La piattaforma streaming Netflix, nel mese di Febbraio, ha caricato una buona parte della filmografia del visionario Hayao Miyazaki, l’esponente dell’animazione giapponese più conosciuto al mondo. Tra questi: Kiki – Consegne a domicilio.
Il regista è molto legato allo Studio Ghibli, studio cinematografico d’animazione da lui fondato nel 1985 insieme al collega Isao Takahata.
NPC Magazine ogni settimana pubblica un approfondimento dedicato a ciascuno dei film dello Studio Ghibli. La rubrica dedicata porta il nome di Mondo Ghibli.
Proprio lo Studio Ghibli realizzò Kiki – Consegne a domicilio, quarto lungometraggio, nel 1989, che si rivelò il primo grande successo commerciale per Miyazaki e soci, permettendo così di triplicare gli alti costi d’investimento. Storia in apparenza lineare, necessita di un maggiore approfondimento e studio.
«Kiki – Consegne a domicilio» , trama
Kiki è una piccola strega di tredici anni. Secondo la storia, quest’età è usuale portare a termine il proprio apprendistato, partendo per un’altra città, allontanandosi dal villaggio in cui vive con i genitori. Con il suo gatto nero Jiji, la protagonista vola usando una scopa magica fino a raggiungere finalmente il luogo desiderato, una città sul mare. Qui avrà luogo il suo contorto, faticoso ma divertente noviziato, in compagnia della panettiera Osono e dello strano coetaneo Tombo.
Volare, volare
Il volo è da sempre la passione più caratterizzante per il regista giapponese. È anche l’unica abilità magica di Kiki, che la distingue dalla madre, più abile in lavori di alchimia medica.
La possibilità del volo è presente anche in altre e svariate maniere, per esempio la bicicletta volante dell’amico Tombo, anch’egli innamorato del volo. Passano poi spesso aeroplani nel cielo. Ma soprattutto diventa paradigmatico il dirigibile gigante atterrato nella cittadina e divenuto unica attrazione. Vero nemico della ragazza, questo rappresenta la tecnologia che elimina la componente onirica – magica – del volare; ma è destinato a fallire, sconfitto dalla «magia» del vento.
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Città e campagna
Per svolgere il suo apprendistato, la piccola Kiki deve emigrare in città. La situazione della campagna in cui è vissuta è molto, troppo accomodante e, per poter crescere, ha bisogno di scontrarsi con diversi problemi.
La città, fin dai primi momenti, si caratterizza come luogo di alienazione e spaesamento, dove spesso si viene ignorati o respinti. Eppure, proprio in questo brusco risveglio, Kiki potrà creare una propria rete sociale e una propria identità.
Per poter ritrovare la propria qualità magica principale, stranamente persa, avrà bisogno di ritornare in campagna, questa volta dall’amica pittrice Ursula, che le permetterà di riscoprire il lato più autentico della propria persona, del proprio legame con la magia.
Ma sarà la necessità, il rischio di morte dell’amico Tombo, che le farà ritrovare motivazione e capacità, e compirà così l’ultimo passaggio – decisivo – del proprio apprendistato.
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