gadot (Wonder Woman) l’ha accusato di minacce, compresa quella di “rendere la sua carriera miserabile”. Joss Whedon ha citato un problema nella mutua comprensione: l’attrice non avrebbe capito bene quello che il regista le stava dicendo, dato che “l’inglese non è la sua prima lingua e io tendo a essere fastidiosamente fiorito nel mio discorso” (Gadot avrebbe poi detto a New York Magazine di aver inteso benissimo ciò che il regista le stava dicendo).

Joss Whedon ha negato completamente l’utilizzo frequente di minacce nel suo modus operandi. Tuttavia, un’anonima attrice del cast di Angel non è d’accordo. All’epoca delle riprese della serie, il suo agente spinse per ottenerle un aumento; l’attrice sostiene che questo causò le ire di Whedon. Lo showrunner la chiamò a casa dicendole che lei “non avrebbe mai più lavorato per lui o per 20th Century Fox nel corso della sua carriera”, in un pattern che suona familiare.

Alle accuse di minacce si aggiungono quelle di razzismo. Ray Fisher (Cyborg in Justice League, il suo primo ruolo di rilievo) aveva collaborato molto con Snyder, il quale aveva incentrato il film sul suo personaggio e sollecitava frequentemente l’attore nell’esprimere le sue opinioni riguardo la rappresentazione dei Neri nella pellicola. Joss Whedon ridimensionò notevolmente la presenza di Cyborg e, quando Fisher manifestò le sue preoccupazioni in merito, venne prontamente liquidato. Inoltre, il regista è accusato di aver sbiancato i volti di alcuni attori in postproduzione perché non soddisfatto del loro colorito.

In tal merito, il regista sostiene di aver schiarito tutte le scene e di conseguenza tutti i volti, compresi quelli degli attori neri, in modo da avere una pellicola più luminosa; sostiene che le accuse di razzismo sono false e ingiuste. In quanto ai tagli, Joss Whedon motiva la sua scelta dicendo a Vulture che “la storia non aveva senso” e la recitazione di Fisher era semplicemente squallida (opinione, questa, che trova effettivamente un riscontro presso altri soggetti). Secondo Whedon, oltre a essere un cattivo attore Fisher è anche una cattiva persona. Il diretto interessato ha preferito non rispondere ulteriormente, dicendo che il regista non merita altra attenzione mediatica.

È davvero necessario separare l’arte dall’artista nel caso di Joss Whedon?

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Joss Whedon e Sarah Michelle Gellar sul set di Buffy

Tornando brevemente alle affermazioni di Joss Whedon nell’intervista per Vulture, colpiscono in particolar modo quelle in cui ammette le sue colpe. Si sente estremamente colpevole per le relazioni che ha intrattenuto con membri del cast di Buffy perché “incasinano le dinamiche di potere” (non ha voluto approfondire su questo aspetto), ma allo stesso tempo ha affermato di aver “dovuto”, di “non essere stato in grado” di resistere alla possibilità di andare a letto con queste bellissime giovani donne e che se non l’avesse fatto se ne sarebbe “pentito per sempre”.

L’autrice dell’intervista richiama qui alcune parole con le quali Whedon le aveva in precedenza descritto la sua idea sulla figura del vampiro: esso è un “outsider rispettato”, una creatura che si sente “inferiore rispetto a tutti gli altri ma anche un po’ superiore rispetto a tutti gli altri. C’è questa insicurezza e questa arroganza e in qualche modo le due qualità si alternano”. A Hollywood, il mix tra disturbi dell’affettività, complessi di inferiorità e dinamiche di potere generano mostri.

Si può tranquillamente affermare che la vicenda di Joss Whedon disturba ma non sorprende. Come è successo per altri casi simili (James Franco, Harvey Weinstein o Kevin Spacey), Whedon è ora in terapia e sta cercando di lavorare su sé stesso (a detta del loro entourage). Alcuni fan, probabilmente nel tentativo di salvare il salvabile, hanno tentato di escluderlo come principale fautore dei meriti del franchise di Buffy; tuttavia, in questo caso forse non è del tutto necessario separare l’arte dall’artista. La serie sull’ammazzavampiri, in fondo, ci insegna che l’orrore è parte della vita e può provenire anche da coloro che sono più insospettabili.


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